Amira

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Mio zio aveva davvero un buon cuore e occhi solo che per la sua bellissima ed amata Amira, così l'aveva chiamata. Era un'enorme femmina di razza Maremmana, dal pelo candido come la neve, gli occhi marroni pieni di vita ed un carattere docile ma al tempo stesso giocherellone, caratteristica alquanto strana per questa razza.

Mio zio non ha mai avuto mogli, né figli, è sempre stato una persona cupa e solitaria almeno fin quando ha deciso di prendere con sé quella che, all'epoca, era solo una piccola cagnolina indifesa ed impaurita. Da quel giorno si è sempre e solo dedicato alla sua amata Amira, quasi fosse più importante della sua stessa vita. Le poche volte che andai a trovare mio zio mi servirono per capire meglio l'inusuale rapporto che aveva con il suo cane. Amira sembrava comportarsi in tutto e per tutto come un essere umano. Ho sempre pensato che fosse intelligente, troppo intelligente, per un comune cane: lei sembrava capire ogni parola che le veniva riferita e, in base a ciò che le si diceva, mostrava un comportamento offeso piuttosto che festoso. Sembrava avere le stesse personalità di un essere umano, quando necessitava di soddisfare un suo bisogno non si limitava a guaire o a "fare i capricci", come molti cani del resto, Amira si cingeva a portare l'oggetto che corrispondeva alla sua necessità e fissava intensamente mio zio, quasi come se volesse comunicargli telepaticamente ciò che provava.

Mi inquietava davvero quel cane, per un periodo della mia vita credetti veramente che potesse farsi capire mediante il suo solo pensiero, tuttavia era davvero un bell'esemplare e tuttora, da un lato, sono dispiaciuta che non abbia avuto cuccioli, anche se ritengo sia stata una benedizione che mio zio abbia deciso di non farla figliare.

Purtroppo Amira, a circa nove anni di età, iniziò a presentare un piccolo rigonfiamento sulla zampa posteriore destra. Quel piccolo ed, apparentemente, innocuo rigonfiamento fu ignorato da mio zio, in quanto pensò si trattasse di una futile escrescenza dovuta alla collisione dell'arto del cane con qualche spigolo. D'altronde Amira aveva sempre avuto un comportamento vivace e turbolento, di certo non era la prima volta che andava a sbattere da qualche parte.

Con il passare dei giorni, però, la massa crebbe fino a potarla a zoppicare. Allarmato, mio zio decise di chiedere un consulto al veterinario del paese che, a malincuore, espose la diagnosi più agghiacciante che un padrone possa mai sentirsi dire: Amira si era ammalata di un brutto tumore. Il veterinario spiegò che, inspiegabilmente, una parte della massa tumorale si era spostata verso l'esterno solo di recente, mentre di per sé il tumore si era già esteso nella maggior parte del corpo del cane, andandole ad intaccare gli organi vitali. Non c'era nessuna possibilità di salvarla dalla Morte.

Mio zio era distrutto, si chiuse totalmente in sé stesso a rimuginare sulla situazione che doveva per forza affrontare e pensò bene a ciò che era più opportuno fare. Amira, tuttavia, non presentava nessun segno di peggioramento: si mostrava sempre allegra e spigliata, correva spensierata nel giardino, anche se rallentata dal suo movimento zoppicante, e continuava a dannarsi per cacciare ed attaccare qualche gatto randagio. Lei odiava i gatti, rincorrerli e ridurli a brandelli sembrava fosse il suo unico scopo. Ora che ci ripenso, mi ha sempre inquietato quella sua indole spietata ed omicida, ma si sa che i cani sono stretti discendenti dei lupi. I suoi occhi dolci emanavano ancora molta vitalità, non sembrava un cane che sarebbe morto nel giro di poche settimane, comunque alla fine mio zio decise di prendere la decisione che ritenne moralmente più opportuna. Si sentì un mostro, ma d'altro canto non voleva vedere la propria Amira in futuri atroci dolori, non la voleva vedere consumarsi fino all'osso a causa di un brutto male che la stava divorando da dentro e non voleva vedere spegnersi la sua vitalità giorno dopo giorno. Non avrebbe sopportato vederla diventare l'ombra di sé stessa.

La fece sopprimere cinque giorni dopo che ebbe appreso la scioccante notizia dal veterinario.

Ricordo che, confidandosi con le lacrime agli occhi, mi disse che secondo lui Amira aveva intuito tutto ciò che le stava per succedere e, prima che le fosse iniettato il liquido mortale, lo aveva fissato con uno sguardo iracondo ed indispettito. Mi disse che sembrò quasi che gliela volesse far pagare per ciò che le stava facendo, ma io sinceramente non diedi peso a quelle parole.

Creepypasta - First BookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora