Arabella

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I capelli corvini le incorniciano a tratti il viso, lo sfiorano come per accarezzarlo, privi di ogni controllo si spostano senza una meta precisa, prima sul viso, poi oscurano la visuale del mondo accanto a loro, impediscono al mondo di guardare ciò che sfiorano con tanta bellezza, bellezza data da una pelle bianca, quasi cadaverica. Una pelle così perfetta da sembrare porcellana, così delicata alla vista, sembra quasi una di quelle opere d'arte che hai l'occasione di ammirare una sola volta nella vita.

I capelli vanno ad oscurare quella visione celestiale, solo piccoli spiragli di luce passano attraverso essi per poi posarsi dolcemente su quel viso; in un minuto che sembra interminabile, i capelli si spostano, quasi in una sorta di piccola carezza, lasciando spazio di nuovo alla vista di un piccolo quadro raro.

Un minimo movimento è bastato per far aprire gli occhi della ragazza, grandi occhi da cerbiatto, con ciglia lunghe e sottili quasi invisibili, troppo grandi per essere reali, eppure sono lì, esattamente sotto lo sguardo di chi li ammira affascinato, quei grandi occhi grigi aperti alla vista del mondo, ma chiusi per la vista di esso; in essi c'è racchiuso molto di più di un dipinto perfetto da ammirare, c'è terrore, pura paura, di cosa esattamente nessuno lo sa, ma si può leggere la paura che quegli occhi hanno provato, l'orrore che hanno vissuto, il terrore che li ha invasi completamente.

Eccoli i capelli che tornano ad oscurare, questa volta solo le labbra, non tutte, solo una parte, una piccola parte che accarezzano e la rilasciano sotto l'occhio attento di chi sa ammirare, piccole labbra piene e dolci, piccole labbra da baciare per ore, o per giorni interi, labbra che portano i segni di un maltrattamento di sicuro non voluto, contornate da piccoli segni rossi che rilasciano quel liquido tanto odiato e sognato dagli umani, la cosa è piuttosto comica se si tiene in considerazione che lei ama il sangue, lo ammira con avidità, con un calore che nessuno sa spiegarsi, ma questo nessuno lo sa.

Il piccolo vestito a fiori la trattiene a se come in una morsa, la avvolge con le sue braccia, la tiene stretta a se senza voler lasciarla andare, trattiene a se quel corpo così bianco, così piccolo e delicato, avvolge le sue forme quasi ad accentuarle, a volerle mostrare, ma le stringe a se come a impedire che vengano toccate, sono sue, sue e di nessun altro; le braccia alzate in una disperata richiesta di aiuto, un movimento quasi meccanico nel tentativo di aggrapparsi a qualcosa, ma quanto pare nulla, la pelle sempre bianca va via via diventando sempre più pallida, quasi fosse una cosa possibile.

Dei piedini da cenerentola si muovono quasi a rallentatore, lasciati distanti tra loro a vagare nel più assoluto stato di quiete, avvolti in ballerine nere che ne impediscono la totale visione.

Ed è esattamente così che il mondo vedere Arabelle prima che scompaia per sempre tra le acque gelide del mare, è così la ricorda quel venerdì notte di dicembre, in un'espressione di puro terrore e protesa in una, ormai, silenziosa richiesta di aiuto, a quanto pare mai arrivata, è così che scompare per sempre quel capolavoro tanto raro, non lasciando traccia del perché scompaia per sempre.

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