capitolo 12

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Seattle casa Cross, ore 03:00 del mattino

Me ne stavo sul mio letto a rigirarmi in continuazione senza prendere sonno, ero troppo in ansia per la vita di Emma per riuscir a dormire e mi sentivo sola. Greta e Tyler mi avevano costretto ad andare a riposare, ma come potevo dormire sapendo che l'amore della mia vita era chissà dove con quel viscido di Alec? Loro non capivano il mio stato d'animo. Mi sento come allora, quando era morti i miei genitori, mi sentivo sola, abbandonata e in colpa. Solo che ora sapevo che non era colpa mia ma del padre di Alec. Che centrasse qualcosa col rapimento di Emma? Probabile. Di certo quei due non l'avrebbero passata liscia tanto facilmente, guai a toccare coloro che amo più al mondo.
Un rumore improvviso mi fece scattare in avanti, mi guardai intorno e capii che era il mio telefono. Allungai la mano verso il comodino e afferrai il telefono con la mano che mi tremava dall'agitazione.
<<Pronto?>>. Constatai che anche la voce mi tremava.
<<Sei stata brava e quindi ti ricompenserò ridandoti la tua adorata>>. Sentii dall'atro capo del telefono quella inconfondibile voce viscido.
<<Che cosa devo fare?>>.
<<Incontriamoci al vecchio molo>>.
<<Va bene>>. Il cuore stava per uscirmi dalla gabbia toracica per l'agitazione.
<<Ti do due ore e se scopro che hai chiamato la polizia o ti sei portato dietro il tuo scimmione, lei è morta>>. Rabbrividii a quella parola.
Di soppiatto andai nel mio studio a pendere la cartella con i documenti, mi vestii in modo che nessuno mi potesse riconoscere e sgattaiolai fuori senza farmi notare.
Camminai per qualche minuto fino a trovare un taxi libero.
<<Dove la porto signore?>>, mi chiese l'autista.
<<Al vecchio molo e faccia in fretta, per favore>>.
<<Subito, signore>>.

Vecchio molo di Seattle, ore 4:30

Fortunatamente ero in anticipo di mezzore, diedi il denaro all'autista e andai alla ricerca di quel viscido. Quel posto era inquietante, povera Emma chissà come stava?
Alle mie spalle sentii un passo trascinato, non era Alec, e allora chi era? Mi voltai e vidi il volto del mio peggior nemico.
Era Gregorio Smith, l'assassino dei mei genitori e del padre di Emma ed aveva in mano una pistola puntata verso di me. Non avevo paura di lui e neanche della sua pistola.
Lo guardai dritto nei occhi mostrandogli che non avevo paura di lui. <<C'entri qualcosa col rapimento di Emma?>>.
Mi fece un sorriso beffardo. <<Sì, è stato tutto un piano premeditato. Adesso vieni con me che ti racconto>>. Si avvicinò a me, rimasi immobile, senza preavviso mi assestò un colpo alla nuca con il calcio della pistola ma non troppo forte, probabilmente mi voleva lucida e cosciente. Mi prese per un braccio trascinandomi a forza verso un container.
Mi scaraventò per terra con violenza facendomi un gran male. <<Figliolo, guarda chi ti ho portato!>>.
Sentii il passo pesante di Ale che si faceva sempre più vicino a me, alzai lo sguardo per guardarlo negli occhi con tutto l'odio che avevo in corpo.
Arrivato vicino a me, si abbassò per guadarmi meglio. <<Adesso non fai più tanto lo sbruffone, eh?>>.
<<Dov'è Emma?>>. Dov'era e come stava!?
<<Tranquilla, sta bene. Mary, perché non porti qui la nostra ospite.. >>. Mary?! Avrei dovuto capire che c'era qualcosa che non andava.
Mary entrò trascinando Emma dietro di se, aveva qualche graffio qua e là ma tutto sommato non aveva niente di grave per fortuna, ma l'avrebbero pagata comunque per averle fatto questo. I suoi capelli erano disordinati e sporchi e anche lei lo era, aveva anche delle occhiaie profonde, probabilmente non aveva chiuso occhio. La mia povera amata, che cosa le avevano fatto quei mostri?!
Mi alzai dal pavimento guardando dritto negli occhi Gregorio. <<Perché?>>. Fu l'unica cosa che gli chiesi, ma voleva dire molte cose.
Si mise a camminare avanti e indietro.<<Perché, dici?>>. Si arrestò per poi guardarmi con un'aria da folle. <<Perché con il denaro si può ottenere tutto!>>, fece una risata da far venire la pelle d'oca a chiunque.
Ricominciò a camminare avanti e indietro. <<Ero giovane e povero, ma con molte ambizioni. Un giorno incontrai tuo padre che mi aiutò e in seguito diventai il suo socio, ma non mi bastava! Volevo di più, così decisi di toglierlo di mezzo ma purtroppo ad ostacolarmi c'eravate tu e tua madre...>>.
<<E così hai pensato di togliere di mezzo anche noi?!>>, gli gridai contro per la rabbia interrompendolo.
<<Sì, esatto, e per togliervi di mezzo assoldai un killer in modo tale da non destare sospetti su di me e fui anche fortunato, perché anche lui morì>>. Stava sorridendo, ma era di pura pazzia. <<Purtroppo in seguito scoprii che eri sopravvissuta, ma fortuna ha voluto che a causa di quel trauma non eri in grado di fare niente, così presi io le redini di tuo padre>>. Non credevo che al mondo esistesse un essere con una mente contorta come la sua, era folle!
<<Dimmi, perché hai ucciso anche il padre di Emma?!>>. La mia rabbia era incontenibile.
<<In seguito cambiai molte volte identità per via dei miei molti omicidii...>>, fece una pausa per poi proseguire, <<pensa che ogni volta divento sempre più bravo>>, la cosa lo rallegrò.
<<Anche se ero ricco, non ero pienamente felice... sai, la mia più grande passione era il giornalismo, così decisi di diventare il socio del padre della tua ragazza, ma lui aveva scoperto il mio segreto, così decisi di toglierlo di mezzo>>.
Si comportava come se niente fosse, era un essere spregevole che non si meritava di stare a questo mondo.
<<Adesso cosa vuoi?>>, gli chiesi con disprezzo.
Mi guardò dritto negli occhi, il suo sguardo era privo d'emozioni. <<Semplice, voglio i tuoi soldi. Non mi sarei mai immaginato che saresti diventata la persona più ricca di Seattle e facendo cosa... facendo del bene, che assurdità>>. Sputò a terra per il disgusto.
<<Quando vidi sul giornale un articolo che parlava di te non credetti ai miei occhi, anche se cambi il tuo modo di essere non puoi nascondere la somiglianza con i tuoi genitori>>. Si avvicinò a me.<<Fu allora che ideai il mio piano e adesso sta per concludersi... sai mentre cadevi a terra come un essere insignificante ti è caduta questa cartella, presumo che ci siano i documenti in cui c'è scritto che lasci tutto a me>>.
<<Vorresti dire a me, padre>>, s'intromise Alec.
<<Credi che lasci un impero ad un moccioso che si è fatto stendere e licenziare da una ragazza?! Dopo quest'affronto non ti meriti niente!>>. Era furioso con il figlio. Alec rimase immobile ma si capiva che dentro ribolliva di rabbia.
<<Adesso se permetti, firmo questi documenti così la facciamo finita>>. Dalla tasca interna prese una penna per firmare, quella era la mia occasione.
Guardai Emma e le regalai il mio miglior sorriso.
Mi avventai su Gregorio assestandogli un pugno, facendolo cadere a terra privo di sensi.
Mi rivolsi ad Alec: <<Devo ancora darti il resto>>. Mi avventai anche su di lui assestandogli un destro.
Mi voltai verso Mary avvicinandomi a lei che teneva ancora stretta a se Emma con le sue luride mani. <<Tu! Per colpa tua la mia Emma ha pensato che la tradissi con te!>>. Non ci vedevo più dalla rabbia.
<<Non puoi picchiarmi>>. Era terrorizzata da me.
<<Perché sei una donna, t'informo che lo sono anch'io>>, le dissi con un ghigno.
Le diedi un pugno, ma fui più delicata con lei, era pur sempre una donna dopotutto. <<Così impari, solo la mia ragazza può baciarmi>>.
Guardai Emma con amore, per poi sussurrarle: <<Torniamo a casa>>. Il suo sguardo era terrorizzato, perché mai?
Sentii un rumore alle mie spalle che mi fece voltare. L'ultima cosa che vidi era Gregorio che mi puntava la pistola, premeva il grilletto e poi più nulla, il buio totale.

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