capitolo 9

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Seattle, domenica ore 06:00

Quella mattina mi alzai presto per preparare la colazione a Emma. Le preparai il tè, del succo di pesca e le tostai del pane, infine presi dalla dispensa una marmellata di ciliegie e d'albicocca. Sentii il suo inconfondibile passo leggero alle mie spalle. Caspita mi aveva rovinato la sorpresa!
<<Che combini?>>, mi chiese curiosa da dietro le mie spalle.
Mi voltai per risponderle. <<Chi, io? Niente, non sto facendo niente>>.
<<Che stavi facendo, per caso mi stavi preparando la colazione?>>.
<<Sì, mi hai beccato>>.
<<Oh, scusami tanto>>, rise di me.
<<Tranquilla, sarà per la prossima volta>>.
Si diresse verso di me per darmi un tenero bacio sulle labbra. <<Grazie>>, mormorò.
<<Figurati, per così poco... senti, ti va di andare fuori nella Serra e fare lì colazione?>>, le chiesi ancora intontita da quel bacio.
<<C'è una Serra, e da quando?>>, mi chiese stranita.
<<Da quando l'ho fatta costruire, cioè poco prima di trasferirmi qui>>.
<<E dove si trova?>>, mi chiese ancor più stranita.
<<Nel lato nord-est del giardino>>, le spiegai.
<<Allora che aspettiamo, andiamo!>>, esclamò entusiasta.

<<È meraviglioso, per non parlare di tutte queste rose>>, commentò guardandosi intorno meravigliata.
<<Non pensi che siano troppe?>>, le chiesi.
<<No, sono perfette>>. Mi sorrise e io ricambiai.
<<Emma, dove ti andrebbe di andare oggi?>>, le chiesi con entusiasmo dopo eserci accomodate nel tavolino della Serra.
<<Al cinema, è da un po' che non ci vado>>.
<<Non sono mai stato al cinema, suppongo che sarà un'esperienza interessante>>.
<<Come mai non ci sei mai andato?>>, mi chiese perplessa.
<<Sai, all'orfanotrofio non ci sono abbastanza soldi per mandare tutti al cinema, anche se, da quando faccio le donazioni possono permettersi questo lusso>>.
<<Capisco... allora, mi porti al cinema con una della tue auto?>>, chiese entusiasta.
<<Primo; quelle auto inquinano. Secondo; quelle auto non sono sicure, come quelle che possediamo noi in quest'epoca. Terzo; non ho la patente>>.
<<Perché non hai la patente?>>, mi chiese curiosa e con un filo di preoccupazione nella voce.
<<Perché non riesco a stare sul sedile anteriore, ho il terrore di stare lì. Pensa che il dottor Black e Tyler mi avevano convinto a farmi prendere la patente. Risultato... be', ho superato la teoria prendendo il massimo ma quando è arrivato il momento di stare al posto di guida e prendere in mano il volante... non ce l'ho fatta>>. Non ce l'avevo fatta e probabilmente non avrei mai superato quest'ostacolo.
<<Senti, e se ti aiutassi a superare questa tua paura?>>, mi propose.
<<No, Emma!>>. Quasi mi si fermò il cuore per la sua proposta assurda.
<<Perché no?>>, si lamentò.
<<Perché sicuramente andremo a schiantarci da qualche parte o peggio ancora, potremmo investire qualche innocente>>. Andai nel panico.
<<Tu guardi troppa tv mio caro>>.
<<Non guardo troppa tv, guardo in faccia la realtà>>.
<<Sciocchezze!>>, sbuffò.
<<Pensala come vuoi, ma io non mi metterò al volante>>. Incrociai le braccia al petto.
<<Allora guido io>>.
<<No, tu non guidi!>>.
<<Perché no?>>, mi guardò storto.
<<Perché non voglio che tu corra rischi>>, le spiegai.
<<Però Tyler guida, non ci tieni alla sua vita?>>, mi chiese sconcertata.
<<Certo che ci tengo, solo che lui è stato un pilota professionista quando era giovane, quindi mi fido della sua guida>>.
L'avevo messa nella condizione tale, che non seppe più come contro ribattere.
<<Va bene, hai vinto tu, mi arrendo>>. Si rassegnò alla sconfitta subita.
<<Bene>>. Mi accorsi che c'era rimasta male. Mi alzai dalla sedia per andare da lei, mi inginocchiai e tentai di guardarla negli occhi, ma lei era girata dall'altra parte. <<Emma, devi capire che per me un'azione semplice come guidare non è facile>>.
Si voltò per guardarmi dritto negli occhi. <<Lo so, e tutto questo mi rattrista. Io cerco, tento, di aiutarti, ma tu me lo impedisci>>.
<<In questi anni ho innalzato un muro intorno a me, ma sappi che adesso in quel muro si è formata una crepa, grazie a te>>.
<<Sappi che non mi accontenterò di una misera crepa, io voglio abbatterlo quel muro>>, mi disse decisa.
<<Non sarà facile>>.
<<Lo so, ma non mi arrenderò>>.
Mi avvicinai alle sue labbra e le diedi un tenero bacio pieno d'amore.

Seattle, ore 15:20

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