Capitolo 13

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Era persino tentato di irrompere nel bagno delle ragazze, pur di trovare quelle due, ma si trattenne. Si strofinò le tempie, esausto. Quella musica di merda gli stava facendo esplodere la testa.

Si stava davvero per arrendere, quando vide Sonia. O almeno, gli sembrò di vederla. Ma quelle Dr Martens verdi, che la distinguevano da tutti, non potevano mentire...

Si incamminò verso quello che che sperava non fosse un miraggio, e si accorse che era davvero lei, sì, ma non nel modo in cui si aspettava di trovarla.

Appena realizzò, si inchiodò di colpocoi talloni al terreno, e sbatté due volte gli occhi per assicurarsi di non stare sognando.

Ma era vero: Sonia era lì, contro il muro, a limonarsi con un tipo. Colpito nell'orgoglio (non seppe spiegarsi perché) fece per andarsene, mentre una fastidiosa vocina nel suo cervello si beffava di lui ripetendo "non si giudica un libro dalla copertina"; quando una ragazza (l'ennesima, quella sera) gli andò addosso e lui per sorreggerla la prese per le spalle, facendo nel contempo mezzo giro su se stesso. 

Quando alzò lo sguardo, fu inevitabile che tornasse a guardare verso Sonia. E notò qualcosa a cui prima non aveva prestato attenzione, qualcosa che non quadrava.

La bocca e il naso erano coperti dalla mano di quel coglione, e lei sembrava rigida mentre lui le passava la lingua sul collo: insomma, come se non stesse partecipando. Le sue mani pallide strette in pugni, le braccia tese lungo il suo piccolo corpo, lo confermavano.

Sentì lo stomaco ribaltarsi, un senso di angoscia risalirgli fino in gola assieme a un conato. Ma non perse un briciolo di tempo. Non fece però in tempo a raggiungerli che il ragazzo si era staccato e aveva girato i tacchi. Pezzo di merda. 

La tentazione di raggiungerlo e spaccargli la faccia era forte, ma in quel momento reputò più importante soccorrere Sonia, che adesso era sul pavimento.


Le si inginocchiò vicino, e le sfiorò un ginocchio, giusto per farle sentire che era lì, che gli importava. Ma vedendo che lei non alzava le testa, con il cuore in gola per quella che sarebbe potuta essere la sua reazione, le pose gentilmente le mani sulle guance per sollevarle il viso. Nell'istante in cui si ritrovarono a fissarsi negli occhi, lui disse la cosa più stupida che potesse mai andar bene in quel momento: -Ehm, ciao.

Ma il sorriso che le spuntò, non aveva prezzo.

Anche a lei, quell'attimo, in cui il suo viso bellissimo era lì tutto per lei, i suoi occhi verdi e perfetti guardavano solo lei, sarebbe rimasto scolpito nella memoria per sempre.

-Ti porto via- sussurrò Mirko dopo poco, e la aiutò ad alzarsi impacciato.

Andarono via da quell'inferno sperando di non incontrare Martina o qualcun altro durante il tragitto verso l'uscita, e almeno sotto questo aspetto, furono fortunati.

Una volta fuori, appurato il fatto che nessuno dei due avesse qualcuno che fosse disposto a venirli a prendere, si incamminarono verso la fermata del bus più vicina sperando che almeno per una sera, il servizio dei trasporti funzionasse.

Lui si accese una sigaretta e lei si mise le cuffiette, e per quella camminata sembrava fossero tornati di nuovo perfetti estranei.

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