quattordici

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Quando Niall e Louis scesero dal pullman che dall'aeroporto li aveva portati a Doncaster, i due cugini si separarono. Ad aspettare Louis a casa c'era tutta la sua famiglia: la madre Johannah con il marito Dan, le sorelle Lottie, Felicité, Phoebe e Daisy e i gemelli più piccoli Ernest e Doris. Una famiglia numerosa che quasi popolava Doncaster da sola. Arrivò alla porta, prese un profondo respiro e bussò. Si udirono subito dall'interno dei rumori provocati da passi veloci e, quando la porta si spalancò, il ragazzo fu assalito da tutte le sorelle «Piano, piano! Vorrei vivere ancora per qualche anno». «Bentornato Lou!». «Mamma, mamma vieni!» urlò una delle più piccole. «Eccomi, eccomi. Sto arrivando» i suoi occhi da madre brillarono alla vista del figlio che gli era mancato così tanto in quei mesi. «Bentornato, Boo. Ti vedo un po' sciupato...ti davano da mangiare al villaggio?». Il ragazzo alzò gli occhi al cielo «Ogni anno sempre la stessa domanda. Sono addirittura ingrassato di un chilo!» «Tutta salute. Ciao, Louis» gli battè il cinque Dan.

Passarono la serata a raccontarsi tutto quello che nei mesi precedenti era avvenuto: l'inizio del nuovo corso di make up di Lottie, la mini vacanza di Felicitè con le sue amiche e la recita di fine anno scolastico delle gemelline. Ernest e Doris erano cresciuti dall'ultima volta che li aveva visti, gli sarebbe dispiaciuto perdersi i loro primi passi nel mondo. Louis, dal canto suo, aveva raccontato i mesi a Sharm senza ancora nominare Harry. Non avevo voluto buttare giù subito il carico pesante, preferendo rimandare il discorso al mattino seguente.
Sentì Harry solo per messaggio quella sera, informandolo che domani, dopo che avrebbe dato la notizia alla sua famiglia, lo avrebbe chiamato per raccontargli tutto.


Il profumo di the caldo e di pancakes appena sfornati gli diedero il buongiorno la mattina successiva. Aspettò che le sorelle furono uscite per andare a scuola e che Dan si fosse recato al lavoro, per scendere in cucina e affrontare la madre. «Buongiorno, Lou. Ti ho preparato i tuoi pancakes preferiti» sorrise raggiante lei, posando sul bancone della cucina il piatto del ragazzo. «Grazie, mamma. Mi erano mancati». Prese qualche sorso dalla tazza e poi si schiarì la voce «Ho conosciuto un ragazzo quest'estate. Si chiama Harry, era in vacanza con la famiglia» cominciò. «Ah sì, siete diventati amici? Quanti anni ha? Di dove è?». «Ha diciannove anni ed è di Holmes Chapel ma si è trasferito a Londra per gli studi e...non lo definirei propriamente amico». Johannah alzò un sopracciglio come a chiedere spiegazioni. «Ecco, ehm...ci siamo conosciuti al corso di ballo. Era un tale disastro, avresti dovuto vederlo. Ho dovuto dargli delle lezioni private altrimenti non sarebbe nemmeno stato in grado di esibirsi per la serata finale e - » «Lou, cosa stai cercando di dirmi?» Il figlio prese un respiro profondo e poi, come sempre, parlò di getto «Che mi trasferisco a Londra, mamma». Il sorriso scomparve dal volto della donna «Cos'hai detto, scusa?» «Mi sono innamorato, mamma, e tra qualche giorno mi trasferirò a Londra. Ho già selezionato degli appartamenti da visionare e mi appoggerò da Liam finché non avrò scelto». «Sei sicuro? Dopotutto lo conosci da quanto? Un mese? Non ti sembra di correre un po' troppo?». «Sono sicuro di ciò che provo e di essere ricambiato allo stesso modo. Il mio posto è con Harry adesso e in ogni caso ho ventitré anni, quindi questo passo lo avrei compiuto comunque». Johannah non riuscì a trattenere le lacrime «Non posso impedirti di andare, sei un adulto e ti ho sempre considerato un ragazzo con le testa sulle spalle quindi mi fido. Certo, avrei preferito avere più tempo per metabolizzare la cosa, sai...una mamma non è mai pronta a staccarsi dai proprio figli». Louis le sorrise intenerito, raggiungendola e abbracciandola «Verremo a trovarvi e voi sarete i benvenuti da noi. Non vedo l'ora tu possa conoscerlo, lo adorerai». «Ti voglio bene, Boo».


Harry stava camminando nervosamente avanti e indietro per il binario della stazione in centro a Londra: era questione di minuti, ormai, e avrebbe rivisto il suo Louis.
Quando lo speaker annunciò all'altoparlante che il treno in arrivo da Doncaster sarebbe entrato in stazione, si immobilizzò con il fiato corto e il cuore in gola. Cercò di sollevarsi sulle punte per scrutare il ragazzo in mezzo a tutte le persone che stavano scendendo dal treno, finché i suoi occhi non lo intercettarono e i suoi piedi si mossero da soli per andargli incontro. «Lou!» lo richiamò, facendo sollevare il capo del ragazzo che mollò i suoi bagagli per prendere in braccio il riccio. «Sei proprio qui!» «Te l'avevo promesso». Harry si affrettò a baciarlo lì in mezzo alla stazione fregandosene della gente che li poteva vedere. Quelle labbra gli erano mancate troppo...Louis gli era mancato troppo. Quelle quattro settimane erano decisamente state le più lunghe della sua vita. «Passiamo da Liam così puoi lasciare giù i bagagli e poi ti porto a vedere il campus e a conoscere Ed». Gli diede un altro bacio a stampo «Non mi sembra vero di poter dire queste cose» squittì. Era decisamente al settimo cielo e vederlo così felice non fece altro che scaldare il cuore del maggiore che, dopo aver intrecciato le loro mani, si strinse a lui. «Mi sei mancato così tanto» soffiò, contro il suo collo. «E non vedo l'ora di fare tutto ciò che vuoi. Ti seguo ovunque, piccolo» aggiunse, guadagnandosi un ampio sorriso da parte di Harry.
Raggiunsero la casa di Liam, che si trovava nei pressi di Hyde Park, senza però fermarsi troppo dal momento che Louis avrebbe avuto tutto il tempo di vedere l'amico con calma visto che avrebbe soggiornato da lui per alcuni giorni.
Arrivati al campus, Harry gli fece fare un breve giro mostrandogli le sale principali, la biblioteca, il bar e parte del giardino, dopodiché lo portò nel suo alloggio dove Ed li stava aspettando. La loro attenzione fu richiamata da una voce alle loro spalle e quando si voltarono gli occhi di Harry riconobbero Jake, un suo compagno di corso. «Ciao, Jake. Ti presento Louis, il mio ragazzo. Lou, questo è Jake...frequenta dei corsi con me». «Piacere di conoscerti. Ho sentito parlare di te dal momento che io e Harry passiamo molto tempo insieme». Il liscio strinse scetticamente la mano del ragazzo di fronte a sé. Cos'era quel sorrisino quasi di scherno che gli aveva appena rivolto insieme a quell'affermazione? Cosa voleva esattamente insinuare con ''passiamo molto tempo insieme''? «Harry ti tengo il posto come al solito?» si affrettò a domandare il giovane. Harry scosse la testa «No, per oggi salto. Voglio stare solo con Louis. Però aspetta che ti restituisco la felpa, devi averla dimenticata qua l'altra sera». «Oh sì, che sbadato!» Presero il corridoio per la stanza del riccio, mentre Louis cercava di capirci qualcosa. «E' nuova questa camicia? Non te l'ho mai vista» chiese Jake sfiorando il fianco di Harry, gesto che non passò inosservato al liscio. Eh no, ora questo allungava pure le mani? Per di più davanti a lui! Harry si guardò la camicia «No, ma non l'avevo ancora da indossare». «Mi piace. Ti sta molto bene». Ok adesso basta, avrebbe rimesso quel ragazzino al suo posto. Louis circondò le spalle del suo ragazzo attirandolo più vicino a sé «Già, glielo dico sempre anche io» e baciandolo sulle labbra. Giunti all'alloggio Harry restituì la felpa a Jake che sfiorò la sua mano mentre afferrava l'indumento. «Ci vediamo presto» sorrise, prima d'incamminarsi verso l'aula per la lezione.
«Cosa vuole questo Jake?» «In che senso?» chiese Harry. «Ti muore dietro. Ti guardava come se volesse mangiarti. Poi complimenti, toccatine...». Harry non riuscì a trattenere una risata circondandogli il collo con le braccia «Figurati, è solo un ragazzo gentile». Louis fece una smorfia «Sì, un ragazzo gentile che non vede l'ora di entrare nelle tue mutande. Com'è che non mi avevi mai parlato di lui? E cos'è questa storia della felpa?» «Sinceramente non m'importava parlarti di lui, è solo un compagno di studi come altri. E la felpa l'ha dimenticata qui quando l'altra sera si è fermato a studiare con me e Ed». Louis non fece in tempo a ribattere perché un ragazzo dalla testa rossa sbucò da quella che doveva essere la sua camera. «Il famoso Louis, finalmente ti conosco. Molto piacere» lo accolse calorosamente. Louis era contento di conoscere finalmente Ed perché era il migliore amico di Harry e, da come gliene parlava, era una persona importante per lui. «Piacere mio. Spero ti abbia solo parlato bene di me». «Benissimo. Fin troppo direi!» rispose suscitando una risata comune. «Io ora ho una lezione. Più tardi però possiamo cenare insieme, magari ordiniamo una pizza». Harry guardò Louis che accettò di buon grado la proposta del rosso.
Il riccio gli mostrò la stanza e poi si sedettero sul divano «Che ne dici di questa sistemazione? Non è Buckingham Palace ma per essere un alloggio universitario non mi sembra male». «A me sembra perfetto. Non è che c'è n'è uno a disposizione anche per me?» «Potrei nasconderti qui e tenerti con me». «Puoi tenermi qui ora». Harry non aspettava altro e si mise subito a cavalcioni sulle gambe di Louis cominciando a baciarlo. Le mani del liscio si posarono sul sedere del più piccolo stringendo bene la presa «Questa scena mi ricorda qualcosa. Una delle serate più belle della mia vita». «Il nostro primo bacio. Avrei voluto che non ci avessero interrotti così presto quella sera. Ero al settimo cielo, la mente completamente in tilt, un misto di piacere e paura perché nonostante fossi stato bene con te quella sera una parte di me era preoccupata per quello che sarebbe stato dopo. Avevo capito subito che ero già andato oltre alla semplice infatuazione». «Ho maledetto Niall per essere tornato al villaggio così presto. Non volevo più staccarmi da te e pensare che all'inizio mi avevi irritato con il tuo atteggiamento a lezione. Invece...guarda cosa mi sarei perso». «Tu invece mi hai steso subito senza nemmeno esserne consapevole. Mi ero eccitato solo a vederti uscire dall'acqua come un Dio con quella muta da sub e poi mi hai persino salutato con un cenno della mano. Credevo di morire». Louis rise gettando il capo indietro ed Harry ne approfittò per baciargli il collo. «Mi sei mancato così tanto» mormorò, continuando a torturargli il collo e provocando un gemito roco all'interno della gola del liscio. Louis spinse maggiormente contro di sé il corpo del riccio cosicché i loro bacini potessero scontrarsi mentre Harry gli si strusciava addosso. Privò il riccio del sua camicia potendo di nuovo accarezzare la pelle del suo busto coperto di tatuaggi, posando le labbra in mezzo alle due rondini e succhiando forte. Istintivamente il più piccolo abbassò il capo gemendo e aumentando le spinte del suo bacino simulando l'atto sessuale, mentre i ricci gli ricadevano davanti al volto. La lingua di Louis scese a stuzzicare prima un capezzolo e poi l'altro, prima di sbottonare i jeans di Harry che si sollevò in piedi privandosi del resto dei suoi vestiti, permettendo al liscio di fare lo stesso. Il ragazzo si soffermò un attimo a rimirare il corpo snello del più piccolo «Sei ancora più bello di quanto mi ricordassi, se possibile». Quel complimento fece arrossire leggermente Harry che riprese posto sulle gambe del più grande. «E mi piace quando diventi rosso» gli sussurrò, sfregando il naso contro la sua guancia. Lo fece sdraiare lungo il divano, accarezzando con le mani tutto il suo corpo prima di afferrare la sua erezione e cominciare a masturbarlo. Il riccio chiuse gli occhi, aprendo la sua bocca rossa e carnosa abbandonandosi completamente nelle sue mani. Quando poi il maggiore inglobò l'intera lunghezza, dopo averla leccata per bene, non riuscì a trattenere i versi di piacere. «Mi piace anche quello che sento» gli ripeté Louis dopo aver ingoiato lo sperma di Harry che si era riversato nella sua bocca. Il liscio risalì, baciando e mordendo le labbra di Harry «E mi piace anche il tuo sapore». Harry gli infilò le mani tra i capelli, rafforzando la presa sulla sua nuca e non volendolo più lasciare. Si lasciò prendere in braccio, continuando a baciarlo mentre Louis lo faceva sedere sul tavolo. «Non ne ho mai abbastanza di te, Lou» mormorò col fiato corto. «Lo so, piccolo. Lo stesso vale per me» gli sorrise, togliendogli dalla fronte imperlata di sudore i ricci che si erano appiccicati. «Ora piega le gambe e distenditi sulla schiena» gli ordinò. Harry lo ascoltò e il liscio, dopo averlo preparato per bene, si spinse dentro di lui con lentezza inaudita facendo inarcare la schiena del più piccolo. Gli era decisamente mancato stare dentro di lui. «Più forte, Lou» lo pregò il ragazzo e il liscio non poté non aumentare le spinte, cominciando a masturbare ancora una volta il pene di Harry fino a portare entrambi all'orgasmo.

For Your Eyes Only, I Show You My HeartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora