capitolo 5

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Che avevo fatto! L'avevo baciata. Perché avevo fatto una cosa del genere, io non potevo baciarla, non mi era concesso.
Mi recai in bagno, mi avvicinai al lavandino, aprii il rubinetto e misi la testa sotto l'acqua corrente per schiarirmi le idee. L'acqua mi aiutava sempre, ma questa volta no. Nella mia mente ruotavano tutte le sensazioni e l'emozioni che avevo provato baciandola. Quel senso di piacere e benessere scorreva ancora nelle mie vene come una scarica elettrica, e ne volevo ancora, anzi, di più. Ripensavo alle sue morbide labbra sulle mie, al suo dolce sapore, che finalmente avevo assaporato.
<<Che sto facendo! Su avanti, datti un contegno e riprenditi!>>.
Tolsi la testa dall'acqua corrente e chiusi il rubinetto. Dovevo tornare da lei e farle le mie scuse, e se non mi avesse perdonato era libera di dire a chiunque il mio segreto.
Percorsi la strada che mi separava dal bagno al mio ufficio a grandi falcate finché non arrivai a destinazione. Quando arrivai davanti la porta del mio ufficio, Tyler mi guardò con un'alzata di sopracciglio, invece Margaret si agitò come una forsennata. <<Oh, signor Cross, che le è successo? Le vado a prendere immediatamente qualcosa per asciugarsi>>. Non ebbi nemmeno il tempo di parlare che già era sparita. Come aveva fatto a correre così in fretta con quei tacchi vertiginosi? Mah! Lo sapeva solo lei.
Aprii la porta ed entrai, non ebbi nemmeno il tempo di entrare, che mi ritrovai Emma che mi abbracciava.
<<Mi ero tanto preoccupata, sei scappato via così in fretta e poi non sei tornato più>>.
La strinsi ancor di più a me. <<Perdonami se puoi per ciò che ti ho fatto, e se non vorrai farlo ti do il permesso di dire a tutti il mio segreto>>, le sussurai.
Si staccò da me per guardarmi con un aria torva. <<Che stai dicendo, io non ti devo perdonarti un bel niente, e poi che hai combinato, sei tutto bagnato>>.
<<Emma, ti ho baciata e non avrei dovuto farlo>>. Non riuscivo più a guardarla negli occhi per il senso di colpa.
Allungò una mano per accarezzarmi i capelli. <<Ma guardati, sei bagnato come un pulcino>>.
Perché mi guardava in quel modo, come se provasse tenerezza per me. Lei doveva solo provare disprezzo e odio nei miei confronti.
Tolsi la sua mano dai miei capelli. <<Emma...>>.
<<No, ascoltami! È successo, sono cose che capitano e basta, non ne fare un dramma! E adesso, se non ti dispiace, ti asciugo questi capelli, prima che ti salga un'altra volta la febbre, e mi svieni davanti agli occhi come l'ultima volta e mi venga un altro colpo>>. Sembrava un soldato per quanto era autoritaria.
<<Ora, se non ti dispiace vado a cercare qualcosa per asciugare questi capelli>>. Prima ancora che avesse il tempo di uscire bussarono alla porta, doveva essere Margaret.
<<Avanti!>>.
Era Margaret con un asciugamani e un Phone in mano.
<<Signore, le ho portato questi per asciugarsi>>, mi informò.
<<Grazie Margaret, sei gentile a preoccuparti per me>>, la ringraziai regalandole un sorriso, <<poggiali pure sulla mia scrivania>>.
<<Sì, c-certo>>, boccheggiò, che aveva?
Posò le cose e se ne andò, lasciandomi con Emma, quest'ultima andò a prendere l'asciugamani, si avvicinò a me e mi disse: <<Siediti e non fare storie>>. Suonava come un ordine e mi sa che lo era.
Le obbedii immediatamente, si avvicinò a me iniziando a strofinare delicatamente l'asciugamani su i miei capelli. Era una bella sensazione, erano anni che non la provavo, mi era mancata. Mi abbandonai a quel contatto, ero rilassante, quasi me né ero dimenticata di come ci si sentiva a essere rilassati. Purtroppo quel massaggio non durò allungo.
<<Quella si è dimenticata di portare il pettine! Vado a prenderlo>>, disse indispettita andandosene via lasciandomi sola.
Ero di nuovo sola, quella solitudine mi opprimeva, faceva si che la voragine nel mio petto si aprisse ancor di più. Mi abbandonai sul pavimento in preda allo sconforto, le lacrime uscirono prepotenti. Perché le persone che amavo mi abbandonavano sempre?
<<Eccomi scusa il... ma dove sei?>>, chiese Emma, prima di trovarmi sul pavimento.
<<Cos'è successo, cosa ci fai sul pavimento?>>. Dal suo tono di voce era decisamente preoccupata. Si avvicinò a me asciugandomi le lacrime. <<Perché stai piangendo?>>, mi chiese tristemente.
La guardai negli occhi. <<Perché mi hai lasciato solo, e io non voglio mai più rimanere solo>>. Altre lacrime scesero dai miei occhi.
Si distese di fianco a me. <<Sciocchino, tu non sei solo, ci sono io adesso con te e non me ne andrò finché non mi vorrai più>>. Le sue parole mi toccarono fin nel profondo.
<<Posso abbracciarti?>>, le chiesi timidamente.
Mi sorrise con la tristezza nei occhi, e senza dire ne si e ne no, si adagiò su di me acoccolandosi. La strinsi a me inalado il suo dolce profumo. Restammo in quella posizione per non so quanto tempo, finché non fui riportata alla realtà da lei. <<Erick, alzati, ti devo asciugare i capelli!>>. Esclamò.
Le sorrisi. <<Perché sorridi?>>, mi chiese sorridendo a sua volta.
<<Perché è la prima volta che mi chiami per nome>>.
<<In teoria non ti ho chiamato per nome, visto che ti chiami in un altro modo>>, disse pensierosa e poi aggiunse, <<Saprò mai il tuo vero nome?>>.
<<Mi chiamo Erika>>, le sorrisi ancora.
Mi guardò alzando un sopracciglio divertita... da me?
<<Fantasia zero, eh?>>.
Scoppiai a ridere e anche lei. <<Sì, in effetti, comunque è solo per comodità>>, le spiegai.
<<Capisco>>. Si alzò, prese il Phone e andò alla ricerca di una presa. Mi alzai e mi andai a sedere.
<<Togliti la giacca>>, mi ordinò.
La guardai confusa. <<Perché?>>.
Mi guardò torva. <<Se non l'hai notato è tutta bagnata>>. Alzò gli occhi al cielo.
Mi tolsi la giacca e l'appoggiai sulla sedia. <<Contenta?>>.
<<Mm... Per il momento sì>>. Si avvicinò a me con il Phone in una mano e nell'altra il pettine.
Iniziò ad asciugarmi i capelli e a sistemarli col pettine, era molto brava.
Mi beai di quel contatto, anche questa esperienza non la provavo da tanto tempo mi era mancata.
Dopo qualche minuto terminò, mi guardò con sguardo fiero dicendo: <<Manca qualcosa... Ah!>>. La guadai stranita, ma che aveva?
Mi allentò la cravatta, la sfilò per poi poggiarla sulla mia giacca che era riposta sulla sedia. Mi sbottonò il primo bottone della camicia, ma non era ancora soddisfatta, quindi mi prese il braccio e iniziò ad arrotolare la manica della camicia, poi passo all'altra.
Dopo che ebbe finito disse: <<Sì, adesso va meglio>>. Era molto contenta, e se lo era lei lo ero anch'io, quindi le feci un gran sorriso. <<Grazie>>. Mi alzai e le diedi un bacio leggero sulla guancia. Quel gesto la fece rabbrividire, segno che provava ribrezzo nei miei confronti, mi si spezzava il cuore. Si allontanò da me e disse frettolosamente: <<Devo andare in bagno!>>.
Stava per scappare via, ma la fermai.<<Dove vai!>>, esclamai.
<<In bagno>>, disse senza neanche guardarmi.
<<Ma se neanche sai dove si trova, ti accompagno>>.
Mi guardò e poi rassegnata disse: <<Ok>>.
Mi affrettai a raggiungerla per poi aprirle la porta. Quando uscimmo Margaret si affrettò ad alzarsi, ma io la fermai con un cenno della mano. Fortunatamente il bagno era poco distante dal mio ufficio, il ché era una manna dal cielo nei momenti di bisogno.
Quando arrivammo al bagno incontrammo Mary, era nuova, ma era molto promettente per le idee che tirava fuori.
<<Salve capo, che a fatto!? Sta benissimo, è più bello del solito>>. Mi guardò meravigliata e io arrossii dall'imbarazzo.
Qualcuno si schiari la gola. Chi era? Mi voltai ed era Emma che stava guardava in cagnesco Mary.
<<Non ha nient'altro da fare, oltre che a perdere tempo?>>, la rimproverò, che l'era preso, oggi, ce l'aveva con tutte?
Mary la guardò in modo truce e poi se né andò indignata.
Mi voltai verso Emma e la ripresi, <<Si vuol sapere perché oggi ce l'hai con tutte!?>>.
Mi fulminò con lo sguardo. <<Ma non lo vedi come ti guardano?>>, mi chiese e io non capii che voleva intendere.
<<Non capisco>>.
<<Ci sei o ci fai? Quelle là ti mangiava con gli occhi, ti guardano come se ti volessero scopare!>>.
Mi avvicinai a lei. <<Non è che per caso sei gelosa?>>, la stuzicai come al solito.
<<Figuriamoci se sono gelosa. Il fatto è che non è professionale>>, tento di spiegarmi, ma io non le credevo più di tanto, c'era qualcosa sotto.
<<Non dovevi andare in bagno?>>, le ricordai.
<<No, non ci devo andare più!>>. Era arrabbiata.
Visto che non doveva andare più in bagno, ci avviammo verso il mio ufficio. Giunti a destinazione non ebbi nemmeno il tempo di mettere la mano sulla maniglia, che Margaret mi chiamò. <<Sì, Margaret?>>.
<<Signore, la volevo informare che domani ha una riunione con i giapponesi e che i documenti nuovi sono arrivati>>, mi informò.
Le stavo per dire grazie, quando mi venne un'idea assurda. Mi avvicinai a lei, le presi la mano e gliela baciai. <<Grazie, Margaret, efficiente come sempre>>, le dissi nel modo più sensuale possibile. Mi voltai ed entrai in ufficio senza guardare Emma. La sentii entrare e chiudere la porta, improvvisamente sentii un dolore alla nuca. <<Aih!>>.
<<Idiota!>>.
Mi voltai e vidi il suo sguardo assassino.
Indietreggiai. <<Emma...>>.
<<Tu, stupido idiota, come osi flirtare con quella!>>. Era furiosa con me, non l'avevo mai vista così.
<<C-calmati>>, balbettai per la paura.
<<Calmarmi...>>. Fu interrotta dalla porta che si apriva, era Tyler.
<<Scusate, ma è ora di pranzo>>, ci informò prontamente. Se non ci avesse interrotto a quest'ora Emma mi avrebbe già ucciso.
<<Veniamo subito>>. Mi affrettai a raggiungerlo.
Per tutto il tragitto lei mi guardò come se mi volesse uccidere e io mi incollai il più possibile a Tyler. Che le era preso? Di certo non era gelosa, visto che non prova qualcosa per me. E allora cosa aveva? Fatto sta, che quando saremo ritornati a casa, le avrei chiesto spiegazioni. Dopo un po' finalmente arrivammo alla mensa, stavo giusto morendo di fame. Continuava a non parlarmi e a guardarmi in modo truce. Prese il vassoio e ordinò una pizza, dell'insalata, prese anche un dolce alla panna e una soda. Decisi di prendere quello che aveva preso lei.
<<Vieni>>, la esordì a seguirmi, rimase ferma per un po', ma poi acconsentì di seguirmi. La guidai verso il mio solito tavolo dove mi sedevo a mangiare con Tyler, Margaret, Jessica e Alice.
<<Salve ragazze, lei è Emma ed è in visita>>, le salutai spiegando chi era la ragazza misteriosa e cosa ci faceva qui.
Le ragazze ci salutarono e fin'ora tutto apposto. Iniziai a mangiare in tranquillità, l'insalata ed era davvero buona, ma purtroppo quella pace non durò allungo.
<<Erick, che hai fatto? Stai davvero benissimo!>>. Era stata Alice a parlare, era sempre la solita chiacchierona.
<<Niente di che, faceva caldo e ho tolto qualche strato, tutto qui>>, mi limitai a dire, volevo solo mangiare in pace.
<<E i capelli, ti stanno una favola, hai deciso di cambiare pettinatura per caso?>>. Questa volta a parlare fu Jessica, un'altra pettegola. Stavo per risponderle, ma fui interrotta da Margaret.
<<Veramente, prima è scappato in fretta e furia per non so dove e poi è tornato con i capelli bagnati>>. Tutte e tre mi guardarono in modo strano. Stavo per rispondere, ma fui interrotta, un'altra volta, ma questa volta da Emma.
<<Ragazze, non potete immaginare cos'è successo>>. Stava ridendo, che aveva in mente? <<Allora, c'era un caldo pazzesco, quindi lui decide di aprire la finestra, e fin qui tutto bene, ma poi decide di affacciarsi>>. Altre risate più forti, <<e guarda caso, in quel preciso istante decide di passare un uccello e di fare i suoi bisogni sulla sua testa>>. Questa volta anche gli altri si unirono alle risate, specialmente Tyler. Come aveva potuto mettermi in ridicolo davanti a loro. Avevo bisogno di un po' d'aria prima che facessi una strage.
<<Vado un attimo in bagno, scusate>>, dissi loro senza neanche guardarli.
Andai di filato in bagno, non volevo più sentire le loro risate. Come aveva potuto farmi questo, era arabbiata fino a questo punto con me? Di certo a casa le avrei chiesto spiegazioni anche su questo.
Mi sciacquai il viso e ritornai da quegli ingrati che avevano riso di me. Quando arrivai in mensa, mi si parò di fronte la visione di quel viscido di Alec, che ci stava provando spudoratamente con Emma, e Tyler se ne stava lì senza fare niente. Corsi immediatamente da loro. <<Salve Alec, che sta facendo?>>. Cercai di trattenermi dal dargli un pugno sul muso.
<<Mi stavo solo presentando alla signorina, le ho chiesto se voleva fare un giro del posto>>, mi spiegò col suo fare viscido.
<<Non ti preoccupare, è mia ospite, quindi ci penserò io a farle fare un giro>>.
Si avvicinò a me e mi sussurrò all'orecchio: <<Su avanti, sia gentile come sempre e condivida la troia che ha pagato per smentire le voci che girano su di lei>>. Non ci vidi più dalla rabbia, gli mollai un pugno dritto sul naso. Quel viscido, come aveva osato chiamare la mia Emma a quel modo!
<<Tyler, raccatta le sue luride cose e buttale fuori, perché questo qua è licenziato e butta fuori anche lui!>>. Che liberazione, era da tanto che lo volevo fare.
<<Sì, signore, con vero piacere>>. Neanche a lui andava a genio.
<<Tu!>>, mi rivolsi ad Emma, <<torniamo a casa>>, le ordinai.
<<S-sì>>.
Mi incamminai verso il parcheggio ed Emma mi seguì senza fare storie. Giunti davanti l'auto le aprii il sportello, <<Entra!>>, le ordinai, ero furiosa.
Mi accomodai accanto a lei e chiusi lo sportello sbattendolo. La mano iniziava a farsi sentire, erano secoli che non tiravo un pugnio così.
<<Si vuol sapere perché hai tirato un pugno a quel poverino e perlopiù, perché l'hai licenziato?>>, mi disse indignata ritrovando il coraggio.
<<Perché ha fatto qualcosa che non doveva fare>>. Non riuscivo a guardarla.
<<Cioè parlare con me, ma andiamo!>>. Non le risposi.
<<Mi vuoi rispondere!>>,urlò.
Sentii un movimento, mi voltai e me la ritrovai praticamente su di me.
<<Allora?>>, mi incalzò.
<<Vuoi proprio saperlo?>>. Era troppo vicina.
<<Sì>>.
<<Ti ha insultata>>.
Mi guardò confusa, così ritentai.
<<Lui pensava che ti avessi pagato per sviare certe voci che girano su di me e lui...>>. Non riuscii a proseguire per la rabbia.
<<Che c'è, per caso ne voleva approfittare?>>, disse scherzando, ma aveva ragione.
<<Sì, e non sai come ti ha chiamato>>. Digrignai i denti per la rabbia.
Appoggiò il capo sulla mia spalla e un brivido mi attraversò tutta la schiena.
<<Che stupido che sei, non c'era bisogno che lo prendessi a pugni, guarda la tua mano, si sta gonfiando>>, mi disse preoccupata predendomi la mano.
<<Non è niente, un po' di ghiaccio e passa tutto>>, la rassicurai.
Mi strinse a se. <<Non lo fare più, io non sopporto che ti faccia male a causa mia>>.
<<Ne varrà sempre la pena, ma se è questo ciò che desideri, allora va bene>>, le sussurai stringendola ancor di più a me.
Sentii la camminata di Tyler e mi staccai da lei, quest'ultima aveva l'aria confusa. <<Tyler>>, dissi semplicemente e in quell'istante aprì lo sportello.
<<Signore, ha un destro micidiale>>, si congratulo sedendosi al posto di guida.
<<Sì, lo so>>, mi vantai.
Finalmente arrivammo a casa così avrei potuto parlare in privato con Emma, mi doveva delle spiegazioni.
<<Signore, che le è successo alla mano!>>. Fu la reazione di Greta quando entrammo in casa. Quella donna aveva la vista più acuta di un falco.
<<Non è niente Greta, un po' di ghiaccio e passa tutto>>, la rassicurai, be', almeno tentai.
<<Che sta dicendo, chiamo subito il dottor Black!>>. Scattò a prendere il telefono.
<<Greta, non ce né bisogno, sto bene>>, tentai di calmarla.
<<Potrebbe essere rotta>>. Quella donna era sempre esagerata in tutto.
<<E va bene, fa come credi>>. Mi arresi.
Chiamò il dottore e poi mi diede del ghiaccio e mi informò che sarebbe arrivato il prima possibile. Presi il ghiaccio e trascinai Emma con me verso la mia camera da letto lontani da Greta.
Mi andai a sedere ai piedi del letto e misi il ghiaccio sulla mano, mi ci voleva proprio.
<<Emma, posso chiederti una cosa?>>.
Mi scrutò. <<Sì, va bene>>.
<<Perché hai inventato quella scusa ridicola?>>.
Si mise a ridere. <<È stata la prima cosa sensata che mi è venuta in mente e poi mi volevo vendicare di te>>, mi confessò avvicinandosi a me.
<<Ti chiedo scusa, ma volevo vedere se ti ingelosivi>>. Mi vergognai di me per ciò che avevo fatto, non era da me.
<<Ti perdono... per questa volta>>.
Le feci un gran sorriso. <<Perché eri gelosa? Si sincera>>, le chiesi timidamente.
Sospirò rassegnata, si avvicinò e mi spinse sul letto per poi salire su di me. Io ero sdraiata e lei era a due centimetri dalla mia bocca, iniziai a sentire caldo.
<<Non mi piace il modo in cui ti guardano e ti parlano, e non mi piace il fatto che tu dia delle attenzioni a loro. Io voglio che guardi solo me e non voglio che le altre si avvicinino a te>>. Appoggiò le sue labbra alle mie, si stacco e se ne andò lasciandomi basita. Chiusi gli occhi per bearmi di quella bellissima sensazione.

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