Capitolo dieci.

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Passai i giorni seguenti in completa solitudine assieme ai miei pensieri, fortunatamente nessuno notava il mio strano comportamento dato che la concentrazione generale era su Derek ed i suoi vari attacchi d'ira. Tyler, nonostante fosse concentrato tutto il tempo su Derek era riuscito a notare il mio strano comportamento ma, probabilmente, aveva dato la colpa di nuovo allo sviluppo.

Non parlai più con Peter di quello che era successo, sembrava tutto quasi tornato alla normalità. O almeno si fingeva.
Era questione di giorni prima che il mio odore cambiasse, non ero ancora sicura di essere incinta, ma se la cosa era avvenuta, non potevo tenerlo nascosto per troppo tempo, se ne sarebbero accorti anche da soli. Grazie al mio odore che sarebbe cambiato in modo pungente, e con il susseguirsi dei mesi grazie all'ottimo udito che tutto il branco aveva, sarebbero riusciti a sentire due cuori battere dentro il mio corpo.

Gli allenamenti di Peter erano diventati molto più intensi per ogni membro del branco, riservando a me un allenamento doppiamente speciale. Doveva riuscire a tenermi al passo con tutto il branco e, nel frattempo, riuscire a farmi conoscere i poteri che da lì a poco mi si sarebbero sviluppati come mutaforma. Doveva però anche stare attento se fossi stata davvero incinta.
Lo stress dell'intero branco si faceva sentire e si percepiva nell'aria con varie liti, nessuno ormai aveva un'ora libera. Questo andava sopratutto ad intaccare chi era fidanzato fuori dal branco.

Alzai la testa dando un'occhiata in sala non appena sentii i passi di qualcuno entrare.

«Cosa fai qui tutta sola?» – La voce roca di Tyler catturò la mia attenzione.
«Dopo la scuola, lo studio e gli allenamenti cerco di rilassarmi.» – Feci spazio nel divano al ragazzo che si sedette al mio fianco.
«Piccoletta, ti conosco da quando sei in fasce. Hai qualcosa che non va, e non è né la stanchezza né lo stress e nemmeno lo sviluppo. Conosco bene queste cose.» – Mi mise il braccio attorno al collo così da farmi aderire contro di lui. Appoggiai semplicemente la testa sul suo petto, rilassandomi. Ormai era troppo tempo che non avevo questo genere di contatto.
«Ho iniziato a sentire la mia lupa, sai?» – La voglia di raccontare tutto a lui, il mio fratellone, per farmi rassicurare e sfogarmi era forte. Ma non potevo, non ancora. Se lo avessi fatto, il branco si sarebbe sfasciato e non potevo fare questo né a Peter che, comunque, mi aveva aiutata e nemmeno a Talia.  Vidi un sorriso nel ragazzo.
«È una buonissima cosa, almeno ti aiuterà.» – Sentii la sua mano posarsi sulla mia schiena, accarezzandola.
«Abbiamo litigato. Di brutto. Sono giorni che non la sento e le poche volte che accade litighiamo...» – Sapevo benissimo che la mia Lupa mi avrebbe sentito.
«A volte succede, sopratutto all'inizio. Dovete solamente conoscervi affondo e crescere insieme, tu prova ad ascoltarla di più ed a darle corda.»

Non avevo notato la vicinanza fra i nostri due corpi che, ormai erano quasi sovrapposti, non c'era malizia nei gesti che compivamo, ma da fuori poteva essere facilmente frainteso il tutto. Mi ero sempre sentita al sicuro assieme a Tyler ed in lui sapevo di avere una spalla su cui piangere, qualcuno che mi difendesse sempre, che mi consigliasse, lui era il mio fratellone. Anche se non di sangue.
Ero cresciuta assieme a tutto il branco e consideravo davvero ogni parte di esso come la mia famiglia; crescendo nell'amore, nella tranquillità ed amata non mi ero mai posta il problema delle mie origini, né avevo il classico problema da questa non è la mia vera famiglia loro lo erano e mi avevano sempre trattato come tale. Talia la consideravo a tutti gli effetti mia madre, Tyler e Derek i miei fratelli. Nonostante all'apparenza sembravo tranquilla, soffrii tanto quando Peter decise di farmi allontanare dalla loro stanza, che era anche la mia.
L'attenzione mia e di Tyler era completamente l'uno sull'altra, avevamo bisogno di questo momento. Dopo tutto quello che era successo, non avevamo il tempo di confidarci, rilassarci insieme o scambiarci due attenzioni come facevamo una volta.

Abbandonai le riflessioni sul nostro rapporto ed i ricordi del passato quando sentii Tyler letteralmente strappato via da me. M'irrigidì quando i miei occhi incrociarono quelli gialli di Derek.
Derek aveva appena strappato via da me Tyler, mettendolo con le spalle al muro. Notai che fosse trasformato, la mia lupa, dopo giorni finalmente, tornò. Scodinzolava e gemeva alla vista del nostro compagno e, probabilmente, si sentiva lusingata e le faceva piacere quel che aveva appena fatto. Ma a me no, non faceva piacere.

Mi alzai di scatto cercando di dividere i due. Derek era stato troppo silenzioso e veloce per far si che Tyler se ne accorgesse o si difendesse, era soprappensiero.
Il poverino non capiva, si limitava a tenere a bada l'istinto di battersi con il fratellino, di ribaltarlo.

«Derek!» – Strillai ma probabilmente nemmeno mi sentiva.
«Derek, che cazzo ti prende?» – Questa volta era Tyler a sussurrare la frase a denti stretti.
«Stai lontano da lei.» – Mi sprofondò il mondo addosso quanto quella frase uscire dalla sua bocca. Stavo immensamente odiando la mia lupa che, a differenza mia, era in preda alla gioia.
«Ma che cazzo ti prende? Te lo ripeto ancora! È mia sorella, nostra sorella. Perché dovrei stare lontano lei? E non lo farò comunque.» – Tyler era sempre più confuso e ciò evidentemente lo infastidiva. Volevo intervenire e dovevo, prima che la situazione degenerasse ma ero come bloccata, non riuscivo a parlare o a muovermi. Speravo solamente che non avesse capito, che non era successo ciò che pensavo. Non può avermi riconosciuta come sua compagna, no.
«Non mi interessa, Tyler! Non voglio mai più vederti così vicino a lei!» – Aveva perso completamente il controllo e se stava lottando per non trasformarsi del tutto era solo perché chi aveva davanti era suo fratello maggiore.
«Voglio sapere il perché di questa tua scenata, Derek!» – Ora anche Tyler stava urlando, aveva preso a sua volta il fratello per il colletto della maglia, erano pericolosamente vicini. Ed io avevo paura.
«Perché lei è mia» intravidi le zanne del ragazzo quando disse la frase a denti stretti, mi mancò un battito. In compenso, però, non avevo mai visto la mia lupa così felice e gioiosa, stava saltando e ululando. Tyler mutò espressione facendo guizzare il suo sguardo dal ragazzo a me che, impotente, me ne stavo zitta e ferma ad aspettare.
«Che cazzo Derek, non è una spiegazione.» – Aveva il fiato corto.
«È la mia compagna, Tyler cazzo!»

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