Entrare senza rimanere

569 64 62
                                    

In parte era vero ciò che aveva detto Ignazio.
Solo in parte.
Lui e la costanza erano due strade opposte, che però prima o poi, imprescindibilmente, avrebbero trovato un incrocio e un equilibrio.
Invece, io e l'avventura, eravamo due vie consecutive, che però prima o poi, ineluttabilmente, avrebbero trovato uno svincolo per rompere la giostra.
Su una cosa si era sbagliato: io non stavo entrando nella sua vita.
Io stavo entrando solo nelle sue lenzuola e nei paraggi consentiti e celati dei suoi pensieri.
Io non stavo entrando nel suo mondo, ma solo in un angolo delle sue sere frenetiche e bisognose di carezze.
Mi stavo ritagliando solo una prospettiva che prevedeva un ruolo di compagnia: soltanto un corpo invitante da amare.
Io ero soltanto ciò che faceva per lui: senza scuse, senza il bisogno di una spiegazione e senza pretesa alcuna.
Lui era per me, invece, una fonte di passione e infatuazione.

Quello scoprirsi in quella notte era stato uno scindere il corpo dall'anima.
Un immersione in un mare aperto ed io ero appena approdata in una spiaggia da esplorare.
Indossando una convinzione appartata dietro un viso angelico, avevo spogliato uno ad uno i suoi bottoni insieme ai suoi piaceri.
Esausta, mi ero appoggiata alla sue spalle ed ero scivolata in un'emozione sconosciuta dai toni appariscenti.
Mi ero punta le mani della sua barba ed avevo fatto mio un corpo mai saputo.
Mi ero adagiata ad un alito dal nuovo profumo accogliente.
Avevo assaggiato sapori che prima non avevo mai avuto il coraggio di prendere.
Avevo morso la sua bocca e ingoiato il suo gusto caldo.
Avevo fatto scivolare fra le dita quel morbido ciuffo ondulato e mi ero persa in un suo arrivo.
Era stato come un attrito radente attraversare quei suoi gemiti sommessi o liberati senza inibizioni.
Avevo cercato e giocato con i punti deboli che possono nascondersi nelle pieghe più sensibili della pelle.
Avevo perso e ripreso il fiato sotto un petto che esplodeva senza un vero sentimento.
Avevo disegnato arabeschi e baciato nei neri nascosti sotto ai vestiti.
Avevo tracciato con i polpastrelli sudati il contorno dei suoi nove tatuaggi impressi sul corpo.
Avevo scoperto la forma dell'inchiostro scuro ed indelebile sotto l'epidermide.
Avevo sentito il formicolio sul viso sotto i suoi ciuffetti flosci ed intrisi di sudore.
Avevo intrecciato la mia lingua alla sua morbida e a quella voglia, che quando si faceva vicina ti stordiva.
Avevo fatto del suo respiro caldo tutto ciò che non avevo mai avuto prima.
Avevo solcato linee e soffocato lamenti graffiando più forte.
Avevo stretto gli occhi a fessura e le gambe intorno alle sue annaspando nel piacere.
Avevo abbracciato una schiena madida fra il tremolio soddisfatto di ogni mia parte.
E non era il freddo a dare quel vibrare gettando la testa all'indietro bramando un appoggio.
Quel chiudere gli occhi e vedere le stelle in un soffio di vento più tiepido sottoforma di un suo sospiro affannato.
Tutto ciò che avevo fatto in un letto fino ad allora non era paragonabile a quella volta.
Quello era un dolce dolore bagnato di noi.

Non era amore.
Amare è un'altra cosa.
Amare è un'arte, un talento.
Amare è una cosa grande, semplice e complessa.
L'amore è paragonabile solo all'amore ed ogni amore è incomparabile con la sua rarità perfetta.
L'amore è semplicemente indecifrabile e ha mille forme.
Può nascondersi nelle cose più piccole e può fuoriuscire in gesti sfarzosi conservando la stessa emozione.
Amare ed essere amati nella stessa misura senza il bisogno di pesare le carezze e le parole, è una cosa estremamente difficile.
Amare può far male ma sa fare anche quel bene sovrannaturale che potresti morire per la troppa completezza.
Amare era una tappa ancora lontana per noi.
Quella era solo la voglia carnale nata a prima vista, che però già faticava a restare nei suoi limiti e si faceva spazio nelle vene per trovare una strada dentro al petto.
Quella era la sfumatura di un rosa già pronta a divenire rosso per calcare il fatidico colore di chi intreccia mani e mente.

"Tu l'altra volta mi hai chiesto se mi è mai successo di litigare follemente e poi far l'amore altrettanto pazzamente.... Beh no, non mi è mai successo. Però ti è mai successo di voler far una cosa senza capirne l'esatto motivo e senza darti una spiegazione? Ti è mai capitato di volere follemente qualcuno senza volerlo sul serio? Così...solo per vedere com'è, senza l'obbligo di risentirsi ancora? Lo so è brutto da dire, forse è squallido farlo solo per trovarsi a letto. Forse è strano e scorretto, ma cavoli! A me è successo con te!" gli avevo detto passando una mano sulla fronte mentre fissavo incredula e accaldata il soffitto.
"Invece ti capisco ma non credo che sia squallido. Siamo giovani, stiamo affrontando una sorta di conoscenza e facciamo quello che ci va di fare. Se ci siamo incontrati un motivo dovrà pur esserci, no?"
Si era alzato, con il gomito affondato nel cuscino e il peso della testa che ricadeva sul braccio sinistro, mi aveva guardato negli occhi.
"Si.... io credo nel destino dettato dalle nostre azioni. Se non fossi andata via di casa non ti avrei incontrato forse"
All'ombra dell'abat-jour aveva sorriso e avevo scorto un altro piccolo particolare che prima non conoscevo.
"Non mi ero accorta che avessi due fossette agli angoli della bocca"
Avrei alzato la mano e gliele avrei accarezzate per poi baciarle una ad una, ma la suoneria del mio cellulare mi aveva interrotto.
Era Gennaro, sicuramente preoccupato perché erano le quattro del mattino e non ero ancora rientrata.
"Scusami devo rispondere. Ti dispiace se esco fuori in terrazzino?"
"Nessun problema" aveva detto per poi risdraiarsi con le braccia dietro alla nuca e i piedi incrociati.
Avevo indossato la sua camicia caduta distrattamente in un angolo della stanza, e fuori l'aria umida sulla pelle, aveva creato su di me un effetto contrastante.
Le guance ritornavano gelate e il sangue freddo.
Avevo rassicurato un Gennaro quasi inspiegabilmente furibondo dicendogli che stavo bene, di andare a dormire e che io sarei rientrata a momenti.

La Storia In Una Fotografia (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora