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Mi ritrovai sulla riva di un fiume, sdraiata. Mi alzai e guardai l'acqua. Provai a toccarla ma al tatto non la percepivo e le mie mani non si bagnavano nemmeno. Ero come intrappolata in una dimensione di mezzo. Era straziante, infatti mi misi a piangere. Pensavo a Matt, alla nostra "relazione" che non aveva nemmeno avuto inizio e che sarebbe stata perfetta. Pensavo a tutto quello che avevo perso.. La mia famiglia, i miei amici, Matt.. Oddio e Camilla?! Dove era finita?? Non l'avevo vista al funerale. A pensarci ci ero rimasta molto male. Ma non poteva essersi dimenticata, credo. Nah, doveva esserci un altro motivo. Sperando di trovarla in giro, mi diressi per il paese. Lì vidi molte persone che conoscevo di vista, tipo il panettiere, la vicina di casa di Camilla, Fufi.. Fufi! Che bello che era quel cagnolino. Era il cane della mia vicina di casa, era troppo dolce. Lo vidi correre di fianco a me. Ad un certo punto si fermò di botto e si girò. Mi stava come fissando. Mi guardai intorno per vedere se stava guardando qualcun altro e invece no! Stava guardando proprio me! Provai a chiamarlo e mi corse incontro. Mi fece le feste scodinzolandomi e abbaiandomi, ma ovviamente non potevo accarezzarlo. Vidi che tutti lo stavamo guardando strano ed era ovvia come cosa. Per non creare troppo scompiglio lo feci stare buono. Ad un certo punto sentii la voce di Camilla:
- "Fufi! Fufi sta buono! A chi stai abbaiando?!"
Cercai di ottenere l'attenzione del cane per farle capire che c'era qualcuno, ma non riuscii. Così decisi di seguirla mentre lo riportava a casa sua dalla padrona. Una volta arrivati, lei tornò a casa, poco lontano dalla mia. Continuai a seguirla. Entrò nella sua camera e si mise sul letto e scoppiò a piangere e a parlare da sola:
- "Come è potuto succedere?! Non ci credo ancora.. Era la persona migliore che avessi e l'ho persa ad una cazzo di festa.. Se non fossi andata con Ricky a quest ora eravamo qui insieme a ridere e scherzare come abbiamo sempre fatto. Sembra impossibile che se ne sia andata così.."
Stava parlando di me ovviamente. Mi sentivo in colpa perché stavo facendo soffrire le persone che amavo. Dovevo farmi sentire in qualche modo. Volevo almeno farle capire che ero ancora lì con lei. Cercai di afferrare cose, o almeno spostarle, ma niente.. Era praticamente impossibile. Impazzii talmente tanto che iniziai ad urlare. Quell'urlo spaccò lo specchio che aveva in camera e fece cadere dei libri dalla libreria. Lei rimase zitta ad occhi spalancati, come me. Non ero sicura che avesse sentito il mio grido, ma di sicuro aveva visto tutto. Poi mi chiamò per nome.
Si, mi aveva sentita.

AngelicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora