"Bradley smettila, smettila...ma ti fermi?" Cercai di difendermi dalle cuscinate con le braccia incrociate davanti alla mia faccia, ma era tutto inutile perché continuava e si divertiva anche.
"Ma dai è così divertente perché dovrei fermarmi?" Rise.
"Perché mi sto arrabbiando" dissi questa volta con una voce seria e ferma, lui smise quindi di colpirmi abbassando la sua arma e vidi un'espressione senza il suo solito sorriso sfacciato.
"Davvero?" Chiese facendo la faccia da cucciolo bastonato.
"No" gli presi velocemente il cuscino delle mani e iniziai a colpirlo il più forte possibile.
"No ti prego smettila" supplicava accovacciato per terra come un bambino, io in risposta risi ancora più forte e continuai.
"Seriamente, mi stai scompigliando tutti i capelli, smettila" allora smisi e lanciai il cuscino sul suo letto.
"Sei proprio vanitoso però" sbuffai buttandomi sul letto, poco dopo mi raggiunse.
"Cosa facciamo?" Chiese.
"Non saprei, tu cosa proponi?"
"E se andassimo al mare?"
"Ma sei scemo? Ci metteremmo un sacco e poi cosa vuoi fare al mare a dicembre? Si gela" ormai passò un mese da quando risolvemmo e devo dire che volò, fui molto più felice e poco dopo il tour sarebbe iniziato, c'era solo un problema: i miei non lo sapevano ancora e non seppi se mi avrebbero permesso di andare, sicuramente mia sorella sarebbe stata dalla mia parte dovetti sperare che lo sarebbero stati anche i miei genitori.
"Hey sei ancora con me?" Bradley mi fece tornare alla realtà.
"Emm... si ci sono, stavo solo pensando..."
"A quanto sono bello? Sì lo so me lo dicono in molte" si vantò.
"Ma lo sai che stai diventando davvero troppo sicuro di te stesso?" risi.
"Sto scherzando, lo sai che esagero sempre le cose, tranne per i miei capelli, su quelli non esagero per niente" rise anche lui.
"Sei impossibile" scossi la testa.
"A cosa pensavi davvero?" Chiese dopo il momento di scherzo.
"Ai miei, devo ancora digli del tour" lui strabuzzò gli occhi.
"Non gliene hai ancora parlato? Evelyn non manca tanto, se non puoi venire dobbiamo cercare qualcun altro e non so davvero chi cercare perché c'è sempre stata mia sorella per questo" disse abbassando la testa e iniziando a giocare con l'anello che porta sempre sull'indice della mano destra, mi avvicinai più a lui e gli misi una mano sulla spalla.
"Bradley si sistemerà tutto, okay? Tornerà la memoria, ci vorrà un po' di tempo, ma vedrai che tornerà tutto come prima" cercai di rassicurarlo.
"Lo so ma ci vorrà tempo e se io stessi con lei sarebbe meglio perché potrebbe ricordarsi prima di me, ma io non ce la faccio e poi dobbiamo partire per il tour, sono troppe cose insieme e se mi devo concentrare sul tour non posso pensare a mia sorella. Dovrebbe essere tornata a casa, non è più all'ospedale" confessa.
"Ascolta Bradley, se tu andassi a trovarla? Sei mai andato a trovarla da quando ha perso la memoria?" Chiesi un po' incerta.
"Non sono mai andato, era troppo difficile e se andassi avrei bisogno di qualcuno con me..."
"Ci sono i tuoi genitori, non bastano?" Gli chiesi confusa.
"Non ho bisogno di qualcuno che mi guardi con pietà, ho bisogno di qualcuno che mi sostenga...ho bisogno che tu venga con me" finì alzando la testa e guardandomi dritto negli occhi, mi sentivo trafitta da quello sguardo pieno di tristezza e di supplica, non seppi fare altro se non annuire. Lui mi si avvicinò e mi abbracciò stringendomi i fianchi e io misi le braccia attorno al suo collo stringendolo a me, era un abbraccio bisognoso da parte sua, gli accarezzai la schiena e arrotolai alcuni riccioli sulle mie dita, finché non si decise a sciogliere l'abbraccio, saremmo stati così per ore, anche se seduti sul letto a gambe incrociate era una posizione scomoda per abbracciarsi non ce ne fregò nulla.
"Quando vorresti andare?" Chiesi.
"Ora, al ritorno ci fermiamo da qualche parte a mangiare, ti va?" sorrise.
"Sì, okay" mi alzai dal letto e mi guardai, indossavo dei semplici jeans e una maglia bianca con una felpa blu con la cerniera aperta, mentre ai piedi portavo un paio di Vans nere. Non ero neanche truccata, non ne avevo voglia quella mattina e poi non mi importa più di tanto il trucco, non sono mai stata una ragazza che si trucca molto.
"Stai benissimo così Lyn, non ti preoccupare" disse Bradley notando che mi stavo guardando i vestiti.
"Come mi hai chiamata?" Chiesi.
"Lyn, se non ti piace posso-"
"No, mi piace, dovrei cercare anche io un soprannome, Bradley sta diventando un nome troppo lungo" Risi. Poi guardai come era vestito lui, indossava come al solito i suoi skinny neri, con le Vans nere come le mie ai piedi, mentre a coprire la parte superiore del suo corpo c'era una di quelle camicie con ultimamente indossa, questa era nera con dei disegnini bianchi, era carina tutto sommato, i primi bottoni erano slacciati come al solito e la sua medaglietta era in vista sul petto rimasto scoperto.
"Possiamo andare o mi devi contemplare ancora un po'?" Disse e dopo che arrossii rise ancora più forte.
"Smettila, non sei divertente, forza andiamo" presi la mia borsa e lo seguii fino al garage dove entrammo nella sua macchina e partimmo per la sua vecchia casa. Arrivammo dopo una decina di minuti, non era lontanissima, anche la sua famiglia abitava a Birmingham, ma più in centro, c'erano varie persone per strada e quindi cercammo di non dare nell'occhio, per evitare la fiumana di fan che accorerebbero subito saputa la notizia.
Era una casa davvero carina, non grandissima, una villetta a due piani con un giardino sul retro, molto simile alla mia da quel punto di vista, attraversammo il vialetto e Bradley suonó il campanello, cosa che mi sembrò strana siccome era comunque casa sua anche se non viveva più lì.
"Come mai suoni il campanello in casa tua?" Chiesi
"Perché non è più casa mia e non sanno che sono venuto a trovarli magari pensano sia un ladro che so" rise e quando stavo per rispondere la porta si aprì e vidi una donna sorridente che ci guardava sorpresa.
"Brad, tesoro, non ti aspettavo" disse scostandosi, poi mi vide e continuò:
"Hai portato anche la ragazza, che bello, piacere di conoscerti, io sono Anne la madre di Bradley e tu sei?" Chiese porgendomi la mano che strinsi prema di rispondere:
"Mi chiamo Evelyn e sono una amica di Bradley" sorrisi.
"Un'amica? Sei la migliore" replicò Bradley premendo le labbra sulla mia guancia facendomi arrossire.
"Quindi è lei la famosa Evelyn, Brad mi ha parlato di te, posso dire di conoscerti già" sorrise Anne.
"Spero le abbia detto cose belle" dissi guardandolo mentre sorrideva come un ebete non sapendo cosa dire.
"Sì, tutte cose belle, ma per favore dammi del tu, so di essere vecchia, ma fammi sentire più giovane ti prego" rise.
"Non sei vecchia mamma, sei sono di un'altra epoca" rise Bradley.
"Guarda che non sei divertente" rispose la madre.
"Comunque, siete qui per Natalie, suppongo" disse diventando più seria.
"Sì mamma, tra non molto partiamo, volevo salutarvi e vedere come sta, possiamo?" Parlò il ragazzo al mio fianco
"Sì certo, è nella sua stanza, penso stia leggendo" ci indicò le scale. Noi salimmo e sentii la mano di Bradley cercare e, una volta trovata, stringere la mia mano, una volta arrivati in cima alle scale mi guardò e io annuii per fargli capire che io c'ero per lui e che lo avrei sostenuto. Bussò alla porta della camera che supposi essere di Natalie e dopo un 'Avanti' entrammo, era una camera abbastanza semplice con qualche foto qua e là sui muri celesti e con un letto a una piazza e mezza sopra il quale era seduta sua sorella, aveva dei capelli corti e rosso scuro a caschetto, era davvero bella. Ci guardò incuriosita e sorpresa, poi ci rivolse la parola.
"Tu dovresti essere mio fratello Bradley, giusto? I miei, scusa, i nostri genitori mi hanno mostrato alcune foto tue e dei tuoi amici, siete in una band, vero? E io ero la fotografa che vi portavate dietro nei tour, mi spiace non potervi accompagnare anche in quello che state per fare" guardai Bradley e lo vidi immobile, la sua mano ancora stretta attorno alla mia, era teso, lo si vedeva benissimo, annuì con il capo alla sorella che posò poi lo sguardo su di me.
"Lei però non l'ho mai vista, è la tua ragazza? Complimenti è davvero bella, come si chiama?" sorrise. A quel punto Bradley si rilassò subito e sorrise anche lui.
"No, lei è la mia migliore amica, senza di lei non penso avrei trovato la forza di essere qui ora e mi dispiace non essere venuto prima a trovarti, ma non ci riuscivo, solo oggi Evelyn mi ha fatto capire che potevo farcela, è appassionata di fotografia come te, potete parlare di tutte quelle cose strane che io non capisco" rise infine. La tensione si sciolse del tutto e dopo esserci seduti su delle poltroncine nella sua camera abbiamo chiacchierato per tutto il pomeriggio di tutto e di più, dalle cose più serie come la band alle cose più stupide come le diverse battaglie di farina nella cucina di casa mia o sua, il tempo scorse molto velocemente e Bradley sembrò davvero felice. Quando si fece ora di tornare a casa io stavo chiacchierando con Natalie di obiettivi per macchine fotografiche, mi piacque molto trascorrere del tempo con lei a parlare di tutte queste cose, ho parlato più io con lei che Bradley, che si limitava a guardarci sorridendo.
"Hey ragazze è ora di andare, potete trovarvi quante altre volte volete per parlare di quella roba" entrambe sbuffammo contemporaneamente e subito dopo scoppiammo a ridere come due sceme coinvolgendo anche Bradley.
Quando uscimmo di casa notammo che era già buio intorno a noi e che faceva anche più freddo, mi strinsi nelle spalle e entrai in macchina seguita da Bradley. Mi guardò e disse:
"Stai tremando" si girò verso i sedili posteriori e prese una giacca di pelle, che a quanto mi disse si era dimenticato in macchina l'altro giorno e me la mise sulle spalle.
"Grazie, fa abbastanza freddo in effetti. Sai, è molto simpatica tua sorella" dissi quando lui era già partito per non so dove.
"Mi fa piacere che abbiate stretto amicizia, avete praticamente parlato più voi due che io" rise.
"Se ti mettessi a parlare con mio fratello non smettereste più visto che ascolta la stessa musica che ascolti tu" risi anch'io
"Devo seriamente conoscere tuo fratello, mi sembra sempre più simpatico" disse pensieroso parcheggiando davanti a una piadineria, spense il motore e si girò verso di me.
"Ti piacciono le piadine?" Sorrise.
"Le adoro"Dopo essere entrati nel locale ed esserci seduti ad un tavolo qualunque, aspettammo che qualcuno venisse a prendere il nostro ordine, infatti poco dopo arrivò una ragazza abbastanza giovane che appena realizzò chi aveva davanti emise un urletto che fece ridere Bradley, sembrò molto la reazione che aveva avuto mia sorella, dopo che ebbero scattato una foto e le avesse fatto un autografo, prese i nostri ordini.
"Stai bene? Hai una faccia..." Osservò dopo che la ragazza si allontanò con il nostro ordine.
"Eh? Sì, sì tranquillo sto benissimo, solo che questo..." Dissi gesticolando con le mani verso di lui "È un po' strano da vedere" continuai e lui si mise a ridere come uno scemo, ma quanto ride?
"Ma tu devi sempre ridere? Sarà la cinquantesima volta che ridi oggi" aggiunsi incrociando la braccia.
"Scusa, davvero, ma sei troppo buffa a volte" questa volta cercò di trattenere le risate ma non riuscì comunque.
"Il punto è che non capisco cosa ti fa ridere, non sono neanche brava a fare le battute" continuai.
"Non lo so, mi fai ridere e basta, si sta bene con te al proprio fianco" questa frase mi fece decisamente arrossire e, ovviamente, fece ridere lui.
"Non devi imbarazzarti con me Lyn" sorrise facendo spuntare le sue adorabili fossette, allora non resistetti e infilai le dita nelle due piccole conche ai lati delle sue labbra.
"Eddai Evelyn, ma ti diverti così tanto?" questa volta risi io prima di rispondere.
"Sì Bradley, tu ridi e io ficco le mie dita nelle tue fossette, c'est la vie" dissi ricordando un po' di francese fatto durante la mia carriera scolastica
"Sai il francese?" Chiese e intanto arrivarono le nostre piadine, ringraziammo la ragazza che guardava ancora una volta Bradley sognante e gli risposi:
"L'ho studiato anni fa quando andavo alla medie in Italia, lo odiavo"
Quando terminammo la cena lui insistette per pagare anche per me sostenendo che essendo stata con lui quando era con sua sorella, portarmi a mangiare era il minimo che potesse fare. Quando stavamo per uscire però, una folla urlante si materializzò davanti all'uscita e prima che potessero entrare, uscimmo noi per non far invadere il locale, Bradley mi strinse forte la mano forse per non perdermi in mezzo alle ragazze che facevano foto e urlavano il suo nome, mentre lui si fece strada verso la macchina ricevetti qualche spintone e anche insulto, forse perché ero con il loro idolo. In qualche modo arrivammo alla macchina, salimmo e partimmo subito, Bradley si girò verso di me e parlò:
"Hai una faccia sconvolta" rise, ancora, potrei iniziare a odiarlo se continua a ridere.
"Sì beh... non sono abituata a questo genere di cose" sospirai.
"Ti ci abituerai in fretta...quando saremo in tour"
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Give me love // Bradley Simpson
FanfictionUna comune diciannovenne si ritrova obbligata dalla madre ad accompagnare la sorella minore, di quattordici anni, ad un concerto di un gruppo che neanche conosce. La cosa la irrita parecchio visto che quella sera doveva vedersi con il suo ragazzo Mi...