Capitolo 5- Il gatto è il migliore amico dell'uomo...e della donna

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Ѐ tutto pronto per il grande momento: il mio televisore è già acceso, i popcorn stanno scoppiettando in padella con il tipico rumore da bombardamento improvviso; i miei capelli sono stati lucidati e spuntati dalle mani abili di Francesca, dalla quale sono passata per un saluto veloce, e anche per sfogarmi: la situazione con Lorenzo mi dà pesantemente sui nervi: siamo diversi come il giorno e la notte; per di più se c'è una cosa sulla quale non sono disposta a scherzare è il mio lavoro: voglio questa promozione a tutti i costi, e anche se Murena me l'ha praticamente concessa, devo fare un ottimo lavoro, per assicurarmela definitivamente. Francesca mi ha ascoltato con pazienza, nel suo negozio semi deserto data l'ora – c'era solo una vecchietta sotto il casco che leggeva una rivista, ma sono sicura che non si è persa una parola di quanto ho detto, la cara signora - e mentre le sue mani velocemente lavoravano intorno ai miei capelli, ho buttato fuori ogni mio malessere, sentendomi subito meglio. "Lo voglio conoscere, questo Lorenzo. Se ti fa andare così fuori dai gangheri, deve essere un tipo particolare" ha commentato, con la sua consueta saggezza. "Voilà, sei pronta" ha aggiunto, e come sempre, dopo il suo trattamento, mi sento più bella. Sicuramente è merito della sua bravura – non per niente il suo negozio è sempre affollato - ma credo dipenda anche dalla sensazione di benessere che si prova quando qualcuno che ti vuole bene si prende cura di te. Non credo ci sia una persona che mi conosca meglio di Francesca, è un'altra sorella. "No, Fra, credimi: non ne vale la pena!" commento, aprendo il portafoglio – non vuole essere pagata, ma niente mi vieta di lasciare una lauta mancia... - La mia migliore amica, con l'aria di chi la sa lunga, mi sorride. "Tesoro, le storie migliori sono cominciate dai litigi più grandi..." commenta. Dovrei scrivere un libro che contenga tutte le sue massime: tiratura di centomila copie garantite. "Guarda, il giorno che mi innamorerò del mio vicino dal cuore di granito, ti autorizzo a tagliarmi i capelli cortissimi!" esclamo, avviandomi alla porta. "Potrei prenderti in parola" mi risponde Francesca, salutandomi. Certo, come no.

Mancano pochi minuti all'inizio della partita. Con mio padre abbiamo un rito scaramantico: ci facciamo uno squillo a vicenda, senza rispondere, sui rispettivi cellulari, prima del fischio d'inizio. Spalmata sul divano, con il mio pigiama rosa, regalatomi da Rita il Natale scorso, sto per fare lo squillo quando sento un rumore sul balcone. Qualcuno sta cercando di entrare dalla persiana che ho lasciato accostata, anche se chiusa dalla barretta. Panico assoluto. Che faccio? Chiamo la polizia? Nel frattempo sullo schermo i giocatori stanno entrando in campo. Sono combattuta tra affrontare il malvivente e perdermi l'inizio della partita oppure continuare a vederla, lasciandomi ammazzare. Dopo qualche minuto di riflessione, decido per la prima: mio padre mi ucciderà, quindi tanto vale cercare di posticipare il mio decesso. Afferro la prima cosa che trovo, ovvero un cuscino, che sicuramente spaventerà a morte il ladro, e mi avvicino alla persiana. Stranamente, i rumori provengono dal basso. Troppo in basso, per un essere umano. Che fare? Decido di mettere a frutto l'unica lezione che abbia mai fatto di karate, e con un calcio spalanco la persiana, cacciando un urlo che spero assordi il mio avversario, mentre do colpi a destra e a manca con il cuscino. Il balcone però, è deserto.

"Miao". Abbasso lo sguardo e un gatto nero mi sta guardando. Riconosco immediatamente il gatto bastardo che mi ha fatto beccare da Lorenzo. "E tu che vuoi?" gli dico, scocciata. Il gatto miagola di nuovo. Ha fame, credo. "Per colpa tua ho perso l'inizio della partita!" gli dico, ma per tutta risposta il gatto mi supera, e entra in casa. "No no no!" esclamo, vedendolo accomodarsi sulla poltrona. "Accomodati pure" gli dico, sarcastica. E adesso che faccio? La partita scorre sul televisore, ma evidentemente il destino vuole che mi dedichi ad altro. Guardo con rimpianto la mia ciotola di pop corn, e poi con rabbia verso l'appartamento del mio vicino: ancora lui tra i piedi! Il gattone mi guarda. "Miao". "Con 'sto miao hai rotto!" esclamo, e lui, per nulla turbato, riprende a guardare la partita. Lui che può. E ora come faccio a mandarlo via? Non ha la minima intenzione di andarsene, a quanto pare. In quel momento vedo Totti avvicinarsi alla porta. Afferro il telecomando e alzo il volume al massimo: spero di assordare una persona di mia conoscenza. "Vai, bello, vai!" esclamo, e Francesco, come se esaudisse una mia preghiera, segna in porta. "Siiiiiii!" urlo, alzando le braccia. Il gatto miagola, sembrando soddisfatto. Che sia romanista? Fatto che sta che appena è arrivato, la Magica è in vantaggio. Chi ha detto che i gatti neri portano sfortuna?

Il primo tempo termina con due reti a favore della Roma. Voglio questo gatto, deve essere mio! Per premiarlo gli offro del latte in un piattino, che beve con avidità. Una scampanellata mi fa sussultare. "Chi è?" giuro che se è mio fratello non apro. "Lorenzo" risponde una voce che ormai conosco bene. "E Lidia!" si aggiunge una vocetta squillante e allegra. Apro la porta così, struccata e in pigiama. Lorenzo è in tuta, e mi guarda con aria titubante. Dietro di lui una ragazza è vestita – o dovrei dire svestita- con un mini abito nero, con una sola spallina. Ha i capelli neri, come il fratello, e porta un taglio asimmetrico che le dona molto. Gli occhi verdi hanno un taglio lievemente a mandorla. "Ciao!" mi saluta, e mi sorride con simpatia. "Sono Lidia, la sorella di Lorenzo". "Ciao, io sono Alessia", dico, ignorando a bella posta il mio vicino, e lei sembra divertita da ciò. "Scusa il disturbo, per caso Cornelio è qui?" chiede Lorenzo, cercando di sbirciare dentro casa."Se ti riferisci al tuo gatto, si. Ma ti proibisco di portarlo via prima della fine della partita, siamo in vantaggio e mi sta portando fortuna." Chiarisco. Lidia scoppia a ridere, facendomi l'occhiolino. "Lore, perché non guardiamo la partita anche noi?" Lorenzo ha un'aria afflitta. "Ma dai, tuo fratello neanche sa cosa sia il calcio." Commento, sogghignando. "Non è affatto vero!" protesta lui, facendo lampeggiare gli occhi verdi. Un miagolio insistente di Cornelio mi avverte che sta riprendendo la partita. Mi faccio da parte per farli entrare. "Cerca di tifare, per favore!" esorto Lorenzo, scettica. Il fatto di essere in pigiama non mi crea imbarazzi. Lo vedo però indugiare con lo sguardo sulla scollatura un po' più del necessario. Mi vengono in mente le parole di Francesca: "Le storie migliori sono nate dai litigi peggiori" allora noi siamo destinati all'amore eterno.

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