Work.

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Marta.

Tornammo da Jaser. Erano le 5 del pomeriggio.
Andai in cortile a fumare una sigaretta.
Forse dovevo parlare di Jaser di quell'accordo. Preferì tacere.
Ma che razza di amici ha Brian? Pensai.

Spensi la sigaretta.
Avevo il sacchetto con l'erba nel tascino interno della giacca.
Mi tentava, terribilmente.
Cedetti. Quanto ero debole?
Girai la canna, e l'eccesi.
Adoravo la sensazioni che mi faceva provare.
Arrivata a metà, la spensi.
Un impulso, forte e nascosto, mi spinse ad andare in stanza da Jaser.
Chiusi la porta a chiave, sotto il suo sguardo dubbioso.
Lo fissai per qualche secondo. Poi, mi spogliai.
Mi avvicinai a lui, sdraiato sul letto.
Lo baciai, intensamente, come non facevo da tanto. Scesi sul suo collo, lasciandogli un leggero segno violaceo.
Mi spinse da un lato, mettendosi su di me.
Si spogliò velocemente.
Mise la precauzione.
Entrò in me.

Mi risvegliai accanto a lui, ancora nudo.
Gli occhi chiusi, la focca carnosa leggermente distesa, quasi sembrava sorridesse dei suoi stessi sogni.
Sembrava una crestura celeste.
Guardai l'orario. Erano le 7.30.
Fantastico, in ritardo il mio primo giorno di lavoro.
Mi alzai velocemente, urlando a Brian di informare il suo amico del ritardo.
"D'accordo, quanti ci metti a preoararti?" Mi chiese.
"Dammi dieci minuti. Sveglia Jaser!" gli risposi, scappando in bagno.
Mi sciacquai il viso.
Sentì Brian urlare. Mi ricordai solo in quell'istante che Jaser era nudo, beatamebte spaparanzato sul letto. Risi al pensiero della faccia di Brian nel vedere il suo migliore amico al naturale.
Rifeci il trucco.
Pettinai i capelli.
Uscii dal bagno di corsa, per andare a cambiarmi.
Misi i miei jeans strappati ed una canotta, e corsi insieme agli altri alla macchina.
7.50

Jaser guidò più veloce del solito. Vedere l'asfalto scorrere veloce sotto di noi mi faceva sentire così viva.
La velocità, il pericolo, l'adrenalina.

Dopo 20 minuti arrivammo al pub.
"Ti concedo i 10 minuti di ritardo solo perché è il tuo primo giorno, tesoro" disse Marco prendendomi per il mento.

Jaser.

Quel tipo non mi piaceva.
Ma dove diamine lo aveva conosciuto Brian?
Mi prefissai di chiederglielo una volta fuori da quel locale. Saremmo tornati a prendere Marta alla fine del suo turno di lavoro, alle 2.
Saperla con quel tipo mi dava fastidio. Non era gelosia, era un sesto senso che mi diceva che, il lui, c'era qualcosa che non andava.
Il modo in cui la guardava mi faceva venire voglia di tirargli un pugno in pieno viso.
Poi pensai ai tanti uomini che sarebbero entrati in quel pub nelle successive ore e l'avrebbero violentata con gli occhi.
"Prendiamo una birra prima di andare?" Chiese Brian.
Titubai un attimo.
"Dai su, offre la casa!" Disse il suo amico.
"Devo guidare, mi dispiace" ripose Jaser.
"Vabbe dai, allora andiamo! Ciao Marco!" Salutò Brian.
Diedi un bacio a Marta.
"Per qualsiasi cosa, chiama" le sussurrai, ed andai via.

Marta.

"Per qualsiasi cosa, chiama." Mi disse Jaser. Aveva capito lo sporco gioco di Marco.
Ma non lo avrei chiamato, non potevo.
Dovevo rassicurarlo, altrimenti non mi avrebbe lasciata tornare a lavorare in quel posto.

Se ne andarono, lasciandomi in quel pub deserto con Marco.
"Allora, vediamo cosa sai fare" mi disse, sussurrando vicino al mio orecchio, con quella voce da depravato che odiavo.
"Cosa dovrei fare?" Gli chiesi, incrociando le braccia al petto.
Mi trascinò nel suo "ufficio", o meglio, in quello stanzino che definiva tale.
Chiuse la porta.
"Eccitami, Marta" disse, secco.
Un piccolo sforzo, Marta.
Indossai la mia espressione più sfacciata.
Vedendomi, sorrise compiaciuto.
Avevo voglia di tirargli un calcio nelle parti intime.
Mi spogliai lentamente, rimanendo con l'intimo in pizzo che, a quanto pare, gli piaceve molto.
Mi sedetti a gambe aperte su di lui, strusciandomi sulle sue parti intime e baciandogli il collo.
Era sicuramente un ragazzo piacente, aprima vista. Ma provavo troppo ribrezzo nei suoi confronti.
"Slacciami i pantaloni" ordinò.
Feci come detto.
L'erezione premeva violentemente contro i suoi boxer, ed io cercai di reprimere ancora una volta il desiderio di colpirlo violentemente proprio lì.
Mi prese per i fianchi, facendomi muovere più velocemente.
Frugò per qualche secondo dentro il cassetto, uscendone un preservativo.
"Non erano questi gli accordi" sentenziai, e feci per alzarmi, ma mi bloccò.
"Lo vuoi questo lavoro?" Mi chiese, retorico.
"Mi sembrava mi avessi già assunta pomeriggio" dissi, arrabbita.
"Calmati, dolcezza. È solo per oggi. Anche se so che ti mancherà, e poi sarai tu a chiederlo a me." mi sussurrò.
"Contaci" sbuffai una risata ironica.
"Spogliati" mi ordinò.
Cacciai l'intimo e lui fece lo stesso.
Continuai a fissarlo negli occhi, in attesa.
Si mise il preservativo e mi tirò di nuovo su di lui.
"Mi piaci da morire" mi disse, prima di entrare in me.
Gemetti, e mi sentì in colpa.
Jaser, salvami.
Feci su e giù più velocemente possibile. Volevo finisse presto.
Ma lui era particolarmente ed io non potevo fare a meno di ansimare, sentendomi sempre più in colpa.
Jaser.
Mi veniva quasi da piangere.
Lui venne, gemendo sonoramente, ed anche io mi sentì libera, appena lo feci uscire da me.

"Andiamo ad aprire il pub!" Disse, dandomi una pacca sul sedere.
Feci ler rimettermi i jeans, quando mi fermò. Cos'altro voleva?
"La tua divisa è quella" mi disse, indicandomi la scrivania.
Sollevai la divisa. Un cortissima ed attillatissima tutina nera, in pelle e dei tacchi.
Un altro piccolo sacrificio, Marta.

Mi misi la divisa, i tacchi, e lo raggiunsi.
Mi piegò come spillare le birre, come comportarmi. Pretendeva facessi la gatta morta con tutti, soteneva che avrebbe fatto guadagnare di più a lui e qualche gancia extra a me.

"Posso prendere un pò di birra?" Chiesi.
"Quanta ne vuoi" disse, spillandola per me e porgendomela.
Mandai giu metà del calice in pochi secondi.
Coraggio liquido.


Spazio Autrice.

HELLO UNICORNS! ♡

Manca poco alle 2k letture, ed io mi sento una bimba felice!

Vi invito a leggere l'altra storia che sto scrivendo!
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Psycho || Jaser Saved Me.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora