Capitolo 1

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*Sette lune dopo*

Furono i primi raggi del sole a svegliare il piccolo Blu, entrando nella piccola caverna. Il gattino fece un lungo sbadiglio, e cominciò a pulirsi il soffice manto grigio scompigliato dal vento. Finita la toeletta uscì dalla tana e si arrampicò sopra un albero a lato della conca ad aspettare le sorelle, che rientrarono poco dopo e si unirono a lui.
-Com'è andata la caccia?- Chiese alla maggiore dei tre, Calma, una gattina grigia maculata, che lo scrutinio con i suoi profondi occhi verdi.
-Non abbiamo trovato niente.- Sospirò scuotendo il capo. - Eppure abbiamo fatto come ci aveva insegnato Marina, abbiamo perlustrato la pineta in cerca di prede sotterrate dagli altri gatti... in questo periodo sembra che anche loro abbiano smesso di mangiare!- Continuò sconsolata.
Lo stomaco di Blue quello della sorella Dolce gorgogliarono dalla fame. Ormai erano tre giorni che non toccavano cibo. In più, il ricordo della solitaria che gli aveva allattati e istruiti per le loro prime tre lune, ma che poi li aveva abbandonati, lo fece sentire ancora più solo e affamato. Tutti e tre si accocolarono, stretti l'uno all'altro, e per un tacito accordo si riaddormentarono, così da scacciare la fame.

Dopo neanche mezz'ora fu svegliato dalle zampate di Calma. Stava per replicare, ma la sorella gli fece cenno di tacere e con la testa gli indicò il centro della conca: in mezzo ai massi si aggirava rovistando qua e là uno snello gatto bianco e nero, con quelle che sembravano varie piante in bocca. Sarà un altro solitario, pensò Blu, ma qualcosa nel modo di fare del gatto glielo faceva dubitare. Nessun solitario sarebbe stato così stupido da camminare a cielo aperto nel territorio di qualcun altro. E se fosse uno dei gatti che prima abitava qui? Si chiese, emozionato. Ovunque in quella conca c'erano profondi segni di artigli: la loro casa doveva essere stata abitata da generazioni di gatti, che però a un certo punto l'avevano lasciata. Forse il nuovo arrivato faceva parte di loro...
-Che state guardando?- Chiese Dolce un po' troppo forte, dopo essersi accorta che i due fratelli erano già svegli.
-Zitta, Dolce!- Soffiò Calma, girandosi verso di lei. -Non lo vedi che stiamo spiando un intruso?-
La gattina tricolore si fece piccola piccola, e Calma e Blu poterono tornare a osservare il gatto... che però era sparito. -Ma dov'è finito?- Chiese Blu rizzando il pelo. Sentirono qualcosa -o qualcuno- che balzava sul ramo dietro al loro, e una voce rispose: -Proprio qui.

I tre fratelli urlarono spaventati e caddero rovinosamente dall'albero. Il gatto sconosciuto li seguì, saltando aggraziatamente giù dal ramo. Blu avrebbe voluto scappare, ma non osava scalare la parete di roccia troppo velocemente, e nonostante tutto l'adulto non aveva un'aria minacciosa.
Il gatto appoggiò le erbe accanto al tronco, poi si voltò verso Blu e le sorelle con aria divertita.-Regola numero uno dell'appostamento: mai parlottare durante un appostamento-
Il cucciolo grigio piegò le orecchie, imbarazzato ma irritato. Il nuovo arrivato entrava abusivamente nel loro territorio e si permetteva anche di prenderli in giro?
-Chi siete, cuccioli di solitari?- Continuò lo sconosciuto. Dolce stava per annuire, ma Blu la bloccò a metà. -Sei in casa nostra, qui le domande le facciamo noi- Tentò di ringhiare, ma gli uscì solo uno strano gnaulio. L'adulto si sforzò di non ridere, indispettendo ancora di più Blu. -Tranquilli piccoli, non farei mai male a un cucciolo- Assicurò.
-Chi sei, e cosa sei venuto a fare qui?- Lo interrogò imperterrito Blu.

Il gatto bianco e nero sorrise, ma stavolta senza malizia. -Se proprio lo volete sapere mi chiamo MusodiSalmone, e sono il vice del Clan della Pietra-

Blu si sforzò di ricordare ciò che Marina li aveva detto dei clan: ne esistevano quattro, ognuno con il proprio territorio. All'interno del gruppo c'era una severa gerarchia, anche troppo severa. Tutti e quattro veneravano il Clan della Stella e seguivano meticolosamente il codice guerriero, e spesso erano in lotta fra loro. Lanciò uno sguardò alle sorelle, che gli intimarono di continuare. -E la risposta alla seconda domanda?-
Gli occhi di MusodiSalmone si adombrarono, dandogli un'aria più matura. -Qualche luna fa... Il clan della Pietra viveva qui-. Il battito del cuore di Blu aumentò: allora aveva avuto ragione!
-Ci fu un terremoto improvviso. Molti rimasero feriti, alcuni morirono o sparirono sotto le rocce... Ma la maggior parte del clan è riuscita a scappare. Ci rifugiammo in una grotta, ma un altro terremoto ne fece crollare l'entrata: è quasi impossibile uscire, ormai. Siamo in pochi a poterla attraversare, e abbiamo il compito di rifornire i nostri compagni. Di solito evitiamo di tornare qui, per i ricordi...- Fece una pausa per guardarsi intorno, forse vedendo il campo come era una volta.- ... Ma stavolta non c'è stata scelta. Ci sono erbe che crescono solo qui, e la nostra sciamana ne ha disperato bisogno-

Ci fu un attimo di silenzio. La storia del gatto aveva lasciato Blu con l'amaro in bocca. -E gli altri clan... Non vi hanno aiutato?- Chiese timidamente Dolce.
MusodiSalmone la guardò in modo strano, come se la vedesse per la prima volta. -No, e per la cronaca non ne abbiamo bisogno- Rispose con una smorfia.
Blu avrebbe voluto rispondere, dire qualcosa, intimargli di nuovo di andarsene, ma aveva un groppo in gola. Non aveva mai pensato che per tutta la vita aveva camminato sul sangue dei gatti del clan della Pietra.

MusodiSalmone sembrò sentire il suo disagio, perché si rimise in piedi e si preparò per andare. -Ora devo andare, ma è stato bello conoscervi. Se i vostri genitori sentono il mio odore, ditegli che non cerco guai- Si congedò.

Calma scosse la coda. -Se li avessimo, i genitori- Si lasciò scappare, e subito si tappò la bocca. Il vice la sentì lo stesso, e si voltò, sorpreso.
-Vivete da soli?- Chiese, e Dolce dopo una pausa imbarazzata annuì. MusodiSalmone si avvicinò di nuovo, con sguardo attento. -E... Avete sempre vissuto qui? Senza genitori?- Domandò ancora, con più insistenza.
-Sempre, da quando siamo nati sette lune fa- Confermò Blu. Quel gatto cominciava a mettergli ansia.
-Sette lune...- Il gatto si abbassò per guardarli negli occhi. Aveva il muso sottile e gli occhi gialli. Li fissò per qualche secondo, poi sgranò gli occhi e rimase a bocca aperta. -Non è possibile...Eppure... Stessi occhi... Stessa faccia...- Indietreggiò lentamente, con un sorriso che cominciava formarsi sulla bocca. -E se fosse... Allora... Siete vivi!- Esclamò, fremendo d'eccitazione.
-Certo che siamo vivi, stiamo parlando proprio ora- Gli fece notare Blu, sarcastico.
MusodiSalmone rise. -Avete anche il suo stesso umorismo! Santo Clan della Stella, MantoPrezioso sarà così felice!- Miagolò, cominciando a fare le fusa.
-Chi è MantoPrezioso?- Chiese Calma.
-Vostra madre!- Rispose il vice, lasciando i tre fratelli sbigottiti.
- Nostra madre?-
- Chi te l'ha detto?-
- Quelle erbe ti hanno dato al cervello?-
- Vi giuro che è la verità! Quando siamo scappati per il terremoto non eravamo riusciti a salvarvi, e tutti credevano che foste morti. Ma adesso... posso riportarvi a casa!

Blu si sentiva girare la testa. Un attimo prima era un cucciolo senza nessuno a parte le sorelle, quello dopo spuntava fuori un gatto convinto che lui avesse una vera madre, e un clan. Piano piano, però, la confusione lasciò spazio alla speranza.
-Se, se, abbiamo una madre, allora... Abbiamo anche un padre?- Chiese timidamente.
MusodiSalmone si rabbuiò di nuovo. -Sì. Si chiamava StrisciadiFumo, è morto nel terremoto- Disse secco. Poi sorrise, di nuovo cordiale: -Forza, dobbiamo partire ora se vogliamo arrivare prima del tramonto- Vedendo però che i tre non lo seguirono, si calmò un poco. -Sempre che vogliate venire...-
Calma guardò i fratelli. -Che ne dite?-
-Io... Sono confusa, ma penso che dovremmo andare. Insomma, se abbiamo davvero una famiglia...- Propose Dolce. Calma annuì, poi lo guardò. -Blu?-
Il gattino non ci pensò nemmeno. -Andiamo. Anche se fosse una trappola, sappiamo come cavarcela. E poi, comincio ad avere una certa fame.-

Uscirono lentamente dalla conca, seguendo il vice nella vegetazione. Blu, l'ultimo della fila, raddrizzò le spalle. Non sapeva se essere sospettoso, felice, triste o arrabbiato, ma di una cosa era certo: stava tornando a casa.

ANGOLO AUTRICE:
Ecco a voi il primo capitolo, enjoy!

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