Capitolo 3

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Ho sempre amato il tramonto, gli uccelli che piano piano abbandonano la citta in cerca di un riparo per la notte, poi il buio. E la notte contornata da piccole stelle

che sembrano vicine ma sono così lontane tra di loro. Tutto quello che posso vedere da questa finestra è una bambina che piange e la madre che cerca di consolarla,

rivolgendole un piccolo sorriso. Nessuno poteva sapere quello che provavo, neanche io potevo saperlo. In quel momento mi chiedevo che anche io un giorno avrei trovato

un posto nel mondo, non quello imposto dalla mia ricca famiglia o da qualcuno, il posto che volevo io, quello che avevo sempre desiderato.

Dovevo trovare un lavoro, dovevo essere indipendente, non potevo tornare indietro solo per vedere i loro volti soddisfatti che dicevano " sapevamo saresti tornata"

poi c'è quel ragazzo, Harry, se non ricordo male. Qualcosa in lui mi spaventava ma non era paura, la paura ti blocca, non era così. Quel giorno volevo girarmi e

rispondergli ma qualcosa mi ha fermata.

E' passata ormai una settimana di scuola e nessuno mi ha rivolto la parola, per loro sono zero. Non sono la principessa ricca e famosa che tutti vorrebbero avere come

amica.

Come tutti i giorni noiosi mi alzo dal letto e lascio cadere lo sguardo su una piccola foto e sorrido prima di metterla via, è una giornata strana. Il sole è nascosto

dalle nuvole, un leggero vento spettina i miei capelli.

E' la giornata che preferisco, la lezione che più mi interessa, arte.

Quel professore è strano, un velo di tristezza copre i suoi occhi, un sorriso strano si forma sulle sue labbra ogni volta che fa l'appello

<< Buongiorno ragazzi, oggi parleremo...>> ma viene interrotto dalla porta che si apre violentemente.

Il riccio, ancora lui.

<< Sempre il solito, siediti vicino la nuova arrivata>>

Tempismo perfetto, grazie.

Si avvicina al banco e proprio quando abbassa lo sguardo sul mio viso, afferro la mia roba e mi sposto vicino una ragazza dai capelli rossi. Sembra visibilmente

nervoso e arrabbiato, non mi interessa

<< Signorina Layner, potrebbe gentilmente venire alla lavagna?>> continua il professore, visibilmente irritato

Solo dopo qualche secondo, dopo essere stata richiamata più volte, ricordo che la signorina Amy layner sono io. E' la mia nuova identità

<<Si, mi scusi>> mi alzo goffamente dalla mia sedia e raggiundo la cattedra, posizionando lo sguardo sulla lavagna. Non ho intenzione di girarmi a guardare la classe

voglio evitare tutti

<<Le chiedo di disegnare la sua vita con una linea o un punto, decida lei>> continua lui e il silenzio cala nella classe

Fanculo professori, fanculo tutti.

penso ad una possibile risposta al suo quesito e inizio a disegnare. Tutto ciò che si vede è una linea confusa, attorcigliata su se stessa.

<<Ci spieghi, signorina>> mormora lui, prestando la sua completa attenzione

<< nulla da spiegare, é la mia vita incasinata.>> una risata generale si leva dalla classe

<< Non mi basta, deve impegnarsi>> dice lui prima di appuntare qualcosa sul registro.

<< Con tutto il rispetto, credo che nessuno dei presenti sia davvero interessato a ciò che rappresenta questa stupida linea perchè nessuno se ne frega di te, veramente

E' tutta una grande cazzata, ora se non le dispiace>> torno al mio banco e lui continua a parlare di altro, visibilmente scosso da ciò che è accaduto prima

fortunatamente dopo qualche minuto tutti dimenticano ciò che è accaduto poco prima, tutti tranne uno.

potete immaginare chi, è fottutamente irritante.

Harry continua a fissarmi, percepisco il suo sguardo sulla mia pelle. Dopo qualche secondo abbassa lo sguardo e finalmente la campanella suona e sono la prima ad

uscire da quella prigione.

Evito appositamente la mensa, non voglio fare la stessa figura di pochi giorni fa.

E poi ricevo la loro chiamata, era troppo bello per essere vero, davvero troppo bello.

<< Amy, volevamo sapere se hai bisogno di soldi o di qualcuno che ti venga a prendere>> dice mio padre al telefono, il suo solito tono che ho sempre odiato

<< Non ho fottutamente bisogno di nessuno di voi, potete scordarvi di avermi lì con voi. Lo so che alla fine non vi importa un cazzo di me e lo fate solo per

l'immagine ma non tornerò fino a quando non lo vorrò, lasciatemi stare. Statemi bene e non cercatemi più>> sentivo arrivare le lacrime, lo capivo perchè il

timbro delle mia voce si abbassava notevolmente, la mia voce era rotta

<< Vedremo, lo vedremo >> e poi nulla, solo il rumore della linea interrotta

più cercavo di cacciare via i brutti pensieri e più le lacrime calde scendevano sul mio viso. Per tutto questo tempo mi ero sentita sbagliata, nessuno può capire

come ci sente a non sentirsi abbastanza.

E poi il temporale, amavo il temporale. Potevo gridare e sfogarmi e tutte le mie paure, le mie grida erano così piccole in contronto al rumore provocato da questo, alla

luce che sprigionavano.

inizio a correre e mi fermo solo quando vado a sbattere contro qualcosa, meglio qualcuno

<<Stai più attento, cazzo>> dico ma me ne pento subito, riconoscendo a chi appartengono occhi tanto belli

E me ne vado, sotto il suo sguardo confuso e la sua solita espressione da bambino arrabbiato.

Alle volte vuoi solo scomparire, alle volte proprio quando credi di stare bene il passato arriva e ti ricorda che mai potrai liberarti delle cose. Devi solo conviverci

e sperare di non doverlo affrontare nuovamente.

Ero così piccola e ora avevo davvero paura.





RAGAZZE, ECCO IL TERZO CAPITOLO, VOTATE E COMMENTATE

apro un piccolo spazio per noi. Raccontatemi qualcosa di voi, di dove siete e cosa pensate accadrà nella storia, tutto può sembrare scontato ora ma non sarà così


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