Angel.

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Gennaro sbatteva la mano contro al muro e fumava una sigaretta dopo l'altra, Giulia nel letto dolorante, si dimenava alla ricerca di una "pace" che non riusciva a trovare.

Quando sembrava stare meglio Gennaro le diede un bacio e chiese a me e ad Alessio di uscire.

"Volevo che fosse una bella notte, invece è stato un disastro, scusa ancora..." disse lui.

"Okay, okay non ti preoccupare." Risposi, cercando si rassicurarlo.

Decidemmo di andare a dormire dato che erano circa le 5.

Appena sotto le coperte Alessio mi toccò la mano e mi disse:
"Stai dormendo Dià?"

"No Alessio, non ci riesco" risposi continuando a fissare il soffitto.

"Devo portarti in un posto speciale"

Uscimmo silenziosamente dalla porta e andammo all'ascensore dell'appartamento fino all'ultimo piano.

Eravamo su una terrazza, senza nessuno, l'appartamento sembrava vuoto e stava sorgendo il sole. Il tempo era migliorato e tutto era asciutto.

"Forse non te l'ho detto ma dopo quello che hai vissuto meriti molto meglio. Guarda, guarda quella montagna laggiù, vedi, sopra c'è una casetta. Vieni con me."

Scendemmo di nuovo, prese le chiavi e salimmo in macchina, arrivati di fronte a quella casetta, mi guardò negli occhi e mi disse
"Questo, Diana, è il nostro posto. Solo nostro"

Mi limitai a sorridere ed entrammo. Mi mostrò la casa era composta solo da due piccole stanzette, pulitissima, aveva all'interno un letto, con le lenzuola profumatissime e un caminetto decorato con accanto ad esso il carbone e dei fiammiferi.

Niente di più.

"Questa casetta era stata abbandonata, è qua che Gennaro ha conosciuto Giulia. Giulia era su quel letto, che un tempo era senza lenzuola, lei piangente lo vide arrivare e da quel giorno questo diventò il loro rifugio.
Dato che nessuno si preoccupa più di questa casa ormai è nostra.
Quando Giulia si trasferì da noi, mi chiese di portare qui una persona a cui mi sentivo legato ed oggi eccoti qua."

Chiuse la porta e mi baciò.

"Sì, meriti meglio di uno sporco appartamento. Dove eravamo rimasti?"

Sul comodino accanto al letto c'era una radio con dei cd accanto, Alessio ne inserì uno.

La musica risuonava in quella piccola casetta mentre io e Alessio eravamo ormai diventati una cosa sola. Lo sentivo, sentivo quanta passione e quanto amore circondava quel momento.

L'alba sorgeva e lui mi stava accanto, respirava sul mio collo e a quei respiri alternava dolcissimi baci che mi facevano sentire davvero a casa.

Non era stato un disastro, o almeno se lo era, era un disastro fantastico.
Alessio, il mio angelo.

Don't Wait For Your End To Love. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora