twenty-nine.

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Erano ormai le cinque del mattino passate, e non c'era alcuna possibilità che Calum riuscisse a prendere sonno. Aveva passato l'ultimo paio di sere senza chiudere occhio, e gli capitava di addormentarsi poi di giorno, anche a lavoro. 

Afferrò il telefono dal comodino, e vide la scandalosa quantità di messaggi che Michael gli aveva mandato. Lui gli aveva scritto quella lettera melodrammatica sui post-it, ma che cosa ci aveva guadagnato?

Non aveva avuto il coraggio di leggere i messaggi di Michael, perché ignorandoli si sentiva come se avesse la capacità di non pensare allo stesso Michael, e di non preoccuparsi di lui, proprio come aveva fatto l'altro. Però ignorando i messaggi, era ovvio che pensasse a Michael. Pensiamo automaticamente a qualcosa, se ci imponiamo di non farlo.

Sospirò, e decise di leggere i messaggi. 

Michael: non mi sono mai sentito così tanto sbagliato

Perché aveva deciso di leggere quei messaggi? Quello in particolare lo aveva infuriato. Come aveva previsto, non riuscì a resistere e cominciò a scrivere un messaggio per Michael.

Calum: Tu non ti sei mai sentito così tanto sbagliato? Mi hai quasi riso in faccia, non hai creduto a quello che ti stavo dicendo, e te ne sei andato senza starmi a sentire. Sai quante volte mi è già capitato? Non ne posso più. Sono io quello che si sente sbagliato, ogni singola volta. E' colpa mia se sono così, ma credevo che avresti capito. O che almeno mi avresti dato la possibilità di spiegarti. Ed è sempre colpa se ogni volta mi illudo che la gente capirà, perché chiaramente non è così. 

La risposta arrivò pochi minuti dopo.

Michael: calum!

Michael: ti prego, ti prego, ascoltami

Calum: Come tu hai fatto con me?



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questa storia è quasi finita, piango

però ho appena pubblicato un'altra malum, perciò oltre a questa ora sul mio profilo ne trovate due: yellow, e quella di oggi, che si chiama 15.

dateci un'occhiata pls

-lu

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