CAPITOLO 21

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Stavo seduta a gambe incrociate sul letto, completamente immobile, e fissavo mio padre, che nel frattempo aveva poggiato bruscamente la 24 ore sulla sedia blu accanto al mio letto e stava cominciando a camminare nervosamente intorno alla stanza tenendosi una mano sotto il mento e fissando il pavimento. –P ... papà?- chiesi sottovoce, cercando di sembrare il più umile possibile. Sapevo che dopo pochi secondi sarebbe esploso, lo faceva sempre. - ... ... ... ... MA PERCHÉ?? PERCHÉ? CHE MOTIVO HAI, DOPO TUTTO QUELLO CHE HO PASSATO PER LA PERDITA DI TUA MADRE, PER FARMI SOFFRIRE DI NUOVO? PER FARMI SENTIRE NUOVAMENTE UN' INCAPACE?- sbottò, come previsto, pochi secondi dopo lui. – I ... io ... - - Cosa c' è che ti manca? Cosa ti porta a farti questo??- - Non ... - - NO ELOISE DEVI SAPERLO! CAZZO! DEVI DARMI UN SENSO! PERCHÉ ORA COME ORA L' UNICO SENSO CHE CI TROVO È CHE VUOI FARE L' ADOLESCENTE DEL CAZZO, CHE TI SENTI FIGA A FARE COSÌ!- - ... papà ... - - NON CAPISCI UN CAZZO DELLA VITA VERA! NON SIAMO TUTTI QUI PER TE E I TUOI MOMENTI DI PAZZIA ELOISE!- - papà - -SEI SOLO UN' IMBECILLE! UNA DEPRESSA DEL CAZZO! ESATTAMENTE COM' ERA TUA MADRE, E HAI VISTO CHE FINE HA FATTO LEI!- -PAPÀ- urlai io in risposta, mentre le lacrime nuovamente si facevano largo sul mio viso. Appena vide che piangevo, tornò il solito papà iperprotettivo di sempre, mi si sedette accanto e disse, stavolta con un tono basso:- Io vorrei solo essere un buon padre, visto che non sono riuscito ad essere un buon marito per tua madre, ma adesso mi sento solo preso in giro ... e inutile- - papà, non è colpa tua ... - -Ma almeno sai dirmi perché lo fai?- - Facevo ... comunque ... per sfogo ... per buttare fuori tutto ciò che mi fa schifo di me stessa .. - - Ma perché non me ne hai mai parlato?- - Perché ... tu sei sempre fuori di casa per lavoro, a volte anche per giorni interi, e quando torni a casa di sicuro non hai voglia di parlare dei miei problemi ... e sapevo che avresti reagito male ... e soprattutto perché all' inizio non sapevo neanche cosa stavo facendo .... Lo facevo perché mi faceva sentire meglio ... non per sentirmi figa ... - - Ma ... ma quando hai incominciato?- - Circa un anno fa ... poche settimane dopo la morte di ... mamma ... - - E non ti sei mai chiesta perché?- - .. te lo ho già detto, per sfogo ... - - Non intendevo questo, intendevo ti sei mai chiesta perché hai cominciato proprio in quel periodo?- - No ... ad essere sincera non ho neppure mai riflettuto sul perché ho cominciato- - Prima della morte di mamma, con chi ti confidavi quando stavi male?- - ... con lei. E pensandoci ora credo che sia dipeso da questo ... - - E se ho capito bene, ora hai smesso, perché?- - .. perché ora ho Kendall che mi aiuta sempre quando sono in difficoltà .... - -Bene, dunque hai capito il perché di quei tagli?- - .. dopo questa riflessione, credo che il perché non possa essere altro se non che ho bisogno di qualcuno che mi faccia compagnia, che stia accanto a me e mi ascolti ... e quando le persone non ci sono, sono le cicatrici che mi fanno compagnia ... - - Già ... quindi, hai definitivamente deciso di smettere?- Finché Kendall sarà con me ... sì - - È già un inizio- concluse lui, quindi mi abbracciò, si alzò dal lettino e uscì dalla camera. Io mi ricoprii il braccio con la manica della felpa, e sempre con la manica della felpa mi asciugai il viso dalle lacrime. Non avevo mai riflettuto sul perché di quell' inizio, avevo solo iniziato. Adesso almeno avevo capito da cosa era partito tutto. Dalla morte di mamma.

Dopo neppure 3 minuti, la porta si riaprì e Kendall, sorridente, entrò. – Mbeh? Com' è andata?- - Bene ... credo ... - risposi io ancora un po' scossa. – Ora non pensarci, bella addormentata- disse lui con dolcezza, e mi si sedette accanto, dove prima stava mio padre. Io lo abbracciai e sottovoce gli dissi:- Grazie Kendall, se non fosse stato per te, probabilmente oggi non sarei stata qui- - Questo lo so, ed è per questo motivo che non ti abbandonerò mai-. Io mi voltai e lui fece lo stesso, ma anziché baciarci io appoggiai la mia fronte contro la sua e guardai attentamente i suoi occhi. Non mentiva. Lui ricambiò il mio sguardo e disse:- Secondo me se facciamo una gara a chi tiene gli occhi aperti più a lungo vinco io-. Poi ridacchio leggermente. –Credi?- risposi io sorridendo e con un' espressione di superiorità sul volto. – Allora comincia da ora- disse lui, e, sempre tenendo la fronte contro la mia, cominciammo. Più mi concentravo sui suoi occhi, più notavo quanto fossero profondi e belli. Così da vicino e così a lungo non li avevo mai visti. Comunque ressi il suo sguardo, o almeno resistetti finché, dopo aver fatto un sorrisetto malizioso con un accenno di bastardaggine, lui mi prese il viso tra le mani e mi baciò. Allora, per forza dell' abitudine, chiusi gli occhi per un secondo. –AH! Hai chiuso gli occhi!- rise lui quando si staccò. – Oh fanculo Schmidt!- risposi io ridendo, quindi dissi:- Tu non li hai chiusi?- -Assolutamente no- rispose lui assumendo un' espressione fiera. –Uhm ... allora ... - dissi io facendo un sorrisetto malizioso identico al suo, e mi avvicinai per baciarlo, ma appena chiuse gli occhi, presi il cuscino dal mio letto e glielo tirai in faccia. –Adesso come la metti?- -Lo sai che mi piaci ancora di più quando fai la tosta- rispose lui, mordicchiandosi il labbro, e stavolta fui io a baciarlo. –Mi erano mancate queste stronzate, lo sai?- -Erano mancate anche a me- ammise lui, stavamo per baciarci di nuovo, ma purtroppo qualcuno bussò alla porta della camera.

I look into your eyes and I believe in miracles [Kendall Schmidt]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora