twenty-six.

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Come una macchina, Michael si girò lentamente e uscì. Non cercò di capire Calum; se ne andò, e Calum si sentì come se fosse sul punto di morire.

Si lasciò scivolare a terra, la testa fra le mani, tremava e piangeva. Si sentiva sbagliato, e Michael non gli credeva. Fra tutte le persone che aveva conosciuto, aveva creduto che Michael sarebbe stato comprensivo, gli sarebbe rimasto almeno amico. 

Ma l'unico che c'era sempre stato era Ashton. Aveva ascoltato Calum, e per lui non era cambiato nulla. Ma invece il resto delle persone credevano che non si potesse essere così. E la cosa gli faceva tanto, tanto male.

Rimase a terra a piangere fino a notte fonda, e poi rimase a terra in silenzio a pensare a come si era immaginato Michael, e poi rimase a terra a piangere ancora un po'.

Quando il suo telefono squillò, erano le quattro e un quarto. Sapeva con ogni fibra del suo corpo che era Ashton, perché anche lui era spesso sveglio di notte e perché Calum non lo aveva richiamato per farsi venire a prendere. 

Si alzò e cercò il telefono, che era appoggiato vicino alle chiavi sul tavolino di fianco alla porta.

- Pronto? - disse con la voce roca.

- Cal, non mi hai richiamato, che c'è? -

- Niente. Non è successo niente. O forse è successo tutto. Boh. -

- Non di nuovo. -

Il silenzio da parte di Calum gli confermò che era successo. Di nuovo. 

- Non di nuovo! Oh, non ci posso credere, Cal, mi dispiace così tanto. -

- Credevo che lui mi potesse credere. E invece la prima cosa che ha detto è stata "cosa c'entrano le piante?" Ash, perché? Perché deve essere così? Perché io devo essere così? -

Drive-thru; MalumDove le storie prendono vita. Scoprilo ora