capitolo 11

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Di rientro dall'ufficio ricevetti una telefonata dal Seattle Times che mi chiedeva se poteva farmi un'intervista riguardo la mia relazione sentimentale. Per me non c'era nessun problema, ma prima di accettare dovevo chiedere a Emma se le andava bene e dopo di che avrei dato risposta. Così andai da lei a chiederle se le andava bene di fare quest'intervista, mi disse che non c'era alcun problema per lei. Dopo che Emma mi aveva detto che andava bene per lei richiamai il Seattle Times e confermai l'intervista.
Era raro che mi facessi fare un'intervista ma questa volta era diverso si trattava non solo di me, questa volta c'era anche la mia amata Emma. Volevo che il mondo intero sapesse che le appartenevo, si io ero sua e di nessun'altra.

Seattle, ore 9:00

Il Seattle Times aveva richiesto di fare l'intervista direttamente nel mio ufficio, dissi che andava bene e che non c'erano problemi, così eccomi qui ad accoglierli. Erano venuti per l'intervista un giornalista e un fotografo. Lì feci accomodare, così giornalista attaccò con le sue domande:
<<Signor Cross, dicendo di essere fidanzato con la signorina, smentisce le voci che circolano su di lei?>>.
Presi un respiro e iniziai a rispondere con disinvoltura. <<Devo dire che quando ho scoperto delle voci cge circolavano su di me sono rimasto stupito, non sapendo il perché dell'inizio di tutto ciò. Onestamente non m'interessa, che la gente pensi quello che vuole perché io so quello che sono e quello che voglio. Dicendo questo affermo che amo solamente e unicamente la mia fidanzata>>.
<<Tutti si chiedono come questa ragazza sia riuscita a conquistarla, visto che molte hanno fallito>>.
<<È semplice, lei ha ciò che le altre non possiedono>>.
<<Cosa per l'esattezza?>>, mi chiese curiosa.
<<Lei riesce a capirmi a rialzarmi quando cado, è la mia ancora di salvezza, senza di lei non sarei niente>>. Ed era la pura verità.
<<Signorina Greene, lei si è fidanzata con il signor Cross per puro interesse?>>. Come osava chiedere una cosa del genere alla mia Emma! Di certo avrebbe risposto di no.
Emma aggrottò le sopracciglia. <<Certo che no. A me non importa nulla del suo denaro e poi io mi sono innamorata di lui ancor prima che diventasse ricco>>. Era indignata da domanda.
<<Ancor prima? Quindi vi conoscevate da prima, è questo che sta dicendo?>>, chiese la giornalista curiosa.
Notai che non sapeva che dire, così intervenni per salvarla. <<Infatti sì, ci conoscevamo da prima>>.
<<Oh, dove vi siete conosciuti per l'esattezza?>>, chiese curiosa come una bambina.
<<Ci siamo conosciuti quando frequentavamo l'ultimo anno di liceo>>, spiegai.
<<Oh, capisco, stavate insieme allora?>>.
Emma ed io ci voltammo guardandoci negli occhi e ridemmo complici. <<Veramente, nessuno sapeva niente dell'altro>>, rispondemmo all'unisono.
<<Non capisco>>, la giornalista era un po' confusa.
<<Ci guardavamo da lontano ma nessuno dei due aveva il coraggio di farsi avanti>>.
<<Oh, ora capisco. Bene, passiamo alla prossima domanda... A quando il matrimonio?>>. Quasi mi strozzai con la mia stessa saliva sentendo la domanda.
Di certo non potevo digli che non mi sarei sposata con Emma visto che non era ancora consentito negli stati uniti il matrimonio tra due donne.
<<Be', ancora non è stato deciso nulla>>.
<<Capisco... bene, con le domande abbiamo finito, mancano solo le foto>>.
Il fotografo ci fece mettere in posa insieme scattandoci alcune foto, dopo che ebbe finito, ci salutarono andandosene via. Finalmente quella tortura era finita, non ne potevo più.
<<Finalmente soli>>, sbuffai.
<<Già>>. C'era qualcosa di strano nel tono della sua voce, così andai nella scrivania, dove si era andata a sedere.
<<Cosa c'è?>>, le domandai.
<<Niente, mi chiedevo solo se ci sposeremo mai>>, mi disse pensierosa.
Sorrisi. <<Tu vuoi sposarmi?>>.
<<Non sarebbe una cattiva idea quella del matrimonio>>. Puntò i suoi occhi verdi nei miei, <<e tu vorresti sposarmi?>>, mi chiese spiazzandomi completamente.
<<Io desiderò stare con te per sempre, ma il matrimonio... non credo che sia fattibile per noi>>.
Corrucciò la fronte. <<E perché mai?>>.
<<Emma, si realista, noi due siamo ragazze, la cosa è complicata>>.
Si alzò di scatto dalla sedia infuriata guardandomi in cagnesco. <<Non è questo il tuo problema, il fatto è che tu non vuoi che nessuno scopra il tuo assurdo segreto!>>, mi urlò.
<<Tu pensi che il mio segreto sia assurdo?!>>. Non riuscivo a credere a ciò che mi stava dicendo. <<Senza il mio assurdo segreto, come lo definisci tu, a quest'ora io, non sarei qui, e tu, ti ritroveresti ancora in quel postaccio!>>, le urlai a mia volta.
Mi fulminò con lo sguardo come non aveva mai fatto prima da all'ora e se né andò infuriata sbattendo la porta violentemente.
Che imbecille che ero! Parlavo sempre a sproposito e non pensavo mai prima di dire qualcosa.
Qualcuno bussò alla porta, sicuramente era lei, così mi precipitai ad aprire, ma non era lei, era Margaret.
<<Cosa c'è Margaret?>>.
<<La signorina Mary desidera parlare con lei, signore>>, mi riferì scrutandomi. Che avesse sentito la lite?
<<Falla entrare>>, le dissi seccata.
Fece entrare Mary, quest'ultima si richiuse la porta alle spalle.
<<Cosa c'è, Mary?>>, le chiesi mentre mi dirigevo alla mia scrivania.
Improvvisamente mi sentii strattonare un braccio facendomi voltare, ritrovandomi delle labbra estranee sulle mie. Quelle labbra mi disgustavano, mi davano fastidio, le uniche che volevo, erano solo quelle di Emma.
<<Sei un idiota, ti odio!>>. Quella voce, era la sua. Emma!
Spinsi via Mary disgustata, rivolsi lo sguardo sulla porta e lì c'era Emma che aveva visto tutta la scena.
<<Lascia che ti spieghi>>. Mi avvicinai a lei ma indietreggiò.
<<Mi fai schifo, come hai potuto farmi questo>>. Calde lacrime le uscirono prepotenti dai suoi occhi rigandole il suo splendido viso.
<<Emma io...>>. Non mi lasciò finire la frase, che scapò via.
Non poteva finire così, decisi di correrle dietro. Era veloce per avere delle gambe così esili e magre.
<<Ti prego fermati!>>, le urlai dietro ma non mi diede ascolto.
Sentivo il fiato che si faceva sempre più corto, la testa iniziava a girarmi e il polmone iniziò a bruciare e a farmi male. Si fece improvvisamente tutto nero.
Di nuovo quell'oscurità opprimente che mi faceva tanta paura. Ero di nuovo sola, nessuno mi amava. L'unica ragione della mia misera vita se n'era andata via per sempre lasciandomi un'altra volta sola. Mi abbandonai a quello sconforto in preda alle lacrime, lei non c'era più ed era tutta colpa mia.
Sentii qualcosa di appuntito conficcarsi del mio braccio dandomi un senso di stordimento, cercai di aprire gli occhi ma non ci riuscii.

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