Amnesiac love

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È vero, non ho mai avuto modo di dirle che la amavo, e solo Dio sa quanto la amavo, ma adesso è troppo tardi per ritornare sui miei passi. L'ho persa... L'ho persa quel maledetto giorno. Non mi scorderò mai cosa ho visto; all'inizio pensavo di stare impazzendo. Ma diamine, tutto quello che ho visto era reale!


Parto col dire che già da quando ero nella più tenera età, avevo dei black out di memoria, non ricordavo molto di ciò che succedeva. Mi sentivo, anzi mi sento, come un uomo a cui nascondono una perla in fondo al mare: so che c'è, so dov'è, ma non riesco a farla emergere. Quella perla rappresenta i momenti della mia vita che non riesco a ricordare.


Però qui è diverso, io ricordo perfettamente, dettaglio per dettaglio, quel trauma che mi ha indotto a scrivere e a raccontarvi tutta la verità.


...


Quel giorno il tempo era particolarmente sereno. Io e lei eravamo davanti al portone di casa. Quel portone che giorno dopo giorno varco per uscire o per rientrare in casa, che giorno dopo giorno mi trasmette un'ansia e un vuoto incolmabile che più nessuna donna o nessuna bevanda inebriante potrà cacciare o colmare. Lei quel giorno era contenta, non l'avevo mai vista sorridere così tanto alle mie battute; di solito, dopo una mia battuta pessima, lei mi guardava con uno sguardo che voleva dire tutto tranne che fosse una battuta divertente. Adoravo quello sguardo, era l'unico motivo per cui continuavo a dirle.

Vorrei trasmettere a voi che state leggendo altri particolari dello scenario che ci circondava ma avevo occhi solo per lei. A dir la verità vorrei cessare di scrivere, fa troppo male anche scrivere una singola lettera di questo testo perchè mi riporta a quel giorno ma ancor più, aumenta il peso che da allora tormenta la mia anima. Ricordare i vividi colori dei momenti felici passati con lei e paragonare il tutto all'oggi tempestato da solo due colori, il bianco e il nero, mi strazia il cuore.

Vorrei chiedere perdono per quante volte divago e cambio rotta dal drammatico evento, ma col cuore in mano devo e, ripeto, devo continuare a scrivere su questo foglio, imbevuto di inchiostro e lacrime, ciò che accadde quel mesto giorno.

Ero lì, con lei. Lei rideva e io compiaciuto mi ripetevo che il giorno in cui l'ho conosciuta avevo fatto la miglior cosa che potessi mai fare e, fidatevi, ne faccio raramente. Quel giorno lei era vestita di nero, un colore che lei adorava e che anche io adoravo perchè mi trasmetteva cose che nessuna donna in tutta la mia vita potesse trasmettermi: il fascino seducente di una donna come lei e il mistero che trasmetteva in cuor mio col suo sguardo e con il suo vestiario, mi sentivo come un bambino pronto per girovagare per casa e scoprire cose che per lui erano al momento del tutto estranee. Ciò che più mi attirò era quel girocollo che portava, un pentacolo. Oltre al pentacolo indossava un busto nero con alcune rifiniture in pizzo e una gonna di pelle più o meno lunga e un paio di stivali borchiati. Lo ammetto, avevo un debole per... ma questo non conta! Devo continuare a scrivere! Sì, scrivere.

Quel suo splendido viso, con quegli stupendi occhi scuri che scrutavano la mia anima, improvvisamente divenne ancor più bianco di quanto potesse mai esserlo prima. Di colpo cadde a terra. Avevo una paura fottuta! Ansia, ansia, ansia, tanta ansia! Istintivamente mi buttai a terra e con i miei occhi pieni di paura, la guardai. La presi tra le mie braccia e le dissi di non lasciarmi, che avevo bisogno di lei! E infine le dissi di stringersi forte a me e che sarebbe andato tutto bene.

Che sciocco!

Lei si strinse a me con un'intensità maggiore di quanto avrei mai potuto immaginare, ma sentivo tramite il suo tocco la sua energia vitale affievolirsi minuto dopo minuto, secondo dopo secondo... Io le dissi di nuovo con insistenza di non abbandonarmi e di non morire. Lei, con la sua bellissima, ma al tempo stesso flebile voce, mi disse: "Fattene una ragione, la gente muore di continuo."

Creepypasta - First BookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora