Akatoph

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Sussurri nell'aria raccontano, sull'onda del vento, antiche vicende, ormai dimenticate.

È dovere che tutti sappiano cosa raccontano gli spiriti delle fredde brezze.

È dovere che tutti sappiano cosa raccontano gli spiriti delle fredde brezze

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La musica tocca direttamente la nostra anima. Un anima superficiale ha perso il valore del canto.

O voi che mi ascoltate, sappiate che la Terra è scossa ciclicamente da strani eventi, cataclismi inspiegabili che spazzano via ciò che era in favore di ciò che sarà. Io, Eyka, figlia dell'antica Città del Mare, vi racconterò cosa successe alla mia gente.

Ricordo perfettamente il totem di pietra lunare e il volto terribile scolpito sopra.
Come potrei dimenticare l'Araldo, splendente come il Sole, sapiente tra i sapienti, voce del mattino.
E soprattutto, mai potrei cancellare il ricordo di quel giorno così terribile.

Vivevo su una grande isola e la città dove dimoravo era l'apice della civiltà contemporanea; difatti i marinai raccontavano che le popolazioni al di là del mare erano ancora selvagge e che mentre noi, in quei tempi, avevamo un luogo fisso dove abitare, gli altri popoli vagabondavano senza mai fermarsi, alla ricerca di cibo e materiali da costruzione.

Terra e acqua convivevano nel nostro regno, una rete di canali si diramava per tutta la città.
I palazzi maestosi erano di marmo e cristallo, le loro grandi vetrate, verdi, azzurre e dorate, si potevano ammirare già in lontananza dal mare.
Biblioteche, accademie, templi e teatri, le opere più belle della nostra era si ergevano tutte nella mia città, sembravano scolpite dagli angeli, tanti erano i dettagli dei loro bassorilievi.
E tutti vivevano tranquilli, fieri del proprio operato e fiduciosi di un futuro radioso.
Ma sotto grande apparenza si nascondeva una società corrotta e priva di valori.

Vigeva la legge del più forte e gli abitanti erano meschini e profittatori.
La Chiesa Cremisi deteneva il potere e il suo capo era anche il re della città; predicavano il culto del potere. I suoi membri di livello più elevato si sceglievano tra i maggiori potenti della città ed erano adorati come dei.
Grandi erano considerati coloro che sacrificavano amicizie per il prestigio e tutti erano servi del denaro.
Nessuno ci eguagliava per tracotanza.

Poi arrivò Lui.

Nessuno sa da dove giunse, se dai cieli o dal mare, semplicemente lo trovammo in mezzo a noi.
Era alto, più alto di qualsiasi altro essere umano, e aveva un aspetto regale. La sua pelle era bianca come la madreperla e sul suo capo giaceva una corona di piume verdi e argentate.
Aveva un viso androgino e una lunga chioma di capelli candidi.
L'aria che lo circondava pareva carica di una qualche energia; lo si notava perché molti fra quelli che lo avvicinavano rimanevano soggiogati dalle sue parole, dal suo aspetto, e tutti quelli che avevano qualcosa da ridire, una volta giunti dinnanzi a lui, ammutolivano.

Domandammo il suo nome; ci disse di chiamarlo Akatoph, "l'Araldo".

Era solito dibattere con scienziati, filosofi e teologi; le sue conoscenze erano molte ed eccelleva in diversi campi. Si dimostrò superiore alle migliori menti del nostro tempo.
In tanti lo seguivano e non passò molto prima che lui incominciasse anche a predicare un nuovo culto; parlava di una Grande Forza, Rahyl, che poteva essere invocata con il favore del canto e della musica. Ma la nostra società aveva dimenticato ormai questi due elementi e non li aveva mai sviluppati, ritenendoli una semplice perdita di tempo.
Sta di fatto che, quando l'Araldo ci mostrò le sue conoscenze e capacità, rimanemmo a bocca aperta; non erano assolutamente come li ricordavano i libri: i nostri canti erano monoritmici, mentre le canzoni parevano un accozzaglia di percussioni.
Akatoph invece introdusse una così vasta varietà di ritmi, toni e melodie che non poté non catturare la nostra attenzione.

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