Capitolo quattro.

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Ormai era giunta la sera ed avevo speso tutto il pomeriggio a pensare, quello che mi aveva raccontato Peter mi aveva sconvolta e non poco, non avevo mai dato peso alle mie vere origini, alla mia famiglia ed ai miei antenati.
Talia mi ha sempre trattato come una figlia ma non mi nascose la verità nemmeno per un secondo, mi ha sempre raccontato quello che sapeva, anche se era relativamente poco. Le mie origini ed il perché fui stata abbandonata sono sempre state un mistero, ma a me non importava, non sono mai stata una di quelle ragazze che si piange addosso autocommiserandosi ero felice di essere stata abbandonata.
Talia ed il suo branco hanno rappresentato per me fin dalla tenera età la mia vera ed unica famiglia, non ho mai versato una lacrima né tanto meno posto domande, ma Talia quando compì una certa età mi raccontò tutto nei minimi dettagli, malgrado io non volessi sapere.

«Denise, puoi uscire con me? Andiamo a fare una passeggiata.» Mi domandò la donna irrompendo nella stanza.
«Certo!» Squillai entusiasta alzandomi per correre da lei, lasciai il gioco con Derek e Liam in sospeso.
«Noi non possiamo venire, mamma?» Domandò con una punta di gelosia Liam.
«Non potete tesoro, devo fare delle cose da ragazza con lei. Potete capire, vero?» Guardò i due figli regalandogli un sorriso materno.

Uscimmo in giardino ed iniziammo a passeggiare nel perimetro del nostro territorio, aveva preso una scusa qualunque come il compleanno imminente di Derek per non farmi sospettare nulla. Non volevo sentire di come mi avevano trovata, chi era la lupa che mi ha abbandonato né altro, non ne avevo bisogno, la mia famiglia erano loro a tutti gli effetti e non avevo bisogno di informazioni inutili.
«Possiamo fargli una festa a sorpresa!» Dissi tutta eccitata al sol pensiero.
«Denise, ormai sei grande, hai quasi otto anni» disse la donna molto più alta di me «è il momento che io ti racconti una storia, ti racconti la verità.»
«Quale storia?» La guardai curiosa dal basso verso l'alto.
«Lo sai che ti ho trovata e non sei mia figlia, no?» Una domanda stupida e lei lo sapeva, ma doveva farla per forza per introdurre il discorso, annui rabbuiandomi. «Ti racconterò com'è successo, lo so che non lo vuoi sapere, ma devo farlo, ho fatto una promessa.

Sette anni fa ero appena tornata da una battuta di caccia assieme ai più grandi, c'erano anche molti altri lupi che ora purtroppo non ci sono più, come zia Lilian, Gustav ed Andrew, te li ricordi?»
«Sì, mi manca la zia Lilian.» Era la cognata di Talia e l'aveva aiutato a crescermi avendo Derek di soli tre anni; avrà avuto cinquant'anni o forse qualcosa di più, era bassa con i capelli neri ed occhi verdi, ero molto affezionata a lei, ma un giorno se ne volò via, morì, ancora oggi per me è sconosciuto il motivo.
«Lo so tesoro, anche a me manca.
Tyler era piccolo, aveva dieci anni, quindi lo lasciai a casa come ad ogni battuta di caccia. Lo vidi corrermi in contro del tutto terrorizzato urlando, ci misi dieci minuti per farlo calmare ma non riusciva a parlare, quindi mi portò al fiume che è nel cuore del nostro territorio.» S'interruppe per qualche minuto guardandomi.
«Poi cosa successe?» Benché bon volessi sapere ero curiosa, come ogni bambino.
«Quando arrivammo vidi una ragazza che non avrà avuto nemmeno vent'anni con una bambina di un anno in braccio, la ragazza aveva i vestiti completamente sporchi e stracciati quasi nulli, i capelli di un rosso fuoco scompigliati e sporchi di fango anch'essi, stava piangendo e non riusciva a calmarsi. I miei tentativi di calmarla erano vani, mi diede semplicemente la bambina in braccio ripetendomi queste esatte parole: "Non posso più tenerla, un giorno raccontagli quello che hai visto e dille che non l'ho voluta abbandonare perché non la volevo, dille che l'amerò per sempre, se un giorno vorrà delle risposte deve solo guardare all'interno di questo ciondolo. Crescila come se fosse tua, per favore." Mi diede in mano il ciondolo e scappò velocemente e notai una ferita grave dietro alla schiena, dalla velocità con cui correva penso fosse un'Omega" si frugò in tasca tirando fuori una collana nera con un ciondolo tondo in ferro che poteva aprirsi "questa è sua, quando vorrai delle risposte, aprila."

Ero in camera, seduta nel letto mentre ripensavo e ripensavo alle parole di Talia. Non m'interessava sapere delle mie origini, ma sembrava una cosa importante, a detta di Peter, scoprire la mia provenienza, per scoprire in chi mi sarei trasformata.
Potevo essere una mutaforma e forse anche Alfa, una cosa a cui non avevo nemmeno mai lontanamente pensato. Feci un sospiro profondo sfilandomi la collana che era rimasta appesa al mio collo da quel giorno, ricordavo nei minimi particolari quella giornata dove Talia mi confessò tutto, nonostante fossero passati quasi dieci anni, decisi che quello era il momento giusto, dovevo conoscere la verità su me stessa.

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