Capitolo 14

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Erano molto vicini. Vicinissimi.
Le batteva il cuore a mille, sentiva una sensazione di calore intenso e apprensione, quasi ansia, all'altezza dello stomaco; fra la pancia, che sentiva pesante come un macigno, e il cuore, che le pareva potesse scoppiare da un momento all'altro e farla esplodere e poi evaporare.

Lo avrebbe voluto tanto, scomparire, essere inghiottita dal terreno di quella strada di periferia malandata, perché quel ragazzo le metteva addosso strane sensazioni. Dalla prima volta che l'aveva visto. Allo stesso tempo però, avrebbe voluto che quel momento così appiccicati non finisse mai, cazzo.
Sentiva i palmi delle mani umidi, e li sfregò sulle cosce, ma quelle calze non assorbivano poi granché.

Le bruciava il petto. E allo stesso tempo tremava visibilmente dal freddo. I pelucchi della sciarpa bordeaux le pizzicavano il naso a patata. Inconsciamente, stava cercando di far scomparire il viso dentro l'imbaccuccatura esagerata.

Il suo braccio ebbe uno spasmo. La mano di lui aveva sfiorato quella di lei. Un gesto involontario, dai. Ma lui aveva colto la palla al balzo, facendola sussultare.

-È gelida. Senti freddo?

-Abbastanza.

Batté i denti mentre pronunciava quella stupida parola che non sapeva nemmenolei da dove fosse uscita, dato che aveva il cervello in subbuglio e di certo non in grado di codificare le parole da dire.

Mirko si mosse: lanciò lontano quel poco che rimaneva della sigaretta appena fumata e stiracchiò un po' le braccia, lei non capì se per grattarsi la schiena o sistemarsi il cappuccio.

Sonia si fece un po' da parte, ma per una coincidenza quasi certamente voluta lui le sfiorò col gomito la guancia e l'orecchio, scostandole l'auricolare che si lasciò cadere sul petto in meno di una frazione di secondo.

-Oh, scusa.

Ora, se c'era una cosa che le dava troppo fastidio era quando le cadevano le cuffiette dalle orecchie per colpa di qualcuno che la spintonava o simili. Non lo sopportava proprio. Ma quella volta, quella sera, in quel momento, in quella fermata del bus con quel ragazzo, le sembrò il gesto più dolce del mondo.
Tanto che lo perdonò immediatamente, anche se lui non si era premurato di sistemare il danno. Era convinta l'avesse fatto apposta: era un chiaro invito a parlare, ad ascoltarsi. 

"Ma che cazzo c'hai in testa" si disse alla fine, scacciando quei pensieri ridicoli.  "Prima mi ha raccolta da terra perché ero disperata, facevo pena. A lui piace Martina."

Prese l'iPhone dalla tasca, premette il tasto in alto e lo schermo si illuminò. 

Le 23:24. Come vola il tempo quando si rischia di venir stuprati.
Una notifica da Facebook: "Lorenzo Gianotti ti ha invitato agiocare a Cand.."
Lo spense.

Aprì e chiuse la bocca un paio di volte, seguendo la voce di Salmo che le sussurrava dalla cuffietta rimasta: il volume era al massimo, ma lei era focalizzata su altro. Sentiva che era il suo turno di dire qualcosa, però sperava che continuasse lui, che magari le chiedesse 'che ascolti?', ma no, l'aveva presa per pazza e basta, però che cazzo è? Lui non le canticchia le canzoni madre santa?! 

Sonia contò un minuto esatto, trattenendo il respiro, prima che lui effettivamente parlasse. Semplicemente attaccò un discorso nel più naturale dei modi; l'ultima cosa che lei si aspettava.

-Questa sera sei davvero carina. Penso che tu lo sia sempre in verità, dalla prima volta che ti ho vista. Vorrei tanto conoscerti meglio.

Oh mio dio. L'aveva detto così, tutto d'un fiato.

Modestamente, le sembrava se lo fosse preparato da giorni, con tanto di prove davanti allo specchio. Arrossì un poco. 

Aveva la mente annebbiata, anche se era convinta che la sbronza le fosse passata. Forse però sarebbe stato meglio essere ancora ubriaca, perché almeno qualche cazzata sarebbe riuscita a dirla. 

Invece ora no, stava zitta. Come paralizzata. Fissava la strada con occhi nervosi.

-Hey, ma mi senti?

Le scostò dolcemente l'altra cuffietta dell'orecchio, passandole intorno alle spalle col braccio, sfiorandole i capelli e cogliendo l'occasione per accarezzarli. Il cuore di lei perse un battito. Era in paradiso.

-Prima mi hai sentito?

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