capitolo 6

502 18 2
                                    

Era buio e c'era freddo. Tanto freddo. Non c'era nessuno. Ero sola. Dov'erano mamma e papà? Non c'erano. Li cercai, ma non riuscivo a trovarli, mi avevano abbandonato, ero sola.
Sentivo delle voci, chi erano?
<<Bisogna sedarlo!>>.
Di chi era questa voce?
<<Cosa, ma è impazzito, non è mica un animale!>>.
Questa voce era familiare, ma non riuscivo a capire di chi era.
<<Signorina, non abbiamo altra scelta>>.
Un'altra voce che non riuscivo a riconoscere.
<<Lasciate che ci pensi io, e se non funziona, vi lascerò fare>>.
Di nuovo quella voce così familiare.
<<Va bene>>.
Sentii improvvisamente un peso su di me, che cos'era? Improvvisamente un profumo meraviglioso mi invase dandomi un senso di pace, quasi a riportarmi alla realtà. E poi, di nuovo quella voce. <<Erick, svegliati, sono io, Emma. Va tutto bene, sono qui con te>>.
Emma?
<<Apri gli occhi, ti prego>>. Sentii qualcosa di umido e caldo sfiorarmi la guancia. Aprii gli occhi e vidi un angelo.
<<Sei un angelo?>>, chiesi con un filo di voce. Perché mi faceva male la gola?
Mi sorrise l'angelo. <<No, sono solo Emma>>.
Emma? Sì, ora ricordavo.
<<Allora sei un angelo>>. Le sorrisi.
<<Se lo dici tu>>. Una lacrima le scese prepotente.
<<Perché piangi?>>, le chiesi confusa.
<<Perché ero tremendamente preoccupata per te>>. Continuai a non capire.
<<Signor Cross>>. Chi era che mi chiamava?
<<Signore, lei ha avuto una delle sue crisi>>.
Mi voltai ed era il dottor Black.
E così avevo avuto un'altra delle mie crisi. Odiavo quando accadeva, perché ero sempre smarrita e non ricordavo mai niente, neanche che avessi urlato.
<<Capisco...>>.
<<Comunque, adesso sta meglio e poi ero venuto per controllare la sua mano>>.
Mano, quale mano? Ah si, il pugno, me né ero quasi dimenticata.
Gli porsi la mano destra e il dottore iniziò ad esaminarla.
<<A prima vista non sembrerebbe fratturata, ma per ogni evenienza consiglierei di fare una radiografia>>, mi comunicò col suo fare professionale.
<<Ok dottore, ma domani, oggi non ho proprio il tempo e poi voglio rimanere solo>>.
<<Va bene, ma deve prendere la pomata che le darò>>.
<<Va bene, ma adesso lasciatemi solo>>.
Rassegnato il medico e gli altri a consentirono ad uscire. Stava per andarsene anche Emma, ma la strinsi ancor di più a me.
<<Non andare, ti prego>>, la supplicai.
<<Non vado da nessuna parte>>. Mi guardò negli occhi e lessi la sua preoccupazione.
Le accarezzai la guancia con la mano infortunata. <<Non ti preoccupare, oramai ci ho fatto l'abitudine>>, la rassicurai.
<<Perché non mi dici niente? Parlami>>, mi supplicò, ma io non ce la facevo, era troppo doloroso.
<<Emma, è troppo doloroso per me parlarne>>.
<<Un giorno me ne parlerai?>>, mi chiese.
<<Non lo so>>.
Si costò da me per scendere dal letto.
<<Dove vai!?>>. Non volevo che se ne andasse, avevo bisogno di lei.
<<Prima che ti trovassi in quello stato, ero venuta qui per farti vedere una cosa>>. Si abbassò per prendere qualcosa sul pavimento.
Aveva preso un libro dal pavimento, no, che dico, era un diario.
<<Lo riconosci?>>, mi chiese ad un tratto.
<<Sì, è il tuo diario, quello del liceo>>.
<<Voglio che tu lo legga>>.
<<Cosa! No, Emma, non potrei mai e poi mai leggere il tuo diario, anche se mi dai il permesso non lo farei comunque>>.
<<Bene, allora te lo leggerò io>>. Risalì sul letto per mettersi alla mia sinistra.
<<Emma, no!>>.
<<Sì, invece. Voglio che tu sappia una cosa, devi sapere>>. Era testarda e sapevo che non avrebbe ceduto, quindi mi arresi al suo volere.
<<Va bene, come vuoi. Sei tu il capo>>. Le sorrisi facendole l'occhiolino.
Mi sorrise e iniziò a leggere:
<<Caro diario, ultimamente mi sono accorta che a scuola c'è sempre una ragazza dagli occhi di ghiaccio che mi osserva quando sono intenta a fare qualcosa, specialmente quando scrivo su di te. Cosa vorrà mai quella ragazza da me?>>. Voltò pagina per poi proseguire. <<Caro diario, ho notato che quella ragazza, dagli occhi di ghiaccio, se ne sta sempre per i fatti suoi e non parla mai con nessuno, credo che non abbia nessun amico. Credi che siamo simili?>>. Voltò un'altra volta pagina. <<Caro diario, oggi è successa una cosa straordinaria, che mai mi sarei immaginata. Mentre stavo prendendo le mie cose dall'armadietto, nel momento in cui chiusi lo sportello, mi volto e i nostri occhi si incontrano, e sto parlando della ragazza dagli occhi di ghiaccio. Non è durato molto, ma è stato come se il tempo si fosse fermato ed esistessimo solo noi due. Quel suo sguardo di ghiaccio mi ha attraversata come una scarica elettrica, donandomi brividi in tutto il corpo. Poi un ragazzo ci è passato davanti e sono scappata via. Oggi ho notato e capito una cosa. La prima; nei suoi occhi c'è malinconia e solitudine. La seconda; ho capito di essermi innamorata di lei>>. Finì di leggere e chiuse il diario.
Non riuscivo a credere a ciò che avevo sentito. Lei aveva sempre provato questo forte sentimento per me e io non me né ero mai accorta. Come avevo fatto a essere così cieca e stupida! Non sapevo cosa dirle, la voce non ne voleva sapere di uscire.
<<Dì qualcosa ti prego>>, mi supplicò di parlare, ma era come se avessi un nodo in gola.
<<Io... non so che dire, sinceramente>>.
<<Ti ho scioccato proprio>>. Ridacchiò.
<<Be', sì... credevo che non provassi un bel niente per me... solo ribrezzo nei miei confronti. Cerca di capirmi>>. Mi aveva proprio spiazzato.
<<Be', non è così... sai, quando ti ho rincontrato al night club ti ho riconosciuto immediatamente, per via degli occhi>>.
E così non ero l'unica ad avere dei segreti.
<<Com'è che mi chiamavi, la ragazza dagli occhi di ghiaccio, eh?>>, la presi in giro.
<<Cerca di capirmi, non sapevo come ti chiamavi e quindi ti chiamavo così>>. Cercò di fare la seria, ma non riuscì a trattenere le risate.
<<Adesso che si fa?>>, chiesi più a me stessa che a lei.
<<Non lo so. Tu cos'hai in mente di fare?>>, mi chiese.
C'era una cosa sola che volevo fare, ora che sapevo che lei provava qualcosa per me ero più spinta a farlo.
<<C'è una cosa che vorrei fare, però ti prego, non fare come al tuo solito, che tenti di uccidermi>>.
Si mise a ridere. <<Ok, non ti ucciderò>>.
Mi avvicinai lentamente a lei, con il cuore che andava a mille e il respiro accelerato. Avvicinai le mie labbra sempre di più alle sue, finché finalmente si trovarono. Mi beai di quel contatto, delle sue labbra morbide, del suo sapore, del suo profumo e di quella passione.
Senza che me né accorgessi sali cavalcioni su di me, senza smettere di baciarmi. Il suo bacio diventò più intenso, la sua lingua prepotente cercava di farmi aprire la bocca, per cercare la mia, così l'accontentai.
Ci staccammo solo per riprendere fiato. Finalmente dopo aver tanto sofferto per il mio amore per lei, potevo amarla e proteggerla come si deve.
<<Non sai quanto ti ho aspettata>>, le sussurra.
<<Scusami, se ci ho messo tanto>>.
Stava per baciarmi un'altra volta, quando qualcuno entrò senza neanche bussare, per lo spavento Emma ne aveva combinate una delle sue, dandomi una testata.
<<Aih! Cavolo, sta più attenta>>.
Quella ragazza, aveva proprio la testa dura come la roccia.
<<Mi scusi signore, sono arrivati gli stilisti>>, si scusò imbarazzata Greta.
<<Sì, va bene, grazie Greta>>. Si congedò.
<<Scusa ti ho fatto male?>>. Più che preoccupata, l'espressione di Emma era divertita. Che l'avesse fatto apposta?
<<L'hai fatto apposta, confessa>>, la minacciai scherzosamente.
<<No, ma che vai dicendo, vedi che mi sono fatta anch'io male>>. Non aveva tutti i torti in fondo.
<<Per questa volta ti voglio credere, ma se succederà di nuovo ti punirò a modo mio>>. Le feci l'occhiolino. <<E ora se non ti dispiace, gradirei che uscissi, perché non voglio che tu veda il mio vestito, e qualunque cosa accada, non dovrai venire da me, ci dobbiamo vedere solo quando inizia l'evento, ok?>>.
<<Ok>>. Mi sorrise, mi diede un bacio veloce sulle labbra e se né andò senza fare storie.

Amore SegretoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora