Capitolo 3

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Entrata in classe si sedette al solito posto, né troppo vicino alla cattedra né troppo lontano, nella fila di banchi vicino alla finestra. Madman nelle orecchie, aspettò l'arrivo della professoressa. 

Dopo ben due canzoni, erano entrati in classe quasi tutti, e Sonia li guardò in disparte abbracciarsi e salutarsi felici di rivedersi, anche se magari si erano visti l'altro pomeriggio. Si dicevano tutti "come sei cambiato", "sempre più fregna" mentre a lei sembravano gli stessi di sempre. Forse cresciuti in altezza, alcuni dimagriti e altri ingrassati, ma in modo sottile tanto che lei non ci fece nemmeno caso. Sono sempre gli stessi stronzi.                                       

Qualche ragazza gentile le fece un cenno di saluto, lei ricambiò con un sorriso sbilenco. L'ultima ad entrare in classe, insieme alla prof, era Alessia che, come l'anno passato, prese posto accanto a lei salutandola con un bacio.

Alessia era per Sonia quella che molti definirebbero un'amica. Si erano conosciute l'anno scorso,  sui banchi di scuola. Sonia si era seduta da sola poiché non conosceva nessuno e nessuno di quelli che vedeva le ispirava simpatia. Dal canto loro, nemmeno gli altri presero in considerazione di andare a sedersi accanto a lei. Forse erano "intimoriti" dalla sua solitudine. O forse non era abbastanza bella e ai loro standard per valere la pena di attaccar bottone. L'ultima ragazza a mettere piede in classe, dato che c'era solo un banco libero rimasto, si sedette vicino a lei. "Piacere Alessia", "piacere Sonia". E nulla, diventarono 'amiche'. Scrivo con le virgolette perché secondo Sonia, la sua compagna di banco era semplicemente un essere umano con cui passava la maggior parte del tempo, non a confidarsi segreti o ridacchiare quando passava un bel ragazzo, ma a stare sole insieme. Non si era mai chiesta come o che cosa Alessia la definisse, perché non le importava. Ad entrambe andava bene così. D'altronde come 'amiche' non si erano scelte. Nessuno le voleva, perciò era stato automatico 'andare a finire' insieme. 

Alessia abitava lontano, forse anche per questo era costantemente in ritardo a scuola. Si faceva due orette di viaggio ogni mattina e ogni pomeriggio, per tornare a Nocera. Per quanto ne sapeva Sonia, lì Alessia aveva un fidanzato. Non ne parlava spesso, solo una volta che avevano litigato pesantemente era crollata e aveva finito per sfogarsi con lei. Se no Sonia non lo avrebbe mai saputo.

Per la prima mezz'ora di quel primo giorno di seconda liceo la prof scrisse alla lavagna l'orario scolastico, parlò un po' su richiesta di alcuni dei nuovi professori (quello stronzo di lettere era finalmente andato in pensione e sarebbe stato sostituito da un certo Molinari) e fece addormentare tutti quando cominciò ad illustrare dettagliatamente il programma di scienze che avrebbero svolto con lei quest'anno.

Era arrivata a ripetere già due volte che avrebbero fatto meglio a studiarsi attentamente la teoria di Darwin perché è un argomento estremamente importante e che avrebbe rimandato chiunque non l'avesse saputa, quando qualcuno bussò alla porta. Riccardo, che sedeva al primo banco disse "avanti", poiché la prof era così presa dalle sue minacce che non aveva neppure sentito.

Entrò un ragazzo, alto, magro, con i capelli biondi ingellati che davano comunque l'idea di essere soffici. Era davvero altissimo.

-Buongiorno.

A Sonia il cuore mancò un battito. Lo stesso ragazzo a cui era andata addosso prima, la stessa voce profonda che era come una carezza.

-Buongiorno,e tu chi sei? - disse la prof.

-Mi chiamo Mirko - era lievemente imbarazzato e si portò la mano dietro il collo. -Mi hanno detto di venire qua. Sono nuovo e chiedo scusa per il ritardo, mi sono perso.

Dalla classe si sentirono un paio di risatine; Martina, la puttanella per antonomasia, sussurrò qualcosa all'orecchio di Giorgia e cominciò a guardare maliziosa il ragazzo.

-Aspetta qui Mirko, mi accerto di una cosa - sorrise la prof e a grandi passi raggiunse la porta, mise la testa fuori e sbraitò "Roberto!"

Roberto, il bidello, si precipitò subito. Nella scuola era risaputo che aveva un debole per la professoressa Dubini.

-Abbiamo qui un ragazzo che dice di essere nuovo, che gli hanno detto di venire qua.

-Oh sì! Mirko Beretta! Non c'è il suo nome sull'appello?

La Dubini gli porse il registro e sull'appello effettivamente Mirko non compariva.

-Non che non mi fidi di te Roberto, ma preferisco farmi dare una conferma. Ragazzi, faccio un salto in segreteria. Tu ragazzo, prendi pure posto dove vuoi.

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