Capitolo quattordici.

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Denise.

La giornata scolastica era finita e, per la prima volta, ero triste di questo. Forse, più che triste, ero in ansia. Avrei dovuto annunciare a tutto il branco che ora, io e Derek, eravamo compagni, dovevo avvertirli dei miei occhi rossi, dovevo affrontare Peter.

Dovresti semplicemente toglierti ogni peso, e raccontare tutto. Anche del cucciolo che portiamo in grembo.

Non ero affatto sicura di esser rimasta incinta, mi doveva ancora venire il ciclo, ma come un flash mi tornò in mente Talia.

«Talia! Talia!» – Corsi nel cortile di casa dalla donna che era occupata ad allenare i più grandi, anche zio Peter. La sua espressione ed il tono duro che aveva utilizzato durante tutto l'allenamento si era addolcito al richiamo della bambina che stava crescendo. Mi misi di fronte a lei, con un grosso sorriso m'incitò a parlare.
«Come si scopre di essere incinta?» – Ultimamente avevo fatto molte domande scomode alla mia figura materna, come venissero al mondo i bambini e, lei, reputandomi abbastanza grande me lo disse, anche se non in maniera esplicita.
La donna corrugò la fronte.
«Quando non ti vengono più le mestruazioni, avrai voglie di cibo, sarai più sensibile e lunatica, più aggressiva se sei Alpha; ma in ogni caso, te lo dirà la tua Lupa. Lei lo sa, non sbaglia mai, te lo saprà dire anche dopo poche settimane.»

La mia Lupa lo sapeva, e non poteva sbagliare. Ma il suo consiglio invece era giusto? Dovevo dirlo?

Dillo prima a Peter, parla di tutta la situazione con calma, poi avvisa Derek e quando le cose si saranno calmate avvisa il resto del branco. Sarà più facile di ciò che pensi.

Sbuffai, osservando la porta d'entrata di casa mia, in quel momento avrei voluto tanto scappare. Se ci fosse una macchina del tempo, sarei tornata indietro ed avrei senza dubbio strappato quella maledetta lettera che mi aveva condannata.
La cosa che mi stupiva di più era che avevo pensato troppo poco a quella situazione, sarei diventata presto madre di un cucciolo che forse non avrei mai sentito mio. Un cucciolo che mi avevano costretta ad avere, senza altra scelta. Avevo fin troppe cose da imparare ancora, come potevo stare dietro ad un cucciolo ed insegnargli quando la prima che doveva ancora imparare ero io?
Era il momento di dover affrontare tutta la situazione, il momento era arrivato con mia grande paura, e l'unica cosa che speravo era di non sfasciare un branco. Stavo per ferire Derek e lo sapevo, stavo per perdere la fiducia di Peter e di Tyler, e chissà cos'altro sarebbe successo. Entrai dentro casa camminando con passi e respiro pesante, la puzza della mia stessa ansia dava fastidio alle mie narici.
Mi coprii il collo poco prima di entrare nella stanza di Peter, non doveva assolutamente vedere il marchio prima che riuscissi a parlare; per fortuna, Derek si era fermato in biblioteca a studiare per qualche compito a lui assegnato, la sua assenza per qualche ora avrebbe fatto solo bene, dava il tempo a Peter di sbollire la notizia.

«Tutta questa ansia da dove viene?» – Sentii il cuore martellarmi nel centro del petto sentendo la voce di Peter, che probabilmente aveva sentito il mio odore ancor prima che entrassi in casa.
Come glielo avrei detto? Avevo immaginato migliaia di discorsi nella mia testa che al momento sembravano stupidissimi.
Usa l'istinto. La mia Lupa mi stava cercando, inutilmente, di darmi sostegno.
«Derek mi ha marchiata.» – Avevo lanciato la prima bomba. «Cercavo di allontanarlo, ma mi ha trovata nascosta in una stanza e senza che me ne accorgersi l'ha fatto.»

Rabbia.
Noi licantropi fatichiamo a tener a bada ogni emozione che va poco di fuori dalle righe; ogni emozione un po' più forte ci fa impazzire. Non riusciamo a trattenerle, per noi è molto difficile e questo diventa quasi impossibile se si tratta di un licantropo in pieno sviluppo, di un licantropo incinta o di un Alpha.

I suoi occhi divennero rossi in pochi secondi, stava iniziando la trasformazione e la rabbia si poteva leggere nel suo volto e respirare nell'aria pesante che si era creata.

«Dov'è lui ora?» – Una voce molto più profonda.
«Peter... sono incinta.» – Non sapevo cosa mi stava succedendo e non riuscivo a dare le notizie in maniera più cauta, ma stavano esplodendo come una bomba carica da giorni. Tirai un sospiro chiudendo gli occhi. «Non ne posso più di tutta questa situazione, devo dire la verità. A Derek ed al branco. Io... non ce la faccio, e tu mi avevi giurato di aiutarmi.» – Vidi i suoi occhi tornare in un colore normale, aveva dato ascolto alle mie parole con mia grande fortuna. Le mie parole erano sincere, non riuscivo più a reggere quella situazione. Prese un grosso respiro profondo, probabilmente per calmarsi.
«Sì. Ti aiuterò, te lo avevo promesso. Ma non posso accettare che tu sia sua.» – Un grosso ringhio mi fece tremare.
«Eravamo d'accordo fin dall'inizio. Questa sera lo dirò a Derek.» – Mi ero dimenticata di un particolare molto importante, i miei nuovi occhi rossi.

Non saranno troppe notizie in una volta sola?
Probabile, ma devi dirlo. Non tenerti tutto dentro, fa male solo a noi tre. A me, a te ed al nostro bambino.
Aveva ragione nuovamente la mia Lupa, e se Peter si era calmato così improvvisamente era proprio per le tante notizie che gli avevo dato, nonostante fossero solo due, al momento, erano molto pesanti. Alzai gli occhi verso di lui, senza aggiungere nessuna parola inutile.

Gli mostrai i miei nuovi occhi rossi e m'inchinai a lui.
Un semplice gesto per risolvere anche questa situazione, inchinandomi a lui avevo promesso di rinunciare all'affrontarlo, l'avevo accettato come mio superiore. Avevo accettato di essere semplicemente il suo braccio destro.

«Troppe notizie in un solo giorno.» – La voce incerta dell'Alpha mi inquietò. «Ma sono felice del coraggio che hai avuto nel dirmi queste cose, e della lealtà a rinunciare a batterti.» – Mi sorrise dandomi la mano, che accettai per rialzarmi. Lo vidi avvicinarsi a me, forse troppo. I nostri corpi erano talmente vicini da sentire il suo fiato suo mio viso, i nostri petti si stavano toccando e le mani sfiorando, mentre i suoi occhi mi stavano trafiggendo.
«Peter... che stai facendo?» – Mi morsi il labbro inferiore con riluttanza, ero bloccata nonostante sapessi di dover fare qualche passo indietro.
«Non è facile per me lasciarti a lui. Sei la madre di mio figlio, o forse dei miei figli. Ti ho posseduta per la prima volta.» – Il cuore mi saltò un battito alle frasi che sussurrò. Frasi sussurrate in tono leggero con significato forse troppo pesante per me. «Forse non lo sai, ma quando un Alpha ti possiede per la prima volta, vale più di ogni altro marchio. Anche se a farlo è il tuo compagno.» – Il suo viso era decisamente troppo vicino al mio. «Tu sarai sempre mia.»

Il filo rosso del destino. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora