High.

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Jaser.

Era addormentata sul letto, col viso infossato nel cuscino, le gambe leggermente divaricate.
Il suo fondoschiena era così...
Controllati, Jaser.

Cercavo un vestito carino tra quelli vecchi di mia sorella. Si rifaceva l'armadio ogni anno, spendendo un capitale, e portando quelli "vecchi" in questa casa delle vacanze.
Ne trovai uno nero, stretto in vita sotto al seno, con uno scollo a cuore e leggermente scampanato. Sembrava molto anni '80. Sarebbe stato perfetto su di lei.
Anche qualcos'altro sarebbe stato perfetto su di lei...Jaser, ancora, autocontrollo.

Ma avevo così voglia di baciare quel corpo nudo, pallido e perfetto, nel suo essere imperfetto.
"Svegliati" le sussurrai, sedendomi vicino a lei. Non dava alcun cenno di risveglio.
Misi il vestito su una sedia e mi sdraiai accanto a lei. "Ehi" sussurrai ancora, mentre le accarezzavo i lunghi capelli neri. Era profondamente addormentata. Sembrava...in pace. Il suo viso era rilassato, calmo, come non lo avevo mai visto.
Le baciai la fronte, e lei si riaggomitolò sul mio torace. Sembrava così piccola, senza la sua corazza.
Il suo seno premeva su di me. Avevo così voglia di farla mia, di farla sentire protetta, amata da qualcuno. Iniziavo a provare qualcosa per lei? Ero confuso, ma mi attraeva molto, e non solo fisicamente.
Aprì i grandi occhi azzurri, e mi guardò come un cucciolo guarda il suo padrone.
"Jaser, ho bisogno di fumare" ammise.
"No, non ne hai bisogno davvero" la rassicurai.
"Jaser, ho bisogno di fumare" ripetè.
"Marta, ascoltami bene. Tu non fumerai, perché sei forte, perché adesso puoi sfogarti con me. Non sei più sola"

Marta.

Sentivo il forte impulso di baciarlo.
Cosa mi succedeva?
Odiavo quella sensazione alla bocca dello stomaco, ogni volta che mi guardava negli occhi.
Lo presi dalle spalle, mettendolo su di me. Aveva lo sguardo smarrito.
Ma io avevo bisogno di lui, di sentire il suo corpo. Mi piaceva, mi piaceva dannatamente. Lui e il suo fottuto altruismo. Mi aveva conquistata con le sue carezze. Non aveva preso il mio corpo senza il mio permesso.
Tutto ciò era nuovo per me.
E iniziava a piacermi.
Ma a lui non potevo piacere io, con i miei piercing e i miei tatuaggi. A lui non poteva piacere una drogata, qual'ero.
Mi restava solo la mia audacia, anche se sotto i suoi occhi iniziava a vacillare.
Gli presi un lembo della maglia e la sfilai via.
Misi una mano sulla sua schiena, spingendolo, facendo toccare i nostri corpi. Mi piaceva il calore del suo addome.
Mi piaceva il suo profumo.
Lo guardai intensamente negli occhi.
Anche lui voleva me. Lo percepivo.
Si avvicinò lentamente, alle mie labbra.
Poi coincisero perfettamente. Gli morsi il labbro inferiore, poi socchiusi la bocca per far toccare le nostre lingue, che iniziarono una danza lenta e romantica.
Mi mancavano questi baci.
Mi spogliò, non come le altre volte. Quella volta bramava il mio corpo, e me lo faceva capire con i movimenti repentini delle sue mani sul mio corpo.
Mi baciò con foga.
I nostri sessi nudi ormai si sfioravano, facendo accrescere il mio desiderio.
Desiderio di unire la mia anima vagante alla sua. Ancorarmi a qualcosa. Era questo, la mia ancora.
Entrò in me, e feci il sesso migliore della mia vita. Questa volta, lo desideravo anche io, lo desideravo davvero.
Si sdraiò accanto a me, accarezzandomi delicatamente il corpo.
"Ho fatto sesso" affermai.
Lui rise, perplesso. "Si, bhe, anche io" disse con ironia.
"Cretino - sbuffai una risata- intendo che ho fatto sesso. Non ricordo di aver mai consumato un rapporto da consensiente da tempi molto remoti ormai. È stato bello. Mi sono sentita...viva"
Sorrise, e mi abbracciò.

Si alzò e prese un vestito da una sedia. "Questo è per te" mi disse, sorridente.
"È bellissimo ma...non posso accettare. Hai già fatto tanto per me!" Rifiutai.
"Mia sorella non soffrirà, ne avrà alti 50 uguali, se lo ha lasciato qui. Su, indossalo, ti porto a mangiare fuori".
Indossai il vestito, adoravo come mi stava. Risaltava il mio seno e copriva le gambe troppo magre. Guardai come aveva curato i miei capelli, ed il suo semplice tentativo di truccarmi era ben riuscito. Sembravo un'altra persona. Ma avevo un disperato bisogno di fumare.

Mi accontentai di una sigaretta, intanto che ero lì con lui. Quando la finii, rientrai in stanza chiudendo il balcone del terrazzino sul quale si affacciava la stanza da letto.
"Su, andiamo." Mi disse, ed usciti di casa, ci incamminammo verso un ristorante sul mare.

Mangiammo benissimo. Mi ero dimenticata il sapore del cibo vero, e non la roba in scatola da un euro.

Nel tragitto verso casa, una figuara alta ci si piazzò davanti. Era lui. Il pezzo di merda che mi aveva tolto la verginità, stuprandomi, quando avevo 13 anni.
Da allora, era convinto che il mio corpo fosse di sua proprietà.
"Marta" e fece un cenno d'inchino, per sfottermi.
"Testa di cazzo" e mimai il suo stesso gesto.
"Bambolina, non alzare troppo il gomito con me, che lo sai come va a finire" mi disse lui,con aria maliziosa e minacciosa.
"Tu saresti?" Chiese Jaser. Non doveva intromettersi, non poteva fronteggiare quella gente.
"No, TU, piuttosto, chi cazzo sei?" Chiese lo stronzo, che all'anagrafe risultava col nome di Fabrizio, ma conosciuto come "La Bestia".
"Jaser" rispose lui tranquillo,porgendogli la mano.
La Bestia, inquanto tale, si sputò nella sua, che poi strinse bene a quella di Jaser, il quale rimase impassibile, sempre sorridente.
"Bestia, cosa vuoi?" Chiesi, scocciata.
"Parlami con rispetto signorina" disse, prendendomi il viso da sotto il mento. Mi allontanai, con un profondo disgusto in volto.
"Non la toccare" si intromisse ancora Jaser. Non doveva. Sarebbe finita male.
"L'ho taccata più di quanto pensi, questa puttanella qua. Anzi, mi è propio venuta voglia di sbattermi il suo bel culetto. Se non ti dispiace" e mi tirò dal braccio.
"Mi dispiace e come" disse minaccioso Jaser, avvicinandosi alla Bestia. Doveva andare via. Lo avrebbe ucciso a pugni, come aveva fatto con altri. La bestia gli sferró un pugno in pieno viso, facendolo cadere a terra. Non ebbi il tempo di constatare se era svenuto o se era sncora cosciente, che La bestia mi caricò sulla sua macchina e mi portò via, verso una destinazione che conoscevo bene.

Jaser.

Ero a terra. Non riuscivo a muovermi. Sentivo il sangue scorrere. Poi una macchina partì, veloce, passando ad un metro dal mio corpo.
Se l'era portata via.
Ed io non avevo fatto nulla.
Ero lì, disteso inerme, inutile.
Avevo fallito.
Mi rialzai a fatica. Pulì il viso dal sangue con la manica del giubotto e mi diressi a passo svelto verso casa.
Ero incazzato, con me stesso.
In che guai ti vai a mettere Jaser? Ti sei innamorato di una tossica!
Inmamorato. Lo avevo detto. Ero innamorato.

Presi a pugni la parete di casa, appena vi ci entrai. Dovevo sfogarmi. In qualsiasi modo.
Poi mi venne in mente. Potevo finalmente capire perché Marta era ossessionata dal bisogno di fumare. Cosa si provava?
Presi il suo giacchetto di pelle, che aveva lasciato all'entrata. In una tasca trovai una bustina con l'erba,in un'altra le cartine e le sigarette. Aprì il pacchetto per staccare il pezzo di cartone per fare il filtro. Ovviame te non c'era. Trovai un vecchio biglietto del treno, ed usai quello.
Girai la canna, alla meno peggio.

"Cosa cazzo provi Marta? Cosa?" Urlai contro nessuno, o contro me stesso. Ma in quel momento, mi sentivo nessuno.
La accesi con il fornello della cucina Feci un tiro.
Tenni il fumo nel polmoni per qualche secondo.
Lo ricacciai fuori.
Un'altra volta.
Ed un'altra.
Ed ancora.
La finì senza neanche accorgermene.
Mi sentivo strano, la testa pesava, ma tutto il resto appariva così leggero e ovattato.
Non pensavo a nulla.
Mi addormentai.

SPAZIO AUTRICE_

HELLO UNICORNS! ♡

Iniziano i guai per i nostri personaggi.
Niente da dire, penso che il capitolo parli da se.

Ci tengo ad aggiornare almeno una volta al giorno, e lo sto facendo anche se sono le 3.23. Sono un bravo unicorno.
Ah, buona Pasqua.

Lasciata qualche commento e le stelline. Bye!♡

Psycho || Jaser Saved Me.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora