capitolo 7

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Seattle casa Cross, ore 05:00 del mattino.

Quella mattina mi svegliai presto, perché dovevo fare una cosa molto importante.
Costai Emma, che era sopra di me e dormiva serenamente. Scesi dal letto, prima di andare a prepararmi l'ammirai per qualche istante, era bella anche con i capelli arruffati.
Mi preparai il più in fretta possibile, presi le chiavi di casa. Non potevo andarmene così. Andai a prendere un foglio e un penna dal mio studio e iniziai a scrivere:
"Mia adorata, non starò via molto, quindi sta tranquilla, tornerò da te.
Oggi prima di andare in ufficio devo fare una cosa importante. Ti prego, al mio ritorno non chiedermi niente.
P.S. Oggi pranziamo fuori?".
Piegai il foglio e lo poggia sul cuscino. Me né andai.

Comprai dei fiori dal fioraio all'angolo ed attraversai il cancello per andare dai miei genitori. Era da molto che non lì andavo a trovare, ma il lavoro non mi dava tregua, però oggi era un giorno particolare, era il loro anniversario.
Finalmente arrivai alla meta, misi i fiori in un vaso.
<<Ciao mamma e papà, si lo so, è da un po' che non vengo a trovarvi, ma sono stata impegnata con il lavoro>>, mi scusai con loro, <<sapete, per caso ho rincontrato la ragazza che mi piaceva al liceo e adesso stiamo insieme e io ancora non riesco a crederci>>, gli raccontai con estrema gioia.
Sospirai. <<Vorrei tanto presentarvela, ma è ancora troppo presto e doloroso. Non so se le parlerò mai di voi>>.
Li guardai per qualche istante. <<Mi mancate così tanto... Stavo per dimenticarmene, buon anniversario!>>. Rimasi lì per un altro po', ma era giunto il momento di tornare a casa, la mia Emma mi stava aspettando e io avevo bisogno di lei.

Seattle casa Cross, ore 07:45

Tornai a casa ed ero anche in gran ritardo, ad accogliermi fu Emma, che mi donò un tenero bacio.
<<Sì, pranziamo fuori, lontani da quelle>>, mi annunciò.
<<Sei la solita gelosona>>, ridacchiai.
<<Senti chi parla>>.
<<Io? No, che dici, ma quando mai>>.
<<Sì, come no. Tu sei quello che mi voleva bruciare il vestito>>. Ok questa l'aveva vinta lei.
<<Signore?>>. Benedetto Tyler, mi salvava sempre.
<<Sì, Tyler>>.
<<Dovremo andare, siamo in ritardo>>, mi informò.
<<Sì, ok... Emma, tu vieni?>>, gli chiesi, più che altro la pregai. Non volevo stare lontano da lei fino all'ora di pranzo.
<<Sì, certo. Devo tenerti lontano dalle grinfie di quella Margaret>>. Non le andava proprio a genio, cosa aveva fatto per meritarsi tutto questo disprezzo nei suoi confronti? Non riuscivo proprio a capirlo.

Seattle, ore 8:00

Giunti in ufficio, Margaret iniziò con la sua tiritera.
<<Signor Cross, è di nuovo in ritardo, e perlopiù adesso ha la riunione con i giapponesi e la stanno aspettando>>. Era arrabbiata con me.
<<Sì, Margaret, ci vado subito>>. Sbuffai e lei mi fulminò con lo sguardo.
<<T-Tyler... tieni d'occhio Emma per me>>, balbettai per lo scock subito da parte di Margaret.
<<Sì, signore>>.
Mi voltai verso di lei. <<Non ci metterò molto>>, le faci un sorriso, che ricambiò.
A malincuore andai dai giapponesi.
Quando entrai in sala riunioni, i giapponesi mi fecerò l'inchino. Mi inchinai e mi scusai per il ritardo.
Mi accomodai, presi i documenti e iniziai a parlare: <<Signori, voglio proporvi un affare, che non potete rifiuterete>. Restarono in silenzio, ma mi prestavano la loro attenzione, quindi proseguii, <<sicuramente vi ricorderete di quel posto, dove c'erano le belle ragazze...>>.
<<Sì, belle ragazze, ricorda io>>, mi interruppe il vecchio maniaco pervertito. Di certo non mi era mancato.
<<Bene. Sappiate che l'ho acquistato, vorrei fare uno scambio con voi. Vi cedo il Nightclub e io mi prenderò la vostra casa editrice>>, feci loro la proposta, nella speranza che accettassero, se così fosse stato, avrei risparmiato un mucchio di denaro.
Il vecchio ci pensò. <<Affare fatto>>, esclamò.
Bene, avevo ottenuto ciò che volevo e mi ero anche sbarazzata di quel postaccio.
<<Bene, deve solo firmare questi documenti>>. Glieli porsi. Gli diede una rapida occhiata e firmò.
Finalmente potevo tornare dalla mia Emma.

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