Strana gente

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Alla reception c'era un uomo grassottello con gli occhiali da vista, impegnato in una discussione piuttosto accesa con una ragazzina che aveva tutta l'aria di essere un peperino.

Mi avvicinai al bancone e captai l'argomento che li stava scaldando: società da quotare in borsa. Mi sorpresi e pensai che quella ragazzina, che non dimostrava più di quattordici anni, fosse un tipo curioso e in gamba.

Mi schiarii la voce per avere l'attenzione del signor Bitters, come diceva il cartellino appuntato sulla giacca. Non diedero segno di avermi notato, così riprovai con un colpo di tosse ma, di nuovo, non ottenni alcun risultato.

«Scusate!» esclamai a gran voce e Bitters mi rivolse il suo sguardo annoiato.

«Mi scusi signorina, sono subito da lei» disse con un sorriso prima di liquidare in malo modo la sua curiosa interlocutrice. «Immagino debba effettuare il check-in.»

«Sì. La signora Nicle ha affittato un appartamento a mio nome, Angie Moran.»

Spostò lo sguardo sullo schermo del computer e iniziò a digitare velocemente sulla tastiera; annuì un paio di volte e prese una chiave, che poggiò sul bancone e fece scivolare verso di me.

«Benvenuta al Palm Woods. Il suo appartamento è il 4L, al quarto piano. Le auguro una buona permanenza.» Lisciò la maglietta giallo spento e sorrise in modo forzato.

«Grazie mille.» Gli sorrisi mentre infilavo la chiave in tasca. Afferrai le valige e mi guardai intorno alla ricerca dell'ascensore. La hall era davvero accogliente: c'erano poltrone, divanetti, alcune piante e anche un distributore automatico. Sembrava la sala comune di un dormitorio studentesco, ed era molto allegra. Forse per la presenza di tutti quei giovani ragazzi!

Quando vidi gli ascensori, mi ci avvicinai e dovetti attendere solo pochi istanti prima di udire il segnale acustico e vedere le porte aprirsi su un ragazzo, alto quanto bello, che uscì come una furia quasi travolgendomi. Lo seguii con lo sguardo e lo sentii gridare "riavrò il mio pettine!" mentre lasciava la hall con passo furente. Erano tutti così strani là dentro? Forse era una caratteristica degli artisti. Entrai nell'ascensore scrollando la testa divertita e sconfortata al tempo stesso, pigiai il pulsante 4 e le porte si chiusero.

Quando finalmente entrai nel mio nuovo appartamento, restai sbalordita dalla sua grandezza e luminosità. Avrei avuto a mia intera disposizione tutto quello spazio? Era davvero fantastico!

Con un gran sorriso stampato in faccia, percorsi in fretta il salone e mi trovai di fronte a due porte. Aprii quella di destra e trovai una camera da letto illuminata dal sole, con un armadio a muro sulla parete di fondo e un'ampia finestra che conduceva a un balconcino.

Lasciai le valige vicino alla scrivania e uscii a osservare il paesaggio: la stanza dava sul parco. Restai a guardare alcuni ragazzi giocare a frisbee, poi la mia attenzione fu catturata da uno strano tipo che correva con una mazza da hockey e un caschetto in testa. Continuava a gridare cose strane sui corndogs mentre minacciava di sciogliere un pettine fortunato nel microonde. Spostai lo sguardo al castano che correva goffamente davanti a lui per non farsi prendere, e mi sembrò lo stesso uscito dall'ascensore. A un tratto cadde sul prato senza fiato, con il petto che gli si alzava e abbassava forsennato in cerca disperata di ossigeno. Un secondo dopo essersi girato sulla schiena, Mr Caschetto gli piombò addosso e rimase cavalcioni su di lui, con il bastone puntato sul collo del poveretto. Era una scena davvero strana, quasi surreale!

«Non ho mangiato i tuoi corndogs!» urlò quello steso a terra.

«Kendall e Logan non erano in casa!»

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