Dopo ciò che era accaduto alla fermata dell' autobus, io e Kendall decidemmo di andare al parchetto vicino a casa mia per parlare. Mentre camminavamo provavo sentimenti contrastanti. Era come quando si aiuta un paziente bisognoso di qualcosa che non può trovare se non in un' altra persona, però il suo corpo non accetta il dono offertogli e lo identifica come estraneo. Lo desideravo, ma avevo anche paura di pentirmi di ciò che volevo. Avevo paura di non conoscerlo a sufficienza, di non potermi fidare di lui. Stava succedendo tutto troppo in fretta, ma non era colpa di nessuno dei due.
Appena entrati nel parco, Kendall mi chiese :-E ora? Dove andiamo?- - Se ti va un po' in giro, poi magari ci fermiamo di fronte al chiosco e prendiamo qualcosa da mangiare- - Va bene -. Quindi, cominciammo a passeggiare in mezzo agli alberi e continuammo la conversazione. –Come stai? Intendo ora - -Beh ... non ti voglio mentire Kendall ... ma non so davvero cosa risponderti ... mi sento confusa, è come se mi avessero appena tirato un pugno- -Uhm ... quindi è una cosa negativa?- -Cosa?- - Che tu mi piaccia- -No non intendevo questo ... diciamo che è più come essere stati baciati all' improvviso ... - -Ed è stato un bacio piacevole?- - ....- - ... Okay ... - - Kendall ... - -Sì? - - Tu mi piaci- - Davvero?- -Sì, e anche molto, ma ... - -Ma?- -Ma ti conosco da poco ... e lo sai che non ... non sono abituata ad avere amici ... e ... e ... - -Tranquilla, ho capito, hai bisogno di più tempo - -E tu come lo sai?- -Ricordati che io ti "conosco" dalle elementari, e poi io ho aspettato quasi sei anni per farmi avanti, quindi tu puoi chiedermi tutto il tempo di cui hai bisogno per conoscermi- rispose sorridendo, poi alzò la testa e guardò verso il cielo. –Credi che sia possibile?- chiesi fissando anche io il cielo. -Vivere lassù? No non penso, però ... - -Però?- -Però si può sempre crederci-. Mi guardò dritto negli occhi e colse nel segno: io ci credevo.
Dopo quella breve conversazione pranzammo insieme al chioschetto e verso le 2 purtroppo io dovetti andare. – Allora ci vediamo domani? A scuola?- -D' accordo- -Sei sicura?- -S ... sì- -Ascolta, se hai bisogno di starmi lontano ti posso capire, m ... - gli misi una mano sulla bocca e lo zittii.- Kendall, non preoccuparti, non ti odio ... e scusami se sono sempre così acida con tutti, ma ti assicuro che ti voglio bene, e non voglio lasciarti neanche per un giorno. L' unica cosa di cui ho bisogno è stare con te, quindi non preoccuparti-. Lui sorrise e mi lasciò con un bacio sulla guancia. Io lo guardai mentre si allontanava e sorrisi. Gli volevo davvero bene, perché nonostante tutte le sue paure e insicurezze riusciva sempre a dire e a fare la cosa più giusta. Quindi, mi voltai e cercai l' auto di mio padre, che era venuto a prendermi.
Appena salii in macchina mio padre mi disse:- E quello chi era?- (CAZZO ... ci aveva visti ...) –E ... era un amico- -E da quando hai amici?- -Papà non fare lo stronzo- -E tu non mentire! Dimmi chi era- -Ti ho già risposto ... - - E da quando fra amici ci si saluta così?- -M ... ma è normale fra i giovani d' oggi! - - Eloise ... sono tuo padre, ti conosco da quando eri alta come una cavalletta, rispondimi seriamente- -PAPÀ!! TI HO DETTO CHE ERA SOLO UN AMICO, A-M-I-C-O!- -Se se ..- terminò lui ridacchiando. Mi faceva arrabbiare quando non mi credeva, certo, ero innamorata di Kendall (credo) e lui aveva una cotta per me da sei anni ... MA ERAVAMO COMUNQUE ANCORA AMICI! NON FIDANZATI! ... però non posso biasimarlo: quando vedi tua figlia cambiare completamente atteggiamento da un giorno all' altro è normale avere quella reazione appena si presenta un possibile sospettato che possa aver causato quel cambiamento.
Arrivata a casa, chiamai Kato (il mio gatto) sul mio letto e cominciai a coccolarlo. Ero persa nei miei pensieri, nella mia mente svolazzavano tante bollicine cariche di problemi, e il mio cervello non sapeva più come far uscire tutta l' aria che le bollicine producevano scoppiando. Avevo paura di innamorarmi, avevo paura di sbagliarmi e di soffrire. Stavo per impazzire, così feci ciò che facevo sempre quando ero molto stressata: mi feci una doccia. O meglio, dissi a mio padre che andavo a fare una doccia, ma in realtà appena dentro il bagno non riuscii a resistere alla tentazione: ripresi quella dannata lametta e cominciai a tagliarmi (sempre sul braccio sinistro). Stavolta però feci dei tagli più profondi del solito, tanta era la mia frustrazione. Rimasi chiusa lì quasi un' ora, ma cominciavo a sentire le forze mancarmi, avevo perso molto sangue, molto più di quanto il mio corpo fosse abituato a perdere. Fu proprio allora che mi tornarono alla mente le parole di Kendall: "credo che tu sia un angelo ... perché non vedi l' ora di tornare in cielo". Con questa frase nella mente, presi un asciugamano e lo strinsi dove avevo fatto i tagli, quindi annodai attorno al braccio un laccio emostatico e feci in modo da ridurre il più possibile l' afflusso di sangue. Non volevo svenire ed essere trovata morta poche ore dopo ed essere inserita nel registro suicidi. Ma soprattutto, non volevo abbandonare Kendall. Non se lo meritava. Non meritava di soffrire per colpa mia.
Fortunatamente riuscii a fermare il sangue e coprii le ferite con del cotone e il solito bendaggio. Feci una doccia breve, così da non far insospettire mio papà, poi mi infilai sotto le coperte e mi addormentai senza neppure cenare (a mio padre dissi che mi sentivo poco bene). Mi risvegliai verso le 22, e non avevo più molta voglia di dormire. Così presi il cellulare e cominciai ad ascoltare musica, ma dopo pochi minuti mi arrivò un messaggio. Era di Kendall.
K: ancora sveglia bella addormentata? :D
Io: ciao Kendall :)
K: tutto ok? Mi sembri strana ...
Io: e che cosa ti fa pensare che non sia tutto ok?
K: probabilmente lo penso perché se stessi bene mi avresti risposto "NON CHIAMARMI BELLA ADDORMENTATA SCHMIDT"
Io: acuto ... ma forse semplicemente non mi da più fastidio che mi chiami così :)
K: quindi non ti do più fastidio neanche io? :D :D :D :D
Io: no, diciamo di no :)
K: POSSO FESTEGGIARE?
Io: d' accordo Schmidt, ma il balletto di gioia non deve durare più di 4 secondi :)
K: Questo lo dici tu XD
Io: Schmidt sei un idiota :)
K: ma sono almeno un idiota carino?
Io: sì
K: :D
Io: non ti gasare
K: :D :D :D :D :D :D :D :D
Io: Kendall ...
K: sì?
Io: ti voglio bene :)
K: anche io :)
Io: ... ma sei uno stronzone XD
K: grazie XD
Io: ora devo andare a dormire, a domani :)
K: Buona notte bella addormentata :*
La chat si concluse così, ma ogni volta che parlavo con lui mi sentivo meglio, era come se lui fosse nella mia testa e sapesse esattamente cosa dirmi per farmi ridere e farmi sentire speciale. Non facevo che farmi domande su di lui, ma in realtà non mi interessava rispondermi, non mi interessava neppure pensare ai suoi difetti, perché erano dei difetti che amavo. Le sue insicurezze, incertezze, le sue paure in qualche modo erano parte di me. Mi appartenevano. E io appartenevo a lui.
STAI LEGGENDO
I look into your eyes and I believe in miracles [Kendall Schmidt]
Novela Juvenil!!! ATTENZIONE !!! Questa storia ha un alto tasso di occhi verdi, canzoni sdolcinate e colpi di scena. Se siete deboli di cuore è meglio che non leggiate. .... Okkay okkay, in realtà ragazze questa è la mia prima storia e ... niente spero vi piacci...