17 Capitolo (Nicholas)

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«Alice. » chiamo mia sorella. Alice mi cerca con lo sguardo e appena mi vede sorride mostrando il buco lasciato dai due dentini caduti. Sorrido e scendo dalla moto per andarle incontro. Mi salta in braccio e allaccia le sue piccole braccia al mio collo. «Nico. » dice dandomi una bacio sulla guancia. «Principessa. » dico mentre la appoggio a terra e le passo il suo casco. Lei lo mette tutta felice e poi si gira a salutare le sue amiche con la mano. «Pronta? » domando facendola salire, lei annuisce e io mi metto il mio casco. «Tieniti forte. » dico accendendo il motore. Lei si stringe più che può e appoggia la testa alla mia schiena.

«Dopo mi porti agli allenamenti delle cherleedear? » urla per contrastare il rumore del motore. «Si. » rispondo svoltando a sinistra entrando nel parcheggio. Parcheggio la moto e scendo, mi slaccio il casco e aiuto Alice a scendere. Lei corre verso la porta con ancora il casco addosso e per poco non inciampa sui suoi stessi piedi. «Attenta. » dico ridendo e togliendole il casco. Apro il portone e Alice si precipita a chiamare l'ascensore. Mentre aspettiamo che si aprano le porte lei inizia a saltare. «Ferma. » dico ridendo ed entrando in ascensore. Lei si ferma e si mette in punta di piedi per guardarsi allo specchio. Le accarezzo i lunghi capelli biondi e lei sorride. «Cosa mangiamo? » mi domanda girandosi verso di me. «Beh, che ne dici se chiediamo a Jason se gli va bene la pizza e poi ordiniamo un pizza? » propongo uscendo dall'ascensore. «Questo lo accetto. » dice seria. «E papà? » domanda. Serro la mascella e cerco le chiavi di casa in tasca. «Papà starà dormendo. » dico semplicemente. Lei non sa tutto ciò che sta accadendo in casa e, anche se ho mille motivi, non voglio dirle che pezzo di merda ha come padre. Entro dentro casa e una puzza di alcool mi investe. «Puzza. » dice Alice tappandosi il naso. «Alice, vai nella tua cameretta. Che pizza vuoi? » domando. «Con le patatine. » risponde correndo nella sua stanza. Jason esce dalla cucina con due sacchetti della spazzatura pieni, uno dei due è pieno di bottiglie di birra e vari alcolici. «È ubriaco fradicio. » mi informa, come fosse una cosa nuova. Annuisco e prendo le due buste della spazzatura. «Tu chiama le pizze. Alice la vuole con le patatine e io con i funghi. » dico uscendo di casa. Appoggio una delle buste a terra e sento il vetro. Alzo gli occhi al cielo e chiamo l'ascensore. Siccome ci mette troppo scendo velocemente per le scale, non mi piace lasciarli da soli in casa con Jace ubriaco. Jace è mio padre. Butto via i due sacchetti e rientro in casa. Corro su per le scale e prendo le chiavi dalla tasca. Sento delle urla, lo sapevo che non dovevo lasciarli soli. Alice sarà andata a svegliare papà e Jason non se ne sarà accorto mentre chiamava le pizze. Apro la porta e seguo le urla. Dentro la stanza di Alice ci sono Jace e i miei due fratelli. Alice è a terra con le ginocchia al petto e Jason urla contro Jace. «Ti voleva solo chiedere cosa volevi per pranzo! » urla Jason. «Quella stronza non deve azzardarsi a svegliarmi! » urla Jace. Tengo i pugni chiusi e mi avvicino. «Non chiamarla stronza! » la difende Jason. Jace tira uno schiaffo a Jason il quale barcolla. Mi avvicino a loro e tiro un pugno in faccia a Jace. «Esci insieme ad Alice. » ordino a Jason. Lui si passa la mano sul labbro spaccato e annuisce. Alice esce di corsa dalla stanza e Jason dietro di lei. «Come ti permetti? » ringhia Jace alzandosi. È talmente ubriaco che gli è difficile stare in piedi. «Non alzare mai più le mani su Jason e non azzardarti a chiamare Alice stronza. » dico spingendolo e uscendo da quella stanza. Non ho nessuna intenzione di fare a botte con mio padre. Esco di casa e chiamo Jason che risponde dopo quattro squilli. «Dove siete? » domando scendendo per le scale. «In cortile. » mi risponde. «Okay, arrivo subito. » dico chiudendo la chiamata. Questa è una giornata come molte altre per me, solo che di solito Alice non vede queste scene. È ancora piccola, voglio che riesca a vivere la sua infanzia al meglio. Esco in cortile e li cerco con lo sguardo, li vedo seduti su una panchina. Alice ha le guance rigate dalle lacrime, sta cercando di medicare Jason e lui la lascia fare. «Andiamo a mangiare in un fast food? » domando avvicinandomi a loro. «Va bene. » rispondo all'unisono.

«Io devo andare agli allenamenti! » esclama Alice lasciandosi cadere sulle sedie. «Finiamo di mangiare e andiamo. » dico con la bocca piena. «Siete lenti! » esclama lei tirandosi i capelli. «Sei tu che mangi poco. » ribatte Jason per giustificarsi. Alice alza gli occhi al cielo e si sbatte la mano sulla fronte. «Dai! » esclama ancora. Finisco il mio panino e mi giro a guardare Jason, il quale sta mangiando a rallentatore solo per dare fastidio ad Alice. «Jason! » esclama lei guardandolo male. Lui si mette a ridere e finisce il suo panino ci alziamo e Alice deve fare il giro del tavolo per uscire. «Dai! » esclama Jason imitandola. Lei lo guarda male e ci supera. Usciamo dal fast food e ci dirigiamo verso le moto. «Tu vieni con noi? » domando a Jason. Lui annuisce e si mette il casco. «Okay, vieni con me o con Jason? » domando ad Alice. Lei ci pensa un po' su e poi mi indica col dito. Annuisco e le passo il suo casco. Lei si tira indietro i capelli biondi e lo indossa. «Però agli allenamenti verrà a prenderti Jason, io lavoro. » la informo aiutandola a salire. «Va bene. » risponde lei. «Capito Jason? » domando rivolto a mio fratello, fa segno di si con la testa e parte. Parto anche io e Alice si stringe a me. Non ricordo più dov'è che si allena, ma se glielo dico si arrabbia. «Ma dove vai? Era quella prima! » urla lei quando superiamo un campo. «Si lo so, devo parcheggiare la moto! » cerco di giustificarmi mentre rallento. «Va bene. » dice lei irritata quando siamo ormai fermi. «Andiamo? » domando togliendomi il casco. Lei annuisce e scende, goffamente, dalla moto. La prendo per mano e attraversiamo la strada, guardo il campo e vedo tutte le sue compagne di allenamento. Sospiro e la guardo, è così simile alla mamma. «Dai! » dice staccandosi da me e correndo negli spogliatoi, la seguo e mi ritrovo faccia a faccia con la sua allenatrice, a detta mia è troppo anziana, ma vabeh. «Vai a cambiarti. » dice sorridendo ad Alice, vuol dire che deve parlare con me. Cerco di svignarmela ma lei mi mette una mano sulla spalla. «Dove vai? » mi domanda. Mi giro lentamente verso di lei e sorrido. «Beh, ora da nessuna parte. » rispondo. «Devi pagare ancora due mesi di allenamento. » mi rammenta. Annuisco e cerco di parlare ma lei mi blocca con un gesto della mano. «Lo so che avete i vostri problemi, ma non posso aspettare ancora tanto. Alice è brava e ha talento, ma non può farlo gratis. » dice incrociando le braccia al petto. Mi trattengo dal sputarle in faccia e annuisco. «Va bene, entro la prossima settimana ti darò i soldi. » dico girandomi e uscendo da lì.

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