Capitolo 7

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La settimana seguente passò davvero in fretta, la solita routine monotona, devastante. Il mercoledì era passato a casa Giovanni, il fratello di 25 anni. Lavorava come cameriere in un ristorante nel centro di Napoli. Guadagnava bene, non troppo, ma bene. Quelle centinaia di euro mensili che passava al padre per mantenerci la sorella costituivano un'importante entrata nella famiglia. Era andato a trovarli per assicurarsi che Mario stesse almeno provando a farsi assumere da qualche parte, e se ne era andato rasserenato. Infatti l'uomo aveva davvero mantenuto la promessa fatta alla figlia. La madre di Sonia, Giovanna, non mandava mai denaro. Aveva lasciato al marito l'intero monopolio sul conto in banca, prelevando davvero poco prima di andarsene, e tutti i beni quali la casa e la macchina (che poi avevano dovuto vendere). Non aveva detto dove era andata. Aveva solo detto di non chiamarla. In due anni l'avevano vista pochissime volte, principalmente si faceva viva per i compleanni, per consegnare un pensierino ai figli. Spesso quei regali finivano direttamente nel cassonetto della spazzatura, ma non si poteva biasimare i ragazzi. Che razza di mamma era una così.

In ogni caso, si avvicinava sempre di più il giorno della festa. Sonia non aveva ancora cambiato idea: ci sarebbe andata. Lo sapeva che era stupido, che sarebbe stata circondata da persone stupide, ignoranti, che avrebbero passato la serata a fare cose stupide e ignoranti. Ma quando ricordando ciò vacillava, le bastava pensare al fatto che avrebbe visto Mirko in un contesto più aperto dove lei sarebbe stata meno timida. O almeno sperava.

Lui, dal suo canto, aveva cominciato a dispensarle meno occhiate fugaci, ma quella ragazza lo stregava lo stesso. E non se lo sapeva spiegare. Al suo paese, era solito andare con ragazze 'facili', quelle con cui bastavano un paio di parole dolci e almeno una sega era assicurata. Ma forse l'esperienza del trasloco, il dover abbandonare tutto e sapere di doversi costruire nuove abitudini, lo avevano fatto un po' maturare. Certo: su Martina e anche altre due ragazze non male un pensierino ce lo aveva pure fatto. Ed era sicuro che prima o poi sarebbe riuscito a combinare qualcosa: lo cercavano sempre e qualsiasi scusa era buona per fare allusioni. Con Martina aveva pure avuto un conversazione su Whatsapp 'spinta', e si era offerta per aiutarlo in matematica nonostante lei nemmeno fosse un cima: aveva un sette sì, ma perché il prof era maschio e lei era lei. In effetti era solo una scusa per invitarlo a casa. Ci sarebbe andato il martedì.
Ma scambiare due parole con Sonia era una cosa che doveva decisamente fare.

Era sabato pomeriggio. La festa sarebbe iniziata alle otto, otto e mezza. Ed erano le cinque. Sonia decise che avrebbe fatto meglio a posare Oceano Mare e iniziare a prepararsi. Si lavò bene i capelli togliendo tutti nodi. Mise un olio anti crespo per preservare i ricci e li asciugò cercando di darvi una forma definita, e alla fine il risultato non era male. Il problema rimasto era che non sapeva cosa indossare, davvero. Per essere metà settembre faceva freddo, poiché tutto il giorno aveva tirato vento dal Nord, e anche quella sera non sembrava volersi placare. Tirò fuori la sciarpa e il giubbotto invernale dall'armadio, e lo percosse per togliervi la polvere di dosso. Poi prese un bel respiro e spalancò entrambe le ante, pronta all'arduo compito di scegliere l'outfit per la serata.

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