6 Capitolo

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«Tesoro, alzati. »mi giro e vedo mia mamma, poi vedo la pancia e realizzo che è mia zia.
Troppo identiche raga.
«Per fortuna oggi è venerdì. » commento alzandomi. La zia esce dalla stanza seguita da Zago e io resto da sola. Ho ancora gli occhi chiusi e non sembrano voler riaprirsi.
Ogni tanto preferirei rimanere immersa nei miei sogni.
Mi alzo dal letto e mi metto a camminare cercando di raggiungere l'armadio. Ho ancora un po' male per il nuovo piercing, il che mi ricorda di dover cambiare quello alla pancia. Apro gli occhi e dal cassetto prendo il piercing argenteo, alzo la maglietta e sfilo quello vecchio mettendolo nella busta e mettendo il nuovo al suo posto. Lo sistemo bene e poi vado verso l'armadio. Lo apro e inizio ad osservare cosa mettermi, con gli occhi ancora impastati dal sonno. Alla fine prendo dei leggings neri e un maglioncino di cotone bianco. Metto il reggiseno e mi vesto velocemente. Oggi, dopo scuola, devo andare a finire il tatuaggio. Prendo lo zaino e ci butto dentro ciò che mi serve, metto al volo le vans e scendo le scale di corsa. Arrivata in cucina lascio lo zaino per terra e raccolgo i capelli in una coda alta e disordinata. «Giorno. » dico sedendomi a tavola. «Dormito bene? » mi domanda la mamma passandomi il latte, annuisco ed inizio a fare colazione.

«Vai subito dopo scuola a finire il tatuaggio? » mi domanda Camilla sedendosi accanto a me. Annuisco mentre continuo a scarabocchiare su un foglio. «Si, mangio al Burger King e poi vado. » le spiego. «Vuoi venire? » le domando mettendo via il foglio. Lei annuisce vigorosamente e poi si alza. Mi giro e vedo la prof di arti espressive entrare, mi alzo anch'io. «Buongiorno, seduti. » ci sediamo e anche lei si siede. Tira fuori un album da disegno e una matita. «Voglio che disegnate una natura umana. » inizia. Si alza alla lavagna e prende un gesso. «Le nature umane sono la paura, la rabbia, la felicità e tanto altro. «Anche l'amore è una natura umana? » domanda Sharon. «Si, l'amore per la famiglia, gli amici, per un figlio. » all'ultima parola si ferma a guardarmi. Alzo la mano in segno di saluto e la abbasso. « Okay... » prendo un foglio da disegno e una matita. Inizio a disegnare fiori: Una petunia, un girasole, una margherita, una mimosa, una rosa e un bocciolo che deve ancora fiorire. Mi giro a guardare il foglio di Camilla e vedo un albero completamente spoglio. Credo sia rabbia... Non ho nessuna voglia di chiedere.

«Dai, movete che passa il bus. » dico correndo verso la fermata del bus. «Si... Si, ci... Sono. » risponde Camilla correndomi dietro e riuscendo a prendere il bus. Ci sediamo nei posti dietro e mi appoggio al sedile. «Ce l'abbiamo fatta. » sussurro soddisfatta. Il telefono squilla e sul display appare il nome di mia madre. Rispondo. «Pronto mamma. » la sento imprecare e poi ride. «Tesoro, com'è andata a scuola? » mi domanda ancora ridendo e sento un rumore di pentole, doveva esserle caduta una. «Bene, a te? » rispondo. «Bene, a che ora torni? » mi domanda. «Subito dopo il tatuato. » rispondo. «Okay, ciao tesoro. » chiude la chiamata e io metto via il telefono. Mo giro verso Camilla e la vedo che scorre sulla home di instagram. Mette mi piace a quasi tutte le foto e soffermarsi a leggere le frasi. «Uhm, scendiamo a questa. » dico alzandomi e prenotando la fermata. Mi alzo e vado verso le porte. Camilla mi segue e scendiamo, attraversiamo la strada e camminiamo fino al fast food. Entriamo e ci sediamo nel primo posto libero che troviamo. «Dimmi cosa vuoi e vado io. » propongo alzandomi. «Nono, tu stai seduta che sei incinta, dimmi tu cosa vuoi. » dice facendomi sedere e alzandosi. Sorrido. «Un hamburger, il più grande che c'è, e dell'acqua. » rispondo. Lei annuisce sorridendo e va a prendere da mangiare. Prendo il telefono e scorro sulla home di facebook. «Tesoro. » alzo lo sguardo e vedo Mirko guardarmi. Mirko era un mio amico. ERA. «Mirko. » rispondo tornando a guardare la home. «Ma come? Sei ancora arrabbiata? » mi domanda. Sorrido acida, guardo alle sue spalle e vedo che due tavoli dietro di lui ce seduto il suo gruppo e le due troiette. «Arrabbiata? No. Non sei così importante. » rispondo. Lui mi guarda con gli occhi ridotti a fessure. «Non fare la bambina. » sibila. «Disse colui che abbandonò l'amica solo perché era incinta. » dico continuando a guardare il telefono. «Io... » inizia. «Non m'interessa. » lo blocco con un gesto della mano. «Non ha importanza. Lasciami in pace. » aggiungo mettendo via il telefono e guardandolo negli occhi. Ci fissiamo in modo di sfida. Io non abbasso lo sguardo. Lui alla fine scuote la testa e si alza, si gira a guardare i suoi amici e poi torna a guardare me. «Che bocia. » sputa acido. Sorrido e metto le mani sul cuore come per ringraziarlo. «Grazie. » dico sorridendo. Lui si gira e se ne va. «Uhm, un tuo amico? » domanda Camilla sedendosi davanti a me e porgendomi la mia acqua e il mio hamburger. «Era. » rispondo iniziando a mangiare. «Capisco. » dice lei iniziando a mangiare. «Uhm, poca fame eh? » domanda con la bocca piena guardandomi. Rido cercando di non strozzarmi e annuisco. «Parecchia. » rispondo prendendo l'acqua e bevendo un lungo sorso. «Perché era? » mi domanda curiosa. «Perché, quando ha saputo che ero incinta mi ha abbandonata ed è passato dalla parte di quelli che mi prendevano per il culo. » rispondo noncurante. Ormai non m'importa più niente di lui ne di ciò che pensa. «Ma Alessia e Lorenzo stanno insieme? » chiedo d'un tratto. Lei mi guarda facendo una smorfia e poi ride. «No, sono... "amici". » mette le virgolette. «Che tipo di "amici"? » domando curiosa. Lei scuote la testa e ci mettiamo entrambe a ridere. «Sono amici, ma a volte sembra che siano qualcosa di più, chi li capisce? Io no. » risponde lei sempre ridendo.

«Si, puoi entrare anche te. » rispondo entrando nel negozio. «Maya! » Manuel mi viene incontro a braccia conserte e con un gran sorriso. Il pizzetto mi ha sempre fatto ridere. «Andiamo. » aggiunge poi facendomi strada verso la sala per fare tatuaggi. Mi sdraio di lato e tolgo la maglietta. «Manca la seconda frase, giusto? » domanda Manuel. Annuisco piano. Camilla guarda curiosa e vedo che le viene la pelle d'oca appena vede l'ago. «Okay. » Manuel appoggia l'ago e inizia a tatuare. Il dolore che ricordavo dall'altra volta è minore di questo. Mi sembra che l'ago mi entri dentro le costole. Faccio una smorfia di dolore e stringo i pugni. «Fa tanto male? » domanda Camilla. Faccio un respiro profondo. «Va, non farmi parlare ora che... » non finisco la frase dal male. Per fortuna mancava solo la seconda frase e ci mette dieci minuti.
«Finito. » Manuel spegne la macchinetta e io posso tornare a respirare. Mi passa uno specchio e io guardo il tatuaggio, sorrido soddisfatta e mi alzo. Mi rimetto la maglia ed esco dalla stanza. «Grazie Manuel, noi andiamo. » dico. «Ma, non paghi? » domanda Camilla. «Ho già pagato l'altra volta. » le spiego uscendo e salutando con la mano Manuel. Lei annuisce e mi guarda. «Ti fa ancora male? » domanda. Scuoto la testa, siamo appena uscite all'aria fredda, quello allevia il dolore. «Io ora devo andare a casa, vuoi venire? » le domando. Lei ci pensa su e prende il telefono per chiedere a sua madre. Guardo i messaggi che scrive. «No, mi spiace. » risponde leggendo l'ultima risposta della madre. Annuisco e continuo a camminare.

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