L'imbarazzo nel mio ufficio si potrebbe tranquillamente tagliare con un coltello e spalmare sul pane al posto della nutella. Rita ci ha consegnato i dati della Buonisogni, con un misto di curiosità e paura, data la mia espressione che tutto esprime tranne entusiasmo. Le lancio uno sguardo per farle intendere che ne parleremo dopo. Il caro Martelli ha l'aria di uno che vorrebbe darsi alla fuga, il che per me andrebbe benissimo, se non avessimo gli occhi di Murena puntati addosso. Mi sembra quasi di sentirlo sgusciare per i corridoi, e tutto voglio tranne che rinunciare a questa promozione che mi sono sudata dal primo giorno che ho messo piede qui dentro.
"Accomodati" dico a Lorenzo, e mi alzo per chiudere la porta, onde evitare gli sguardi incuriositi di mezzo ufficio.
Lui si siede, sempre con la sua aria di superiorità, che comincia francamente a darmi sui nervi. Mi siedo di fronte di lui, ed apro la cartellina che Rita ci ha consegnato. Sto per parlare, ma lui mi precede: "Potevi dirmelo, che lavoravi qui." Dice, incrociando le braccia. Questa è bella! Alzo un sopracciglio, scoccandogli uno sguardo assassino. "L'ultima volta che ci siamo visti eri ben intenzionato a denunciarmi, mi pare. Scusa se non mi sono fermata a parlare della mia vita privata" ribatto, con il tono gelido che ho imparato da mia madre. Lorenzo fa un mezzo sorriso, che ha il potere di innervosirmi ancora di più. Ma perché capitano tutte a me?
"Hai l'abitudine di intrufolarti negli appartamenti altrui?" chiede, mantenendo quel sorriso che vorrei cancellargli a suon di ceffoni. Sorrido. "No, solo quando voglio fare buona impressione" ribatto. Questa volta il sorriso di Martelli si allarga. Ma che ha da fissare? Distolgo lo sguardo, imbarazzata. "Comunque, hai sentito anche tu quello che ha detto Murena. Dobbiamo lavorare insieme per forza." Lorenzo assume un'aria perplessa. "Murena?" chiede. Merda, io e i miei soprannomi. Avvampo, cercando di darmi un contegno. "Volevo dire il dottor Federici." Prendo il primo foglio, che contiene uno schema sul prodotto da lanciare, con tanto di foto, caratteristiche, e proposte di testimonial, e lo passo a Lorenzo, che comincia a studiarlo con attenzione. Le sue mani, ben curate ma allo stesso tempo maschili, attirano la mia attenzione. Danno un impressione di forza, di virilità. Le unghie cortissime sono squadrate e le vene in rilievo sembrano una ragnatela, ma hanno il loro fascino. Noto che non porta nessun anello. Evidentemente la sua amichetta non merita lo status di fidanzata. All'improvviso alza gli occhi, sorprendendomi a fissarlo. Mi affretto a guardare altrove, ma ormai il danno è fatto. Grazie destino, se vuoi puoi anche smettere di accanirti contro di me. "Allora, se sei d'accordo, potremmo cominciare da domani. Dobbiamo incontrare il direttore della Buonisogni, per vedere quali sono le sue idee e le sue aspettative per questo lavoro. Poi butteremo giù qualche idea, e la proporremo a Mu...al dottor Federici." Quando sono imbarazzata, ho l'abitudine di parlare a raffica. Lorenzo mi guarda con quegli occhi verdi da gatto, e di nuovo quel sorriso sfrontato compare sul suo viso. "Potremmo cominciare già adesso, se per te va bene" ribatte, prendendomi in contropiede. Adesso? Guardo l'orologio: tra una cosa e l'altra è quasi ora di pranzo. "Va bene, possiamo cominciare a lavorare dopo la pausa pranzo. Ma ti avverto che per le diciannove devo essere a casa." Lorenzo mi guarda interrogativo. "Perché?" Sobbalzo sulla sedia. Ѐ matto? "Alle diciannove gioca la Roma. E non posso perdere la partita" affermo, con aria solenne. Ebbene si, sono una piccola ultras, tifosa da sempre della Magica Roma. Ho ereditato questa passione da mio padre, che quando ero piccola mi portava allo stadio ogni domenica. Una volta, quando ero più grandicella, sono riuscita a fare una foto con Totti, che è stata stampata in circa diecimila copie e fatta vedere a qualsiasi persona abbia varcato l'ingresso di casa nostra. Poi i miei hanno divorziato, e ho cominciato ad andare allo stadio con i miei fidanzatini, stupiti che ne sapessi più di loro sulle tecniche di gioco. Ora la foto con Totti troneggia sulla scrivania del mio ufficio, e la giro per farla vedere a Lorenzo, che si mostra abbastanza colpito. Ovviamente un'altra copia, ingrandita e incorniciata, è appesa nella mia camera da letto, ma dubito che Lorenzo la vedrà mai (battutona, sarei grata se rideste). "Quindi sei tu quella che sente la partita a tutto volume?" commenta, con aria vagamente infastidita. Sussulto di nuovo. Prima di rispondere, mi prendo un attimo per rivolgere una preghiera al mio karma. Ciao karma, come va? Spero tanto che tu non mi abbia fatto incontrare l'unico tipo di uomo che detesto: quello che odia il calcio. "Si, sono io." Proclamo, con aria di sfida. Martelli sostiene il mio sguardo. "In effetti, quando mi sono trasferito, mi avevano detto che avrei avuto una vicina un po' particolare." Sbaglio o mi ha appena dato della psicopatica? "Vedere una partita di calcio ti sembra tanto strano? Per che squadra tifi, a proposito?" incalzo. Vuoi vedere che è un laziale? Nel caso sono pronta a rifiutare la promozione, ho certi principi da difendere, io! Lorenzo mi rivolge un'occhiata divertita. "Nessuna. Sono un tifoso di pallavolo, avendola praticata per molti anni, ma il calcio proprio non lo sopporto." Dice, con l'aria più tranquilla del mondo. Non sa che sta parlando di corda nella casa dell'impiccato! Vorrei avere uno di quegli aggeggi che si vedono nel film, quando si vede che il capo schiaccia un bottone sulla sua scrivania, urlando qualcosa alla segretaria. Se lo avessi, urlerei a Rita di portarmi una bombola di ossigeno, o una mazza da baseball. Lo guardo con aria compassionevole. "Non sai quello che ti perdi. E poi in quanto a rumori, sei l'ultimo che può parlare." Ecco, questo è uno di quei momenti in cui vorrei tagliarmi la lingua, metterla in un vasetto e scriverci sopra: NON USARE. Lorenzo infatti mi guarda con aria offesa. "Scusa, ma di che rumori parli?". Vabbè, che ora faccia il finto tonto non lo accetto. "Oh, dai, alcune sere sono costretta a dormire in soggiorno, dal casino che fate!" dico, ammiccando. "Fate? Ma di che stai parlando?" ribatte Martelli, che sembra davvero cadere dalle nuvole. Lo guardo: che sia sincero? Oddio, non è che si guarda i film porno? Forse sarebbe anche peggio, mi dico. Mi avvicino a lui con aria cospiratoria. "Quando... ricevi ragazze a casa...dovresti fare più piano, ecco." dico. Ma perché mi sono infilata in questa conversazione?
In quel momento qualcuno ha la geniale idea di bussare alla mia porta. "Avanti!" esclamo. Chiunque sia, potrei baciarlo in bocca. Rita fa capolino dalla porta, con la sua consueta aria timida. Nonostante ciò, muore dalla voglia di farmi mille domande, lo percepisco da come sposta lo sguardo da me a Lorenzo, che ancora ostenta un'aria perplessa. Forse dovevo fargli un disegnino. "Ale, Rosaria e gli altri dicono che non vengono a pranzo, Federici li ha incastrati in una riunione. Io, se non hai bisogno, raggiungerei Daniele al bar." Dice arrossendo leggermente. Daniele è il suo futuro marito, sono fidanzati praticamente da quando erano in culla – gira voce che lui le abbia regalato il suo ciuccio, al posto dell'anello di fidanzamento - ma Rita ancora arrossisce quando si parla di lui. Potere dell'amore. Ad avercelo. Annuisco. "Certo, vai pure. Ci vediamo dopo." Lei sorride e chiude la porta dietro di sé.
E torno a essere da sola con Lorenzo. Evviva. "Senti, che ne dici di prenderci un tramezzino?" propongo, sentendo lo stomaco brontolare. Di solito vado a pranzo con il gruppo, o raggiungo la mia amica Francesca nel suo salone di parrucchiera, per me trova sempre il tempo per una piega veloce. Ma oggi va così, c'è poco da fare. Lorenzo annuisce. "D'accordo. Vorrei offrire io, però." Come? Ho sentito bene? Lo guardo, stupita. "Beh, possiamo metterli sulla nota spese...in fondo è un pranzo di lavoro." Lui scuote la testa. "No, mi fa piacere. Sono stato scortese, prima, scusa. Non sono molto socievole di carattere; per di più sono in una città nuova. Non è facile." Sorrido, forse non è poi tanto male, il caro vicino. "Beh, se mi fossi trovata in casa un'estranea, avrei avuto la tua stessa reazione." Ammetto, e lui sorride di rimando.
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Gioco di squadra
RomanceAlessia è una giovane pubblicitaria in carriera, che sta per ricevere un'importante promozione. Lorenzo è il suo scorbutico vicino, e il loro primo incontro non è dei migliori... visto che Alessia è entrata in casa sua, senza il suo permesso. Ma tan...