1º. Io , Brandon e le feste noiose

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La doccia mi ha aiutata, non ne avevo dubbi a riguardo. Mi vesto velocemente e afferro la mia borsa. Devo sbrigarmi o finiró per fare tardi a scuola. Corro verso la cucina e trovo mio fratello intento a bere il suo solito caffè . Mia madre , come immaginavo , è già uscita per andare a lavoro .
«Hey, Brandon. Sei pronto?» gli chiedo, afferrando una bottiglietta di succo all'arancia.
Lui annuisce e finisce di bere l'ultimo sorso di caffè «Io sono sempre pronto».
Sorrido e , mentre sorseggio il succo, gli faccio segno di seguirmi. Appena mettiamo piede fuori di casa , il sole ci investe ed i suoi tiepidi raggi ci baciano la pelle. Fa piuttosto caldo questa mattina. Saliamo in macchina ed io guido fino a scuola . Le conversazioni con mio fratello non sono molto interessanti : ci vogliamo molto bene, ma non parliamo molto dei nostri problemi personali o sentimentali.
Durante il tragitto infatti abbiamo preferito ascoltare la radio piuttosto che chiacchierare di scuola. Quando arriviamo, parcheggio al mio solito posto ,sotto un grande faggio, e scendiamo dall'auto. La maggior parte degli studenti sono arrivati e affollano ogni angolo del cortile in attesa del suono della campanella che ci consente di entrare . Mi volto verso mio fratello e gli chiedo :«Ci vediamo a pranzo?».
Lui guarda dritto verso un gruppetto di ragazzi e scuote leggermente il capo:«No, mi dispiace. Mangio con Jack e gli altri. Ci vediamo direttamente questa sera.».
Annuisco e gli sorrido leggermente:«Okay, perfetto. A questa sera allora.». Patrick si allontana ed io rimango sola. Da quando nostro padre è morto , mio fratello non è più lo stesso.
Nonostante si sforzi di nascondere il suo dolore, io riesco a vederlo, riesco a percepirlo.
Anche io ci sto male e la maggior parte delle volte che il mio sguardo si posa su di una sua foto, non riesco a trattenere le lacrime e piango di nascosto. Abbasso lo sguardo e cerco di scacciare via la tristezza . Non voglio farmi vedere debole dagli altri. Sono passati sette mesi dalla morte di mio padre, non posso permettermi di piangere ancora come se fosse passato un giorno. Respiro lentamente e chiudo gli occhi , ma una mano poggiata delicatamente sulla mia spalla destra mi fa sorridere e così mi limito a dire: «Ciao , Lily. Come ti senti?».
Lei ridacchia :«Come facevi a sapere che ero io? E comunque sì, sto benissimo... Grazie».
«Sono una strega , non te l'avevo mai detto prima?» scherzo io , sorridendo un po'.
«Certo , come no. Io invece sono una sorta di licantropo... Mi dispiace di non avertelo detto» sorride lei, cercando di sembrare seria .
Scuoto il capo divertita e , dopo neanche qualche secondo, scoppiamo entrambe a ridere. Lily è l'unica che sappia farmi ridere in questo modo e , soprattutto , è l'unica che mi conosca veramente bene. Siamo cresciute insieme , non riuscirei ad immaginare una vita senza di lei.
«Siamo delle pessime attrici, non trovi?» commento io , cominciando a camminare verso l'ingresso della scuola. Lei annuisce e mi segue «Forse ... Ma, francamente, non me ne importa!». Sorrido e le chiedo quale sarà la sua prima lezione della giornata . Lei, sbuffando e guardando in basso, mi risponde che dovrà seguire la lezione di Biologia.
«Mi dispiace tanto. Io ho Letteratura... Ma la seconda ora dovrebbe coincidere con la tua. Ci vediamo dopo» la saluto io , affrettando il passo per raggiungere l'aula in fretta.
Quando entro trovo il mio poso occupato e così sono costretta a sedermi al primo banco.
Odio dover essere costretta a stare attenta, composta e sfoggiare falsi sorrisi ai docenti... È frustrante. La campanella suona e il professore entre in classe, salutandoci con un sorriso allegro. La lezione non è nemmeno iniziata e già mi sono stancata di stare seduta su questa scomodissima sedia.
È il mio ultimo anno qui e ne sono un po' felice. L'ambiente è carino e molto accogliente, ma non posso dire lo stesso degli studenti. Le persone che frequentano i miei stessi corsi sono odiose , arroganti e altamente snob.
Si credono potenti solamente perchè i loro genitori sono schifosamente ricchi, ma non capiscono che oltre ai soldi ci sono cose più importanti ... Come ad esempio una vita felice e allegra , gli amici sinceri e la famiglia.
Per un certo periodo di tempo anch'io ero come loro, ma poi mi sono accorta che divertirsi in maniera eccessiva non era per me. Stavo perdendo i doni che la vita ci offre e non me ne accorgevo. Appartenendo ad una famiglia facoltosa, pensavo di avere tutto... Ma in realtà non avevo niente. Tutte le persone che mi circondavano non erano mie amiche. Mi giravano intorno solo perchè andavo e vado bene a scuola, perchè ero e sono la capo cheerleader, perchè la mia famiglia era ed è ancora ricca. L'unica ragazza che mi è sempre stata accanto è la mia migliore amica: Lily.
Lei è la mia compagna di sventure ed avventure, la sorella che non ho mai avuto e l'amica che ascolta tutte le mie stupide lamentele.
Il tempo passa ed io mi rendo conto di aver pensato per tutta l'ora ai fatti miei. Il professore sembra non essersene accorto e ringrazio il cielo per questo.
Quando la campanella suona , io mi alzo veloce e raccolgo tutte le mie cose.
«Arrivederci» dico distrattamente , poi mi precipito verso l'aula di Storia.

Le ore successive passano in fretta ed è già ora di pranzo. Lily si è sentita poco bene ed è andata a casa, così mi ritrovo sola con un panino ed una lattina di aranciata in mano.
Decido di uscire in cortile e mangiare su di una panchina.
Mordo il mio panino e guardo mio fratello ridere e scherzare con i suoi amici.
Almeno lui si diverte e sono contenta per lui.
Dopo la morte di nostro padre era caduto in depressione ed io e mia madre non sapevamo cosa fare. Rivedere i suoi amici lo ha aiutato molto e sembra che adesso stia meglio.
Finisco il mio panino e ,visto che mancano ancora venti minuti al rientro nelle aule , decido di fare una passeggiata qui intorno.
Mentre cammino tranquillamente , il mio cellulare squilla e sullo schermo compare la scritta Mamma.
«Mamma» dico, sorridendo spontaneamente.
«Eleonor, come va?» chiede lei.
«Come al solito... Non è successo nulla di eclatante. Perchè mi hai telefonato? È tutto okay?» le domando io , dando un calcio ad un sassolino.
«Va tutti bene, tesoro. Ho chiamato per dirti che siamo stati invitati alla festa di compleanno di una mia amica e quindi appena tornate a casa dobbiamo subito partire. Dormiremo a casa sua , quindi portatevi un cambio ed un pigiama».
Wow, che bella notizia. Alzo gli occhi al cielo e annuisco. «Perfetto... Vado ad avvertire Brandon. A dopo» le dico , concludendo la conversazione. Le feste di compleanno degli amici di mamma sono noiose a dir poco. In finale io e mio fratello siamo gli unici invitati sotto i quarant'anni . L'ultima volta che abbiamo partecipato ad un party del genere, Brandon si è finto malato per poter ritornare a casa ma purtroppo è stato scoperto da nostra madre.
Cerco di non ridere nell'immaginare la faccia dei presenti quando nostra madre lo ha beccato a ingozzarsi di patatine fritte neanche cinque minuti dopo che l'aveva assicurata di aver vomitato per tre volte consecutive e , affrettando il passo, raggiungo Brandon.
Jack mi vede e lo avvisa per me .
«Hey, ciao a tutti» esordisco, sfoggiando un sorriso .
«Ciao Ele» mi saluta Jack , facendomi l'occhiolino. Lo saluto con un gesto della mano e Brandon mi squadra con sospetto.
Ha giá capito che ció che sto per raccontargli non gli piacerà.
«Cosa succede?» mi chiede lui preoccupato.
«Succede che questa sera dovrai inventarti una buona scusa per evadere dalla casa di un'amica di mamma... Siamo stati invitati al suo compleanno e , come se non bastasse, passeremo la notte lì» gli rispondo io, guardando in basso. Sento i suoi amici ridacchiare e , quando alzo lo sguardo e poso i miei occhi sul suo volto , non posso fare a meno di ridere anch'io.
«Non riesco a decifrare il tuo volto... Sembri terrorizzato e in preda ad una crisi di panico allo stesso tempo» commento io, sforzandomi di non scoppiargli definitivamente a ridere in faccia. Brandon si copre il volto con le mani e scuote il capo. È proprio disperato, povero piccolo.
«Ti prego, dimmi che stai scherzando. Ammetti che oggi non è il compleanno di una delle amiche di mamma! Ti supplico, dimmi questo» geme lui , facendo la vittima.
Allungo una mano verso il suo viso e glielo accarezzo affettuosamente «Mi piacerebbe tanto potertelo dire... Ma purtroppo è questa la triste realtà. Ci vediamo tra un'ora alla macchina. A dopo , Bran e ciao a tutti!» mi congedo , allontanandomi da loro.

Quando io e mio fratello torniamo a casa , nostra madre è già pronta e sta guardando il telegiornale locale. Una giornalista dai grandi occhiali neri e un folto caschetto di capelli rossi sta dando la notizia dell'ennesimo omicidio avvenuto a Mystic Falls. Ultimamente la nostra cittadina sembra lo scenario di un film dell'orrore. Molta gente è stata ritrovata morta e molte persone sono sparite nel nulla senza lasciare traccia.
Cerco di non pensare a queste morti inquietanti e mi precipito in camera mia. Afferro una valigia e ci infilo il pigiama, un cambio ed il vestito che metteró questa sera.
Dio mio, vorrei tanto che l'amica di mamma le telefonasse adesso e le dicesse che, purtroppo, non ci sarà nessuna emozionante festa di compleanno!
«Eleonor! Brandon! Siete pronti?» grida mia madre dal piano terreno.
«Sì!» urliamo io e mio fratello in coro.
Si prospetta una lunga nottata!

I'm in love with a psychopathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora