Grazie

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James continuava a stringere forte la mia mano e a tirarmi verso gli ascensori, tutto senza proferire parola.

Il campanello suonò e le porte si aprirono. Il cantante si precipitò dentro trascinandomi dietro. Quello strano silenzio tra noi mi stava facendo impazzire, ma non avevo il coraggio di romperlo: non avrei retto altre parole dure da parte sua.

Pochi secondi dopo, ci fermammo al quarto piano e camminammo in silenzio verso il mio appartamento. Con la mano libera presi le chiavi dalla tasca e aprii la porta. Credevo che una volta dentro mi sarei sentita al sicuro; protetta da quelle quattro mura che sarebbero state la mia casa per altri due mesi, invece sentivo uno strano senso di vuoto nel petto cui avrei potuto attribuire il nome "paura". Ecco che la bastarda tornava a tormentarmi. Iniziò a tremarmi leggermente la mano sinistra, segno che mi stavo innervosendo troppo.

James mi strattonò appena il braccio per ottenere la mia completa attenzione e, quando mi voltai per guardarlo negli occhi, disse: «Ora che siamo soli, sono pronto ad ascoltarti».

Feci un lieve cenno d'assenso e lo condussi verso il divano. «Sediamoci.»

Mi ubbidì senza fare storie e, una volta seduti, prese ad accarezzarmi il viso con tocchi leggeri. «Non volevo farti piangere.»

«Me la sono cercata.» Tesi le labbra in un sorriso amaro.

«Non meriti di star male.»

«Neanche tu.»

«Su, non tenermi sulle spine. Cosa vuoi dirmi?»

Presi un bel respiro e feci mente locale per esporre un discorso lineare. Da dove cominciare?

«Scusa per ciò che ti ho detto ieri. Sono stata insensibile e non volevo ferirti. Mi dispiace da morire che ti abbiano spezzato il cuore.»

«Ricordi la storia di cui non ti ho voluto parlare quella sera sulla spiaggia?» Al mio cenno affermativo proseguì: «Ho convissuto per quattro mesi con quella che era la mia ragazza. Le cose sono andate male e lei mi ha lasciato, di punto in bianco. Mi sono svegliato una mattina con il letto vuoto e un biglietto in cucina».

«Deve essere stato orribile.»

«È stato un periodo difficile, ma l'ho superato grazie alla musica.»

«Sei davvero sicuro di essere pronto a iniziare una nuova storia?»

«Se è con te, sì.»

«Sono una ragazza piena di dubbi, paure, incertezze. Avrò bisogno di essere rassicurata spesso.»

Una scintilla illuminò i suoi occhi. «Lo farò.»

«Ho paura di quello che accadrà quando sarò tornata in Kansas. Mi restano solo due mesi qui al Palm Woods.»

«Potresti restare e cercare nuovi ruoli. C'è un'infinità di provini a cui poter partecipare e "I misteriosi vicini" ti darà visibilità.»

Sorrisi. «Potrebbe essere una soluzione.»

«Godiamoci questi due mesi senza pensare a niente. In fondo le cose cambiano quando meno te lo aspetti.»

«Seguiremo il famoso detto "un giorno alla volta".»

Fece sì con la testa e si avvicinò al mio viso. A malincuore mi scansai perché dovevo dirgli altre cose prima che perdessi il coraggio... o la concentrazione!

«Ricordi che ti ho accennato di un'operazione?»

«Sì.»

«Quando avevo quindici anni, ho iniziato ad accusare problemi cardiaci a causa di una malformazione peggiorata con la crescita. Un anno e mezzo e fa mi hanno operato e sono guarita. Devo solo continuare a prendere un medicinale ogni mattina.»

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