Capitolo 14

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Anche il giorno successivo Alison andò a trovare Emily. E fu così per tutto il mese: si sedeva sulla sedia e le parlava della sua giornata, così come era solita fare quando Emily stava bene, oppure le raccontava dei momenti che avevano passato insieme fin da quando si erano conosciute. Purtroppo però Emily non mostrava nessun segnale di ripresa.

Una mattina Alison portò con sé il loro libro preferito: "Great Expectations" di Charles Dickens. "Tesoro, ti va di ascoltare un po' del nostro libro preferito? Ti ricordi quando te lo lessi per la prima volta? Eravamo nella biblioteca della scuola, e dopo mi baciasti: non sai quanto mi odio per averti poi trattata male nello spogliatoio, di averti detto che quei baci erano solo per fare pratica. Non era così, Em, e te lo dissi già qualche anno fa." Le prese la mano ed iniziò a leggere: " L'amavo a dispetto della , a dispetto di ogni , a dispetto della mia , a dispetto della , a dispetto della , a dispetto di ogni ."

Quando finì di leggere quel pezzo, il loro pezzo, Alison si fermò ed iniziò a piangere. "Dio quanto mi manchi, Emily. Ti prego, reagisci..." e subito la biondina si sentì stringere la mano. Rimase senza parole, immobile e con gli occhi spalancati: "Em, Em? Mi senti?" disse avvicinandosi a lei. Notò come se la brunetta stesse per aprire le labbra; ad un certo punto la sentì bisbigliare il suo nome: "A-a-a-li..." "Oh mio Dio, non sai quanto mi sei mancata!" disse abbracciandola e piangendo. Chiamò un medico dicendogli che Emily le aveva parlato. Quando tornarono nella stanza Emily aveva anche gli occhi aperti, sebbene non completamente. Disse a voce più alta: "Ali io..." "Non sforzarti, ti prego." Rispose Alison asciugandosi le lacrime. "Signorina Fields, ha fatto dei progressi enormi. Riesce a dirmi come si sente?" domandò il medico. "Stordita." Rispose Emily provando a mettersi a sedere sul letto. "Em, ferma. Non devi fare sforzi." Disse Alison andandosi a sedere sul lato destro del letto: poi si avvicinò e la baciò lentamente. "Vi lascio qualche minuto, signorina Dilaurentis, vado a chiamare la mamma della ragazza. Ma poi, Emily, deve riposare." La biondina annuì ed il medico uscì. "Mi sei mancata così tanto." Disse Alison abbracciandola. "Ho avuto paura...di perderti." Continuò poi. Emily si limitò a sorridere. "Ehi, che c'è? Non ti senti bene?" "No, sto bene. È che...mi hai appena baciata davanti una persona che non conosciamo. Ora non so per quanto tempo sono stata in questo modo, ma sono abbastanza certa che prima di fare l'incidente abbiamo...discusso su quello." "Em, non hai idea di quanto io mi sia pentita per quello che ho fatto. Ti amo e non voglio perderti." Emily non ebbe il tempo di risponderle che qualcuno entrò urlando il suo nome: era la madre. "Io...vi lascio sole, chiamo le altre." Disse Alison uscendo dalla porta. Andò in corridoio e telefonò Aria, Spencer ed Hanna che in un quarto d'ora si fiondarono all'ospedale. Purtroppo però potettero rimanere poco perché il medico disse loro che Emily aveva bisogno di riposare. "Ali, perché non vieni con noi?" le domandò Hanna. Scosse la testa. "Voglio restare qui, Emily potrebbe avere bisogno di me." Si salutarono. Nella stanza rimasero Emily, il dottore, Alison e la signora Fields. "Allora, per come risultano gli esami, se tutto procede per il meglio, tra una settimana puoi tornare a casa. Ti sei ripresa davvero bene, è incredibile." Disse il medico che poi andò via. "Hai visto tesoro?" disse la madre in lacrime. "Mamma, Ali... andate a casa a dormire. Io sto bene, davvero." Subito Alison rispose: "No. Io stanotte sto qui. Signora Fields, lei vada pure almeno per qualche ora, non si preoccupi." "Siete sicure?" entrambe annuirono. "Allora torno tra qualche ora."

Erano rimaste sole. "Ali, non devi passare un'altra notte qua." "Hai ragione, non devo. Però voglio." "Comunque ti amo anche io." Disse la brunetta sorridendo. "Perché non vieni qui sul letto con me? Mi mancano i tuoi abbracci." Alison si alzò e si distese al suo fianco abbracciandola. Poi la baciò dolcemente. Si addormentarono entrambe l'una nelle braccia dell'altra.

Finalmente quella settimana passò, Emily sembrò essersi ripresa anche se non del tutto ma poté tornare a casa. Una volta giunte lì, andarono nella sua camera. "Cosa vuoi fare oggi?" le domandò Alison. "Cosa voglio fare? Tu hai da fare?" "Mi sono presa la giornata libera, voglio dedicarla solo a te." Rispose la biondina. "Beh... voglio passarla sotto quelle coperte con te."disse Emily indicandole il letto. Si misero distese insieme e la brunetta le disse: "Magari è stato tutto frutto della mia mente perché sentivo la tua mancanza, ma... quando ero in coma, mi hai raccontato di noi? E prima che aprissi gli occhi mi stavi leggendo "Great Expectations" di Dickens, vero?" Alison le rispose con le lacrime agli occhi di sì. "Per tutto questo tempo mi hai sentita?" "Non lo so, so solo che mi hai aiutata ad uscire da quella situazione." Si guardarono negli occhi per qualche istante, poi Alison si avvicinò ad Emily e si baciarono: "Non hai minimamente idea di quanto mi senta fortunata ad avere te al mio fianco, Em." "Mi rendi la persona più felice del mondo."

Si addormentarono per un'oretta nella loro solita posizione: Alison con la testa appoggiata sul petto di Emily, con quest'ultima che l'abbracciava. La biondina si risvegliò prima della sua ragazza e rimase ferma a guardarla: "Quanto sei bella e quanto mi sei mancata." Pensò. Poco dopo si risvegliò anche Emily. "Amore! Come ti senti?" le chiese. "Non so..." rispose facendo una smorfia di dolore che preoccupò Alison: "Em, dobbiamo tornare in ospedale?" "No, no... ho solo bisogno di questo...." Si avvicinò e la baciò. "Ecco, ora sto meglio." Disse sorridendo. Alison scosse la testa ridendo. "Non farmi più questi scherzi, ho avuto paura!" "Sei così dolce quando ti preoccupi." "Senti, Em, devo chiederti una cosa. Ci ho pensato molto, davvero tanto, e credo che sia la soluzione giusta. Vuoi venire a vivere con me?"

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