Prologo: Il nostro strano tutto è cominciato lì

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Voi ci credete nella complicità dei segni zodiacali e nell'astrologia?
Io la verifico sempre.
È un abitudine che ho preso nella fase adolescenziale dei mille ed inutili dilemmi persino sul capello fuori posto o i fianchi un po più larghi.
Proprio ora ascolto l'oroscopo e questa settimana il Sagittario, a quanto pare, è stranamente malinconico per la sua indole spiritualmente positiva.
Eppure oggi veramente ripenso a tutto ciò che ho fatto, e nella mente balugginano immagini, parole e pensieri che non pensavo di avere.
Come rare volte è successo, adesso rifletto sul passato fino in fondo e medito.
Mi fermo solo un nano ma necessario secondo.
Arriva per tutti il tempo di fare un resoconto.

Anche gli astri possono avere un ruolo discreto nei nostri intrecci quotidiani, e nel mio caso l'hanno avuto.
Cosa può succedere quando una ragazza Sagittario incontra per caso un ragazzo Bilancia?
Tutto e niente.
Può accadere tutti i giorni e noi nemmeno lo sappiamo.
Due elementi diversi: fuoco e aria.
Partiamo proprio da questo presupposto.
Un'affinità indiscutibile.
Una brezza leggera che alimenta e ravviva una fiamma appena accesa, concependo un fuoco accogliente.
Una sintonia.
Un'energia armoniosa.
Una chimica naturale mista ad un senso di avventura.
Un fuoco che porta caldo, ma che se non controllato potrebbe bruciare.
La voglia di viaggiare e la ricerca del Sagittario unita al controllo emotivo della Bilancia e dei suoi mille propositi.
Però a volte parlare senza riflettere potrebbe ferire, oppure al contrario, il desiderio di gestire le emozioni potrebbe infastidire.
Cosa può succedere allora?
Di sicuro una storia scandita da moti poco pigri...

Sembra una frase già sentita quella che sto per dire, ma è la pura verità.
A vent'anni anni è iniziata l'avventura, ho fatto la mia rivoluzione e mi è cambiata la vita.
Io sono cambiata o semplicemente ho cercato ciò che volevo essere.
Si fugge, si parte, si perlustra agognanti nuovi angoli scorti e si ritorna, talvolta, con le mani in mano.
Prima o poi ci si volta indietro sempre.
Inevitabilmente.
Anche solo per raccogliere i cocci sparsi.
Le promesse di non farlo crollano come montagne di sabbia alla mercé di una tramontana.
Si vince, si perde, si sbaglia, si prende a schiaffi tutto e poi quel tutto ci crolla addosso.
È controproducente.
Si sceglie, si decide, si fanno mille paranoie, si rimpiange e si continua lo stesso.
Bisogna farlo sempre.
Si litiga, si ama, si odia, si raggiunge il limite, si varca il confine e si cerca il rimedio.
Talvolta la soluzione è cambiare pagina, anziché rileggere.
Si fanno cazzate, si commettono errori irreparabili, qualcuno va via, qualcuno resta e io sono sempre stata qui: dentro di me.
L'unico indirizzo mai smarrito fra le mie impronte tracciate, sono stata io.
Ho scavato nei miei perché e nelle mie voglie di assaggiare il nuovo, e mi sono trovata.
Si cercano le coordinate, si allineano i punti bramando una mappa, e alla fine scopri che l'unica bussola sono i tuoi passi.
Arrivi solo dove vuoi arrivare tu.
Si ingoiano stazioni, paesi, oceani e infiniti chilometri per trovare il proprio posto.
Io ho respirato l'odore pulito degli aerei, quello più vecchio dei treni, quello sudicio e viziato delle metropolitane, e il profumo di casa l'ho trovato solo sulla mia pelle.
Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è presente nella forza delle nostre mani e nella nostra volontà.
Ho sciolto improvvisamente le briglie, mi sono addentrata in mete neanche intraviste, ma cieca ho proseguito lo stesso.
Mi sono sbucciata le ginocchia e mi sono procurata qualche livido sul cuore, ma l'ho curato con i miei miseri mezzi.
Come tutti gli essere umani, sono caduta.
Molte volte ho anche ferito.
Ho sentito il bisogno di allontanarmi per capirmi, e quando mi sono rialzata, mi sono ritrovata.

Ed è sempre così.
Per tutti.
Ci si sente vuoti ed insensati.
Spaesati.
Ci si convince che la meta e altrove se ancora non l'hai trovata.
E invece, spesso, capita che non c'è bisogno di ingoiare chilometri e sorvolare oceani.
Spesso è vicina.
Solo che devi aspettare l'ottica giusta per guardarla nel modo che merita.
Solo che la meta non esiste.
È quello che scegliamo.
È quello che valutiamo.
È quello che sembra sia fatto apposta per noi.
È quello che sentirai di volere.
A nostro rischio e pericolo, bisogna comunque essere i protagonisti dei propri film.
Gli autori del proprio testo.
I compositori della propria musica.
Gli scrittori dei propri libri.
Gli inventori delle proprie trame.
Gli architetti delle proprie fondamenta.
Gli stilisti delle proprie maschere.
I contenitori delle proprie emozioni.
La colla dei propri cocci rotti.

Scavo dentro me e mi ritrovo.
Sempre.
Nonostante gli sbagli a bizzeffe e i cazzotti sul cuscino in notti di sconforto.

Bisogna sapersi riconoscere nel riflesso che diamo allo specchio e nelle nostre cose.
Tutto ciò che ci appartiene deve parlare di noi o noi, non abbiamo mai vissuto fino in fondo.
Adesso scavo dentro ad un cassetto e lì trovo il mio disordine messo in una giornata frettolosa.
Scavo dentro ad un quaderno e lì, mi impiglio nelle mie parole, nei miei pensieri o nei miei stati d'umore.
Scavo dentro ad un armadio, e lì insieme a stoffe e cappelli, racconto i miei gusti, i miei colori, il mio modo di selezionare, un po di me.
Scavo nei mobili della mia cucina e lì, insieme a tofu e cereali integrali, ti spiego che sono a dieta, ma solo per i miei occhi e non per farlo notare agli altri.
Scavo sul cruscotto della mia Panda gialla e lì, quel crecker salato, ti fa capire che sono fatta per gli strappi alla regola, e che taglio le leggi se voglio farlo.
Scavo sotto al tappeto, e lì le miei chiavi perse, avvilite, aspettano per dirti che sono disordinata.
Disordinata è la mia casa e questo disordine l'ho messo io.
Disordinata è anche la mia vita e questo disordine l'ho scelto io.
Scavo nelle mie cose, nei miei oggetti, nei miei quadri e trovo me, perché io ho una mia personalità.
Perché io non mi sono lasciata forgiare dalle tempeste.
Ho subito solo metamorfosi cercate.
Si dice spesso che le situazioni cambiano le persone, ecco, strappate via questa regola, perché c'è chi come me, ha cambiato le circostanze rimanendo apparentemente impassibile.
E in certi attimi, quando perdi la testa, ti metti in situazioni che prima non credevi di poter accettare.
Capita a tutti questo ciclo.
Cadere.
Perdersi.
Rialzarsi.
Ritrovarsi.
Proprio adesso scavo nella borsa e ci trovo dentro tutta la mia storia, ma non ci trovo mai il telefono, ed io sono in tremendo ritardo.
Cerco fra i cuscini del divano.
Nel letto.
Nel frigo.
Nel cassetto di una vecchia ed insostituibile consolle.
"Merda! Quella sveglia di merda che non ha suonato!" impreco.
Allungo la mano più in fondo ed eccolo qua questo aggeggio infernale!
Insieme a lui però ritrovo due paia di occhi incastrati in una vecchia striscia di fototessere.
Quelle che si fanno nei soliti photomanton.
Due volti ignari dei disegni scritti da qualcuno poco esperto lassù e una penna così carica da macchiare.
Due sorrisi divertiti.
Due facce buffe e un po immature.
Un varco che si apre unendo due strade troppo lontane.
Un incontro destinato dalle nostre piccole, eppure, grandi follie.
Un sentimento ancora indecifrato ed imperfetto che si faceva spazio in una grigia giornata di pioggia.
Il nostro strano tutto è cominciato lì.

"A Marta. Divertente, coraggiosa, bizzarra, ingenua e dolce Marta. È stato un piacere scattare questa foto e incontrarti casualmente oggi qui dentro.
3/10/2016 Ignazio Boschetto"

Si legge appena sul retro della fotografia con la sua scritta a pennarello indelebile.
Indelebile proprio come lui.
Nonostante tutto.
"Anno duemila sedici" dico fra me e me, e già ne sono trascorsi altri dodici da allora.
E quante cose sono successe ancora e ancora.
È solo una foto scattata in una cabina fototessere nella sbagliata consapevolezza di non rivedersi più, ma il suo nome è sempre rimasto un clochard nei miei pensieri celati.
È solo un pezzo di carta ma il momento non si è mai chetato per restare tale.
È solo la mia storia, ma potrebbe essere quella di chiunque.
Nulla di particolare se non la ricerca del mio io, e soprattutto, la ricerca di ciò che volevo per sentirmi completa.
La disperata voglia di un posto.
La ricerca di un qualcosa che mi facesse sentire più viva di un semplice ma indispensabile respiro.

Raga questo è solo il prologo come vedete e il primo capitolo non lo posterò prima di lunedì.
Ann2600 mi raccomando niente più ansia che mi contagi e dopo non riesco a fare più niente anche. Comunque questo capitolo lo dedico a te e anche se Ignazio non c'è ancora, spero che ti piaccia lo stesso.
Un bacio a tutte quante tesorone mie.

La Storia In Una Fotografia (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora