You touched my soul.

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I ricordi le si affollarono nella mente, come un vortice di immagini confuse e sfuocate che si accavallavano tra loro.

Una bambina stava seduta sul banco di una chiesetta di periferia.

Padre Nostro, che sei nei cieli

Un'adolescente col trucco pesante stava seduta su una panchina.
Accendeva una canna.
Faceva un tiro.
Teneva tutto dentro i polmoni per un paio di secondi.
Poi sputava via il fumo, insieme al suo dolore.
Nella nube apparve di nuovo la bambina, con lo sguardo perso nel vuoto.

Sia santificato il tuo nome

Una ragazzina piangeva nella sua stanza. Attorno solo urla ovattate.
Qualcosa si era frantumato a terra.
La porta di casa si chiuse violentemente. Le pareti della casa tremarono.
Come la sua anima.
Nei suoi occhi c'era il riflesso di quella bambina.

Venga il Tuo regno. Sia fatta la Tua volontà

Veniva stuprata, dopo essersi drogata. Perdeva la sua verginità.

Come in cielo così in terra, pronunciava ancora la bambina, come una voce registrata.

|...| Ma liberaci dal male,

Aveva un orgasmo.

Amen.

A distanza di anni, le parole di quella preghiera le rimbombavano in testa. I suoni intorno a lei arrivavano alle sue orecchie ovattate, come quella volta in cui i suoi litigarono, per l'ultima volta, quando aveva undici anni.

Marta stava a terra, in un vicolo buio di quella periferia tanto odiata. La canna tra le dita bianche e fragili.
Aveva il trucco nero leggermente sbavato, i capelli lunghi e neri le cadevano sulle spalle con pesantezza. Incorniciavano quel volto così pallido e scarno. I suoi occhi così azzurri, glaciali, fissavano il vuoto.
Che senso aveva vivere in quel modo?
Si toccò il piercing al naso, come faceva sempre quando era nervosa.
Prese l'accendino e si bruciò la pelle del torso della mano. Ormai le sue braccia erano segnate da bruciature e cicatrici lasciate da qualsiasi utensile affilato le capitasse sott'occhio.
Afferrò un pezzo di vetro della bottiglia di birra che aveva spaccato prima, dopo un attacco d'ira. Lo passò sulla scottatura.
Il sangue fuoriuscì copiosamente.
Sanguinava per sapere che era ancora viva.
Ma lo era davvero? O sopravviveva?

Una mano le si poggiò sulla spalla.
Sussultò.
Pensava fosse un barbone o un drogato come lei, pronto a stuprarla e lasciare poi lì il suo corpo inerme, come sempre.
"Tutto okay?" Chiese una voce gentile.

Marta.

Un ragazzo era chinato vicino a me. Teneva una mano sulla mia spalla. Sembrava davvero preoccupato.
"Si" risposi fredda.
I miei occhi incrociarono i suoi.
Il mio cuore perse un battito.
"Posso aiutarti, in qualche modo?" Sembrava davvero preoccupato.
"Aiutami ad alzarmi, se proprio vuoi aiutarmi" gli dissi.
Mi porse la mano. Notò che mi usciva sangue dal torso della mano.
"Ehi, ma stai sanguinando!" Esclamò, preoccupato.
"Si, bhe, fa nulla" minimizzai.
"No, devi essere disinfettata. È un taglio profondo! Come te lo sei fatta?" Sembrava davvero allarmato.
"Non è niente, tranquillo" qualcuno si stava interessando a me?
"Vieni con me, ti prego"
Mi lasciai trascinare da lui. Non avevo niente da fare. Niente da perdere.

Arrivammo davanti ad una villetta ben curata. Figlio di papà, pensai.
Aprì il cancelletto del cortile, poi la porta della villa. Il soggiorno era immenso, maestoso. Tanto lusso mi ricordava...non volevo pensarci.

Ecco perché si era avviccinato, voleva una scopata, come tutti. Magari questa volta sarebbe stata su un letto, e non su un marciapiede freddo e sporco.

Inziai a cacciare la giacca di pelle. Poi a sbottonare la camicia di tre taglie più grandi che avevo addosso.
"Okay, ma fai in fretta, ho da fare" dissi. Avevo davvero da fare?
Il ragazzo mi guardò confuso.
"Che- che stai facendo?" Chiese, titubante, smarrito.

Non potevo credere che mi stesse aiutando senza voler nulla in cambio. L'essere umano non fa queste cose, no?
Rimasi zitta, immobile, con la camicia aperta e l'intimo in pizzo che si vedeva, a coprire il mio seno morbido e abbondante, che stonava con il resto del corpo spigoloso e sciupato.

"Di solito i ragazzi si avvicinano solo per...possederti?" Chiese lui. Aveva capito tutto.

"Puoi anche dirlo, per scoparmi." Lo schernì, sottolineando l'ultima parola.

"Non volevo essere così diretto" rispose lui, secco.
Perché stavo sfottendo una persona che voleva aiutarmi?
"Ora ti fai medicare?" Mi prese per mano, senza aspettare la mia risposta, e mi portò in bagno. Mi sedetti sull'orlo della vasca ad idromassaggio bianca, come il resto dell'arredamento di quel bagno. Sembrava emettere luce propria. Quasi mi accecava, abituata al buio dei vicoli com'ero.
Prese del cotone e l'alcool da un mobiletto. Pulì il sangue sulla mia mano, che ormai si era seccato, e poi poggiò delicatamente il batuffolo sulla profonda ferita.
Rimase sorpeso nel non scorgere alcun cenno di dolore o fastidio. Cos'era il dolore?

"Sono abituata" gli spiegai, senza che porgesse la domanda.
Continuò a pulirmi la ferita con una lentezza religiosa, solenne.

"Quindi, non hai intenzione di stuprarmi?" Chiesi, spinta dalla droga che avevo in corpo.
Mi guardò confuso e allucinato.
"No, assolutamente no! Cioè, sei bellissima - fece una breve pausa,imbarazzato per quando gli era appena uscito dalla bocca - ma non lo farei mai! È questo che vorresti?"

"In quel caso non sarebbe più uno stupro" gli feci notare, sbuffando una risata ironica. Abbassò la testa imbarazzato, continuando a pulirmi la ferita.
"Comunque io sono Marta" mi presentai.
"Jaser" mi rispose, guardandomi negli occhi, poi riposandoli sulla ferita, che ormai era perfettamente pulita da un pò, ma che lui continuava a pulire compulsivamente.

"Credo basti così" gli dissi.

Jaser.

Aveva lo sguardo perso nel vuoto. Quegli occhi minacciavano senpre più di ipnotizarmi, tanto erano belli.

"Vuoi farti un bagno?" Le chiesi.
Era incerta. Sembrava sempre in allerta, ma assente. Era assurda.

"Non voglio essere di disturbo. Vado via". Fece per alzarsi, ma io la fermai.
"Non disturbi. Mi stavo annoiando, poi ho incontrato te" le sorrisi.

Il suo sguardo divenne ancora più vuoto e perso, se possibile. Non era palesemente abituata al ricevere attenzioni.
Sembrava essere un corpo morto che stava seduto sfidando ogni legge fisica e naturale. Ma lei, me ne rendevo conto, sfidava ogni legge, con tutto il suo essere.

Dopo cinque minuti era ancora lì impassibile, fissando un punto indefinito, con la mano destra che tremava flebilmente.

Le sfilai piano la camicia già sbottonata.
Aveva un seno perfetto, sodo. Poi, un corpo scarno, quasi anoressico. Da quanto non mangiava? Notai anche che i suoi occhi erano infossati, e le sue guance non erano da meno.

Non mi fermò, e continuai a spogliarla. Le cacciai gli skinny strapati che le coprivano delle gambe eccessivamente magre. Era un'anima indifesa. Nonostante il piercing al naso e all'ombelico e i vari tatuaggi, non mi incuteva timore. Aveva più paura lei del mondo.

Rimase in intimo. Non lo cacciai per non violare la sua intimità, anche se non si sarebbe opposta, inerme com'era.
La sollevai. Sembrava quasi non avere un peso proprio. Solo 21 grammi, quelli dell'anima. La adagiai dentro la vasca, riempendola di acqua calda. Man mano che l'acqua ricopriva il suo corpo, questo sembrava rianimarsi.
I suoi bellissimi occhi ripresero vita.

"Grazie" mi sussurrò, prima di richiuderli e lasciarsi andare al piacere dell'acqua bollente che avvolgeva quel corpo così freddo.

SPAZIO AUTRICE_

HELLO UNICORNS ♡

Nuova storia, questa volta su Jaser.
Non vi spoilero niente, ma sappiate che questi due ne passeranno di tutti i colori.

Commentate e fatemi sapere se vi ho intrigati con questo primo capitolo. Accetto ogni consiglio!

Vi invito a passare a dare un'occhiata all'altra storia che sto scrivendo su Luca Chikovani.

Un bacio!❤🌼

Psycho || Jaser Saved Me.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora