Mentre ero ancora stretta fra le braccia di Kendall, mio padre ci raggiunse preoccupato e urlò:- Che succede? Perché quell'urlo Eloise? Ti ha fatto qualcosa?-. Subito dopo volse uno sguardo di rabbia e sospetto verso Kendall. Io mi girai, e ancora commossa senza dire una parola andai verso mio padre e lo abbracciai. Lui inizialmente sembrava piuttosto restio, ma alla fine si lasciò andare e mi avvolse con le sue braccia. -Mi ha aiutato a vincere- dissi poco dopo nell'orecchio di mio padre, e sentii la sua stretta farsi più forte. Passó almeno un minuto prima che ci staccassimo da quell'abbraccio, quindi mio padre tornò dentro casa, subito seguito da me e Kendall. Andammo in bagno per lavarci la faccia dopo tutte quelle lacrime, ma mentre io ero ancora impegnata ad asciugarmi il viso, vidi mio padre che bloccava Kendall nel corridoio e gli diceva qualcosa sottovoce. Lui sorrise in risposta, quindi venne verso di me. -Tutto okkay?- -Si, assolutamente, perché?- -Perché di solito non riuscite a sostenere una conversazione amichevole... Cosa ti ha detto?- -Solo un "grazie", ma per me è più che sufficiente per dire di essere diventato sopportabile ai suoi occhi- -Uhm... Può darsi, ma non ti gasare- risposi con un sorrisetto smorfioso stampato sul viso. -Oh, ti prego, non farmi rispondere- rispose lui, quindi rise. Io lo presi per mano e insieme tornammo in camera mia, quindi mi buttai di peso sul letto, subito seguita da lui, che però fu più delicato.
Mentre io stavo cercando il telecomando fra le coperte, sentii un cellulare squillare. Non era il mio, e neppure quello di mio padre, dunque doveva essere di Kendall. Subito lui si alzò e lo prese da sopra la scrivania, ma quando lesse il mittente della chiamata sbiancó. -Cosa?- chiesi io confusa, e lui mi fece segno di spegnere la TV e fare silenzio, quindi aprì una finestra e rispose alla chiamata. Dall'alto capo del telefono si senti subito un uomo, con una voce molto grave e roca. Non capii molto di ciò che diceva l'uomo, ma le risposte di Kendall mi aiutarono a mettere a fuoco di chi si trattasse. Dopo pochi minuti di chiamata, in cui Kendall mentì dicendo di essere in strada (ecco perché aveva aperto la finestra prima di rispondere, per rendere la balla più credibile) e dopo molti "si" e "no", chiuse la conversazione. -Era lui... Mi vuole a casa...- -Avevo capito, ma cosa ti ha detto?- -Mi ha chiesto dove sono stato in questi giorni, mi ha chiesto se ero da qualche amico, io ho detto di si perché non voglio mettere in mezzo la tua famiglia con i miei casini, poi mi ha detto che mi rivuole a casa, e che vuole che torni entro oggi... Mi dispiace Eloise...- -E di cosa? Ma... Almeno era sobrio?- -No, decisamente no, ma non importa, tanto prima o poi dovevo tornare da lui, quindi...-. Lessi una nota di dolore nelle sue parole, quindi mi alzai e lo abbracciai, e dissi -Adesso va a chiedere a mio padre i tuoi vestiti, cambiati, poi ti portiamo davanti a casa di tuo padre, e poi ce ne andiamo prima che ci veda, così non ci saranno problemi-. Lui sorrise e mi schioccó un bacio a stampo, quindi andò verso il corridoio e raggiunse mio padre in camera da pranzo. Mentre lui si preparava, io mi cambiai per uscire. Indossai una maglietta verde petrolio a maniche lunghe, un paio di jeans neri strappati e le mie solite scarpe nere con la suola alta, infine misi un cardigan lungo a righe bianche e nere e un cappello nero. Pensai anche di mettermi un po' di rossetto, ma alla fine decisi che era meglio il lucidalabbra protettivo. Dopo pochi minuti eravamo tutti e 3 pronti per andare, quindi salimmo in macchina, mio padre inserii nel GPS dell'auto il nome della via di casa Schmidt, e senza che nessuno spiccicasse parola partimmo.
Dopo quasi 20 minuti di viaggio, quel silenzio era diventato davvero fastidioso, ma non avevo voglia di parlare, così decisi che per far capire a Kendall che ero con lui, la cosa migliore era un contatto. Senza esitazioni, gli presi la mano e la carezzai, cercando di farlo stare un po' meglio. Aveva la pelle molto fredda, e stava quasi tremando. Deglutii, potevo vedere la paura attraverso i suoi occhi, si capiva che sapeva che appena arrivato quel, se così si può chiamare, uomo, gli avrebbe spaccato la faccia. Lui sbuffó nervosamente, e quando il navigatore annunciò "5 minuti all'arrivo", cominciò a morsicchiarsi le unghie con una tale frustrazione che fece venire voglia anche a me di farlo. Lo vidi lentamente sbiancare, ogni cartello stradale, ogni panchina che vedeva, ogni segno che effettivamente si stava avvicinando al suo carnefice, erano motivo di paura sempre crescente per lui. Quando il navigatore satellitare annunciò l'arrivo, lo vidi chiudere gli occhi e passarsi una mano sul viso, quindi gli poggiai istintivamente la testa sul petto, e lo abbracciai, sentendo il suo cuore correre all'impazzata. Lui non rispose, si limitó a fissare la casa da cui veniva e dove non voleva tornare attraverso il finestrino. -Ragazzi, non abbiamo tempo per i saluti, se suo padre lo vede qui è fottuto, sbrigatevi- disse mio padre riportandomi alla realtà, allora annuii e insieme uscimmo dall'auto. Prima di riinfilarmi nel posto stavolta di davanti, lo guardai, gli presi il viso tra le mani e dissi "Ricordati chi sei, e non avere paura. La paura appartiene agli insicuri, tu devi essere forte. E devi essere convinto di chi sei, non di ciò che lui ti dipinge intorno. Tu sai chi sei, e sai come ignorarlo. Quindi non lasciare che ti demolisca. Vivi per ciò che ami, non soffrire per ciò che odi. Non ha senso. Tu mi hai insegnato ad essere forte, e ad essere felice, ora ricordati il discorso che mi hai fatto prima, e vivilo, cazzo. Siamo noi che decidiamo il nostro futuro con le nostre azioni, non dimenticarlo. Solo tu puoi decidere chi sei. E ultima cosa: la sofferenza, la rabbia e la frustrazione non durano per sempre. L'anima sì. L'anima è indelebile. Quindi non contaminarla con stronzate che fanno male, pensa sempre positivo, non arrenderti mai e ricorda: io ti amo". Detto questo, lo baciai con tanta dolcezza, e cercai di dargli tutta la mia energia per affrontare quel bastardo. Un ragazzo così incredibile, che mi aveva fatto credere nei miracoli solo con uno sguardo, e che mi aveva fatto capire che la parte più bella della vita è che è tutta da vivere, e non da lasciar scorrere senza scopo, ora soffriva così. Era una delle cose più ingiuste che mi fosse mai capitato di vedere. Ma sapevo che ce l'avrebbe fatta, in fondo al ritorno di sua madre mancavano solo 10 giorni, non poteva essere così dura. E io gli sarei stata vicino, ogni minuto di ogni ora di ogni giorno, senza lasciarlo mai da solo.
Purtroppo la voce di mio padre ci fece staccare, lui mi sussurrò un "ti amo" e mi bació un'ultima volta sulla fronte, poi andò verso il cancello della casa senza voltarsi. Io salii in macchina e chiusi la portiera, quindi mio padre mise in moto il più velocemente possibile, e mentre ci allontanavamo vidi Kendall aprire lentamente il cancello e entrare. Sospirai, e chiusi gli occhi, non avrei mai voluto lasciarlo andare, ma era l'unica cosa che potevamo fare. Riaprii gli occhi e presi il cellulare dalla tasca del mio cardigan, quindi aprii la schermata di Whatsapp e andai sulla sua chat. Scrissi solo un breve messaggio, solo per fargli capire che ero e gli sarei stata sempre accanto:"Ti amo piccolo angelo, ricordatelo. Sempre."
Inviai, quindi spensi il cellulare, non volevo che pensasse che aspettavo una risposta. Sospirai ancora, quindi in un gesto automatico presi l' MP3 dall'altra tasca e cominciai ad ascoltare una canzone che mi aiutò a calmarmi, "Don't you worry child". Aveva davvero un testo bellissimo. Sorrisi, era proprio vero che il paradiso aveva un piano per tutti noi.Angolo autrice:
Ehyy ehehehehe no non sono morta è che... *cerca una scusa credibile* ... No okkay non sapevo più cosa scrivere NON PICCHIATEMI 😭😭Anyway finalmente ho trovato il modo di continuare la storia, quindi YAY :D
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I look into your eyes and I believe in miracles [Kendall Schmidt]
Teen Fiction!!! ATTENZIONE !!! Questa storia ha un alto tasso di occhi verdi, canzoni sdolcinate e colpi di scena. Se siete deboli di cuore è meglio che non leggiate. .... Okkay okkay, in realtà ragazze questa è la mia prima storia e ... niente spero vi piacci...