turn back to the time when we where child.

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Marta.

I nostri corpi erano coperti solo dal sottile lenzuolo bianco.
Lui mi teneva stretta a se.
Con la testa appoggiata al suo petto, riuscivo a sentire il profumo di Jaser che tanto amavo.
"Vuoi mangiare qualcosa?" Mi chiese lui.
Feci cenno di si con la testa.
Ordinò sushi.

"Cosa facciamo sta sera?" Chiese ancora, raggiungendomi sul balcone, dove stavo fumando una sigaretta.
Feci spallucce
"Facciamo un altro giro in centro?" Propose.
L'idea di camminare per kilometri, come pomeriggio, non mi allettava.
Si accorse del mio poco entusiasmo.
"Altrimenti...non so, potremmo andare alle giostre" propose ancora.
I miei occhi, lo sapevo, si erano illuminato di uno scintillio infantile.
Sorrise alla mia reazione.
"Sembri una bambina" mi schernì.
I diedi un leggero colpetto sul braccio, fingendomi offesa.
Rise e mi abbracciò.
"Quando arriva il sushi?" Chiesi.
"Dovrebbe arrivare a momenti, il locale è qui vicino!" Rispose lui.

Dopo poco tempo, il fattorino suonò alla porta, consegnandoci l'ordine.
Mangiammo tutto velocemente, tanto eravamo affamati, ed andammo sotto la doccia insieme. Era una cosa che adoravo fare. Le sue mani che mi insaponavano, il vapore che ci avvolgeva. Era tutto fin troppo bello.

Una volta pronti, ci incsmminammo verso le giostre.
La città era illuminata da mille lucine che la rendevano molto suggestiva.
Riuscivo a sentire l'aria natalizia come mai nella mia vita.
Vedevo le bambine passeggiare mano nella mano con i propri genitori.
Anche se non idossavano cappottini costosi e berretti firmati come me da piccola, erano ricche di qualcosa di migliore. Di amore.
Ed ero felosa, terribilmente gelosa.

Jaser.

Marta aveva perso a luce negli occhi.
Guardava le bambine. Sapevo bene a cosa stava pensando.
Non potevo colmare quel vuoto che sentiva dentro a causa dei suoi genitori, ma potevo e dovevo farla sentire meglio facendole passare un bel Natale.

Mi teneva stretta la mano, ma la sentivo distante, assente.
Come interrompere quel flusso di pensieri che la stavano facendo alienare da tutto il resto?
Arrivammo alle giostre, senza dire nulla per tutto il tragitto. Quel silenzio stava diventando così assordante, per me.

"Da dove cominciamo?" Le dissi, sorridendole, per riportarla sulla terra.
"Decidi tu" Mi sorrise, o almeno ci provò.

La trascinai verso le mie giostre preferite, una dopo l'altra, senza fermarci. Ogni pausa avrebbe potuto farla ritornare ai suoi pensieri.
Rideva, finalmente. E sorrideva, sinceramente.
"Ti stai divertendo" notai, sorridendole.
Rise di ricambio. E quella risata mi riempì il cuore.
"Sono esausta" ammise, sbuffando una risata.
"Vuoi un gelato?" Le chiesi, indicandole un carretto colorato affollato di bambini.
"Si!" Esclamò.
Presimo il gelato e tornammo verso la piazza centrale.
"Oddio, è buonissimo!" Esclamò ancora, entusiasta.
Una risata uscì spontanea dalle mia bocca.
Avrei voluto fosse sempre così.
Ma amavo anche la sua parte più cupa, per qualche motivo.
Si, la amavo.
Come amavo tutto di lei.
Amavo i suoi occhi glaciali. I suoi sorrisi tristi, e ancor più quelli infantili, abbinati agli occhi lucidi.
Amavo quando era assente, perché potevo osservarla e lasciarmi incantare da quei lineamente così belli.
Amavo Marta in tutto ciò che era.
E avrei dovuto dirglielo. Quella sera.

"Ho cambiato idea" mi fermai di colpo.
Sapevo dove portarla.
La trascinai verso un parchetto dove andavo da bambino. La sera, lo sapevo bene, era popolato da giovani coppiette.
Un posto tranquillo, che sarebbe stato perfetto per dichiararmi.
C'era una panchina, in particolare, davanti ad una grande fontana. Ed è lì che la portai.
Ci sedemmo. Si accese una sigaretta.
E mi accorsi che, per quanto odiassi il fumo, non riuscivo a non amare, e forse anche invidiare, la sigaretta che si poggiava su quelle labbra morbide e perfette.

"Ci venivo spesso qui da piccolo. Molte volte scappavo di casa e mi sedevo su questa panchina, ad ammirare l'acqua." Le raccontai.
"Adoro questo posto" ammise, guardandosi attorno.
"Volevo condividerlo con te. Questa panchina mi ricorda tante cose. Voglio che mi ricordi anche te" dissi.
Mi sorrise, stampandomi un leggero bacio sulle labbra.

Era il momento fiusto, nel posto giusto.
Avrei dovuto dirglielo in modo schietto? O tergiversarci sù? Ma a lei non piaceva quando giravo attorno alle cose. Ma non vedevo altro modo.

"Sai, mi piace pensare a come ci siamo conosciuti. A tutto quello che abbiamo affrontato insieme, anche se in poco tempo. È strano come, a volte, la vita decida di farti un regalo. Il mio regalo sei stato tu, rannicchiato in un vicolo con una canna fra le dita. Gli occhi persi. Ti sei lasciata trascinare, perché non avevi altro da fare. E vorrei che tu ti lasciassi trascinare sempre allo stesso modo. E -" mi interruppe, come avevo previsto.
"Te lo dico sempre, tergiverdi troppo!" Mi schernì ridendo "arriva al dun-" questa volta fui io ad interromperla, con un secco, deciso, ma pur sempre dolce, "Ti amo".

SPAZIO AUTRICE .

HELLO UNICORNS! ♡

Un capitolo più lungo del solito per scusarmi per l'assenza di qualche giorno.
Spero vi sia piaciuto!

Un grande bacio a lei che è una delle ragazze carine carinc che mi segue su twitter ♡
(Anche se, alla fine, non ho mantenuto la promessa perché domenica ho studiato tantissimo, sorry!)

Un grande bacio a lei che è una delle ragazze carine carinc che mi segue su twitter ♡(Anche se, alla fine, non ho mantenuto la promessa perché domenica ho studiato tantissimo, sorry!)

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Psycho || Jaser Saved Me.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora