24 Capitolo

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«Piano. » sussurro a Jason mentre gli passo Alice che ancora dorme. «Voglio... Maya. » borbotta Alice girandosi contro il petto di Jason. «Mi ricorda la mamma. » aggiunge chiudendo di nuovo gli occhi. Io e Jason ci guardiamo e rimaniamo in silenzio finché non apro la porta di casa. «Portala in stanza. » sussurro chiudendo la porta dietro di me e accendendo la luce del salotto. «Okay, dormo anche io. Notte. » sussurra lui. «Ti voglio bene. » dico a voce più alta perché lui mi senta. «Anche io. » risponde. Sorrido e inizio a pulire il casino che mio padre ha lasciato in cucina. Butto via due bottiglie di birra e una di vodka, metto i piatti nella lavastoviglie e butto le carte nel cestino. Sospiro e mi siedo a tavola appoggiando i gomiti sul tavolo. Prendo il telefono e scrivo a Ryan.
N: "Mi mandi il numero di Maya? "
La risposta ci mette poco ad arrivare, la sera lui è attaccato al telefono, diventano una cosa sola praticamente.
R: "Certo. "
Risponde mandandomi il contatto, salvo il numero e vado a vedere il suo profilo. Nella foto c'è lei con da piccola con un bambino della sua età e un neonato in mezzo, devono essere i fratelli. Guardo lo stato e c'è scritta una frase in italiano "Riempiva un vestito di magnifico lamé, era un cumulo di curve come al mondo non c'è ne. ", le chiederò di tradurre.
N: "Ei, sono Nicholas. "
M: "Ei. "
N: "Tu ricordi nostra madre ad Alice. "
M: "Oh, beh...Non so cosa rispondere."
N: "È una cosa bella, lei era fantastica."
N: "Comunque, traduci lo stato? "
M: "Cos'è successo a tua mamma? "
M: "Comunque, lamé è una cosa bellissima, e parla di una donna. Lei era un cumulo di curve come al mondo non c'è ne. "
Risponde, sorrido pensando al fatto che lei ha una curva in più.
N: "Bello! "
N: "Comunque, è morta mia madre, quand'ero piccolo. "
M: "Mi dispiace, comunque salutami Jason e Alice. Io devo andare, ci vediamo domani :* "
N: "Notte :) "
Spengo il telefono e vado nella mia stanza, mi butto di peso e affondo la faccia nel cuscino.

«Nico. » sento Alice chiamarmi. Mi volto e apro gli occhi, non riesco a vederla per il buio. «Dimmi. » dico con voce roca per il sonno. «Posso dormire con te? » mi domanda appoggiando i gomiti sul mio letto. «Si, hai avuto un incubo? » le domando spostandomi per lasciarle spazio. «No, solo mi fa meno paura sentire papà se sto qui. » mi risponde sdraiandosi. «Cosa? » domando e poi sento papà imprecare e bestemmiare, deve essere ubriaco marcio ed è riuscito a svegliare Alice. «Dormi, è tardi. »dico prima che possa rispondere, lei annuisce e si gira dall'altra parte.
Non ricordo più quand'è stata l'ultima volta che ho visto papà sobrio.
È stata due anni fa, quando Alice ha fatto un saggio, poi ha abbandonato la danza per fare la cheerleader.
«Oggi cerca di restare sobrio... È un giorno speciale per Alice. » dice Jason entrando in salotto. Papà sta per prendere la birra ma poi la lascia in frigo e annuisce. «Okay, rimarrò sobrio. » aggiunge poi tossendo. «Per sicurezza verrai con me al campo, poi arriveranno anche Nico e Alice. » aggiunge Jason prendendo il succo dal frigo. «Vestiti elegante. » dico prima di finire il mio succo e alzarmi. «Siete pronti? Ancora no? Uffa! Muovetevi! » urla Alice entrando in cucina. Avrà anche cinque anni ma ha un caratterino ragazzi. «Buongiorno principessa! » esclamiamo tutti e tre all'unisono. «Giorno! » esclama lei sedendosi e mettendo sul tavolo tre smoking. «Allora, questo per papà, questo per Jason e questo per Nico. » ci dice distribuendoli. «Muovetevi! » aggiunge allungandosi per prendere il latte.
Quella è stata la prima e l'unica volta che ho messo lo smoking, e l'ultima volta che papà era sobrio. «Perché papà è sempre arrabbiato? » mi domanda Alice all'improvviso. «Perché... Perché non è soddisfatto. » rispondo. «E perché? » domanda ancora. «Perché... Lui amava la mamma. » rispondo guardando fuori dalla finestra. «Ah. » sussurra. «Notte. » aggiunge. «Notte. » rispondo accarezzandole la testa. Una frase che mi disse la mamma prima di morire fu: "Come dice Peter Pan: Seconda stella a destra, poi dritto fino al mattino. Tu dovrai sempre guardare la seconda stella a destra, io sarò sempre lì, a vegliare su di te e i tuoi fratelli.".
Quando è morta tutte le sere mi alzavo e guardavo fuori dalla finestra. Guardavo una stella e poi guardavo quella a destra. Ero convinto fosse vero, Peter Pan era il mio cartone preferito, e ci credevo. Ma ora credo, e so, che non è così. Che tutto ciò che è bello è destinato a finire, non bisogna mai affezionarsi troppo.
«Porca puttana! » sento urlare papà e Alice si stringe a me. «Alice, vado a parlare con papà, tu stai tranquilla che qua non entra. » dico stringendo i pugni e alzandomi. Lei mi prende il braccio e la sento tremare. «Ti piace Peter Pan? » le domando sedendomi. «Si. » risponde. «Seconda stella a destra, poi dritto fino al mattino. Vai alla finestra. » le ordino, ma con voce dolce. Lei si alza e titubante raggiunge la finestra, poi si gira a guardarmi. «Guarda una stella e poi guarda quella a destra. » aggiungo alzandomi e dirigendomi alla porta. «Fatto. » dice. «La mamma è lì, lei ora ti sta guardando. Guarda! Ti sorride! Parla con lei mentre io parlo con papà, okay? » domando afferrando la maniglia. «Va bene! » esclama allegra. Sorrido ed esco dalla stanza, chiudendola dietro di me. Vado verso la cucina, da dove vengono le urla di papà. Entro e vedo un macello. Piatti a terra rotti, bicchieri sparsi, birra rovesciata e, dulcis in fundo, una ragazza seduta sul tavolo, ubriaca quanto Jace. «Ma che sei coglione? » domando urlando. Lui si stacca e mi guarda con gli occhi rossi e iniettati di sangue. «Cosa vuoi? Esci! » mi urla contro mentre la ragazza mi guarda ridendo. «Ma vaffanculo. » dico uscendo dalla cucina e sbattendo la porta. Non voglio litigarci, ma Jason e Alice non possono rimanere qui. Chiamo la zia, anche se è tardi, risponde dopo tre squilli.
«Tesoro, c'è qualcosa che non va? » mi domanda con voce assonnata. «Non possiamo più vivere con papà, posso portarti Jason e Alice? A vivere intendo, io andrò da amici. » le chiedo entrando nella stanza di Jason e svegliandolo. «Certo tesoro, ma cos'è successo? » mi domanda allarmata.

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