46. Natalie

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Oggi, sabato, ho voglia di fare una passeggiata e, con il sole che sorride e splende nel cielo questa mattina non posso che cogliere il momento. Inconsciamente sto andando al mio parchetto, un libro in una mano e la maglietta blu, forse troppo grande, che mi svolazza attorno.
-Bambina, chi si rivede. Viene, fammi compagnia- il sorriso genuino di Stuart mi spinge a sedermi al suo fianco. La panchina, posta sotto un alberello che fa una leggera ombra, ospita, a insaputa dell'uomo al mio fianco, un padre e una figlia.
Non ho abbandonato l'idea, anche se le parole di Nicolò mi hanno inevitabilmente deviato a pensare che la mia idea era del tutto errata. Poi, al momento, non ero troppo lucida data la sua vicinanza e la sua dolcezza. Le sue labbra mi attraevano come la luce attrae le falene, inesorabile e verso distruzione certa. Nicolò mi porterà a impazzire, per qualsiasi motivo possibile: per amore, per gelosia, per mancanza, per il cuore che, alla sua vicinanza, batte troppo forte per essere normale...
-Ciao Stuart, come va?- domando incrociando le gambe e fissando il volto che, ora capisco, è così simile al mio. I capelli neri, poi, sono identici ai miei, la sola differenza è che i suoi sono brizzolati. Il taglio degli occhi, come le labbra sufficientemente carnose (ma non troppo) e la forma del mento, sono molto, se non troppo, simili ai miei. Il colore degli occhi, però, è quello azzurro ghiaccio di mia madre.
-Stupendamente bambina- mi sorride radioso e io aspetto la notizia che, so per certo, sta per arrivare -Ho trovato la nostra vecchia amica e le ho chiesto l'indirizzo di Ilenia, mia moglie, ma sfortunatamente mi ha risposto che non lo sapeva. Mi ha raccontato, però, che conosce un ragazzo che Ilenia ha frequentato per un breve periodo dopo la mia partenza- un lampo di stanchezza e, forse, di risentimento, gli attraversa lo sguardo blu -Lo contatterà entro oggi e appena può mi darà l'indirizzo. Sono così felice, non puoi capire quanto, finalmente potrò vedere la donna che amo dopo quasi 17 anni- lo sguardo lucido è evidente e mi si spezza il cuore.
Ripenso a mia madre. Durante tutta la mia vita non mi pare che abbia frequentato uomini, ma la cosa più probabile è che lo vedeva di nascosto, senza dirmi niente. Oppure semplicemente non ricordo. Tutta questa situazione è veramente paradossale. Ma mia mamma lo ama ancora, ne sono certa.
-È fantastico Stuart, sono così felice per te. Sono certo che troverai la tua famiglia- mi si spezza la voce e un singhiozzo soffocato mi tradisce. In un attimo mi ritrovo i suoi occhi curiosi addosso e la sua mano sulla spalla, a darmi conforto.
-Cosa succede? Non può essere solo la mia storia a farti questo effetto- ridacchia, ma si nota chiaramente che è almeno un pochetto preoccupato.
-Sto bene- lo rassicuro, facendo subito dopo un respiro profondo -Parlami un po' di loro. Sono curiosa- gli chiedo sorridendo. Sembra cadere in una piscina di ricordi, i suoi occhi che saettano e il sorriso che si apre sul suo volto. Sapere che io, comunque, sono una parte di quei ricordi mi stringe il cuore. La bellezza dei suoi occhi mentre ripensa alla sua famiglia (sia che siamo io e mia madre che no) non è paragonabile a niente. Sono gli occhi dell'amore, quelli, del vero amore.
-Oh, sei proprio sicura? Alla fine è la mia vita e tu, della tua, non mi hai detto molto- dice e io lo fisso. Sembrava così felice di poter parlare di sua moglie e di sua figlia, ma è normale essere un po' restii a parlare.
Annuisco e decido di parlargli un po' di me, decido che non farà male -Vivo con mia madre e basta. Ho 18 anni e mezzo e vado in quinta superiore, insieme al mio ragazzo. Ah, giusto, mi sono messa insieme al mio migliore amico- forse sto arrossendo, quindi, per sicurezza, distolgo lo sguardo sorridendo e pensando a Nicolò. L'ho definito il mio ragazzo.
-Oh, quindi è andata a finire bene, sono contento per te- mi sorride e io torno a guardarlo. Una domanda spinge per uscire dalle sue labbra, la posso vedere, e un attimo dopo posso anche sentirla -E tuo padre?- chiede. Sospiro e vorrei dire "Molto probabilmente ce l'ho difronte" ma mi trattengo.
-È andato in guerra- rispondo soltanto e lo vedo rabbuiarsi. Muove dolcemente la mano sulla mia schiena, cercando di darmi conforto. Non sa che sta facendo molto di più, mi sta dando speranza anche solo sedendo al mio fianco.
-Mi dispiace tanto, so quanto può essere dura per una famiglia ricevere un colpo del genere, penso tu sia troppo dolce per subirne uno- la voce sincera mi scalda il cuore e lo guardo, riconoscente per le sue parole. Il tono caldo e rassicurante mi fa sentire bene, come quando un padre da' dei personali consigli ai figli. Penso che, in qualche modo, sia tutto straordinariamente normale.
-Grazie- sorrido e lui fa lo stesso -Parlami di loro, lo vedo che aspetti solo quello-lo sprono e lui annuisce, dandomi ragione.
-Lei era fantastica, e sospetto non sia cambiata tanto- inizia la sua storia, gli occhi innamorati puntati sulla figura immaginaria di sua moglie -Capelli mori stupendi, degli occhi azzurri che potrebbero fare invidia al cielo e il viso... La donna più bella più bella che io abbia mai visto. Ma la cosa che mi ha colpito di più quando l'ho conosciuta è stato il carattere: farebbe di tutto per far star bene le persone che ama, si dividerebbe in quattro, letteralmente- sospira e io penso di poter ritrovare questi aspetti in mia mamma. Lavora sempre e non penso lo faccia per starmi lontano, o almeno spero. Vuole garantirmi un futuro, vuole farmi stare bene e visto che in due abbiamo un solo stipendio deve fare di tutto. Lo capisco solo ora.
-Una risata che, se ci penso, posso risentire ancora dopo tutti questi anni. Era fantastica, come aspetto, carattere e umore. Con me era sempre paziente, e lo è diventata ancora di più quando siamo andati a convivere. Sono sempre stato abbastanza disordinato e lei non lo sopportava, mi diceva sempre di raccogliere quello che io lasciavo per strada- ride nostalgico. "Natalie, raccogli le tue cose. Sei disordinata come tuo padre" quella frase mi torna in mente come un miraggio. Dal girono dell'incidente non me l'ha mai detto, quindi vuol dire che mi sono appena ricordata qualcosa. Che sono simile a mio padre anche riguardo all'ordine.
-Poi tutto è successo così velocemente: lei è rimasta incinta e io, per fortuna, avevo finito il mio turno speciale per un po', quindi ero a casa. Andavamo a fare le ecografie, decoravamo la stanza del bambino e facevamo delle compere per lui. Desideravo tanto avere un maschietto perché così saremmo andati alle partite di baseball, avremmo giocato e tutte le solite cose che tutti i genitori sognano. La mia bambina è nata e io, anche se era una lei, ero stupendamente felice. Non smettevo più di tenerla in braccio e, per il suo primo mese di vita, non ho fatto altro che ringraziare infinitamente Ilenia per averla fatta arrivare e Natalie per essere lì. Era la mia bambina, così bella e dolce che potevo mangiarla- una lacrima gli riga la guancia e anche a me viene da piangere. Voleva davvero tanto bene a sua figlia. Mi voleva davvero bene.
-Doveva essere stupenda- gli dico mettendo una mano sulla sua spalla. Ormai le sue sono cadute sul suo grembo e lui si è piegato sulle ginocchia, appoggiandosi con i gomiti.
-Lo era, diamine se lo era. La bambina più bella cha avrei mai potuto desiderare stava tra le mie braccia e non potevo esserne più felice. Aveva gli occhi azzurri di sua mamma e i miei capelli neri, mentre la risata era quella di sua nonna materna. E lei rideva sempre. Una bambina così solare e giocosa non l'avevo mai vista. Poi è cresciuta e ha iniziato a camminare, a parlare e a farci felici. Tutto andava così bene e poi Ilenia rimase incinta una seconda volta. Avevamo dato per scontato che fosse un maschietto, o almeno lo speravamo, ma io non l'ho mai saputo. Sono dovuto partire dopo neanche un mese lasciandola, però, per 17 anni. Tutto questo non era previsto, non ho visto i miei bambini crescere, non c'ero quando Natalie ha portato a casa il suo primo ragazzo, non ho potuto farle la solita sgridata o il solito discorsetto, non l'ho vista essere felice per qualsiasi traguardo lei abbia raggiunto. Non ho potuto sposare Ilenia, aiutarla a tirare su i nostri figli, ha dovuto fare tutto da sola. Per Tommaso...- scuote la testa, sospirando e lasciando che altre lacrime gli macchino il volto. Mi dispiace così tanto per lui, mi si spezza proprio il cuore.
-Stuart, sono così dispiaciuta per tutto questo- gli dico. Lui continua a scuotere la testa ma poi mi guarda.
-Non devi, ti sto solo scaricando addosso i miei problemi, non conosci neanche queste persone. Solo che aver lasciato tutto in sospeso... Mi distrugge, ecco- ammette mentre fisso ii suoi occhi leggermente rossi. L'emozione nella sua voce mi spezza.
-Sono cerca che, se dovessi trovarli, ti perdonerebbero- lo rassicuro sorridendo. Lo perdonerò. Ma devo smettere di parlare come se io sia sicura che quest'uomo sia mio padre, potrebbero essere tutte coincidenze. Se io fossi sua figlia lo perdonerei.
-Lo spero, le amo davvero tanto. Non sarei mai dovuto partire, se fossi restato tutto sarebbe andato meglio- si incolpa. La colpa che prova mi fa male, perché so il vero motivo per cui non è tornato: è stato in guerra, se non ha avuto la possibilità di tornare non è colpa sua. La cosa che mi disturba di più è il fatto che, in questi 17 anni, possa essere stato male, in difficoltà con la vita in generale.
-Se le troverai, e sono certa che ci riuscirai, di sicuro ti perdoneranno- il suo sospiro, stanco e quasi disperato, indica che è stanco di aspettare. Sono sicura che andrà tutto bene.

Busso alla porta del mio migliore amico, nonché fidanzato, aspettando che mi apra insieme ai suoi genitori. Intanto mi liscio il vestito blu/azzurro che indosso, semplice e con una gonna più o meno ampia.
-Natalie, ciao. Siamo pronti, solo che Esmeralda ci mette un po' a cambiarsi- il padre di Nicolò, mi sembra si chiami Brat, mi apre la porta sorridendomi e pronto per venire a mangiare da noi. Mia madre, infatti, ha voluto approfittare della serata libera invitando la famiglia di Nicolò a cena, aggiungendo anche che sarebbe stata la serata giusta per dire le cose che loro non sapevano. Si vede che lei, queste cose, le sa.
-Oh, non c'è problema, alla fine siamo solo nella casa accanto- scherzo e Brat ride, spostandosi.
-Entra, così vai da Nicolò, si sta scervellando per vestirsi "carino"- mi dice e io annuisco. Mentre il padre rimane al piano terra io salgo le scale, diretta alla camera del mio ragazzo.
-Che camicia metto?- domanda appena mi vede entrare. È senza maglietta e tiene due camicie tra le mani, una rossa e una nera. Se fosse per me potrebbe anche farne a meno di loro.
-Uhm...- faccio un passo verso di lui e lo esamino. Sembra accorgersi solo adesso del mio sguardo su di sé e abbassa lentamente le camicie, sorridendo.
-Beh, il nero fa figo- gli dico poggiando le mani sul suo petto nudo. Mi va di provocarlo, ho voglia di giocare un po'.
-Ma io sono già figo- ribatte buttando la stoffa sul letto e circondandomi i fianchi con le braccia. Si sporge per baciarmi ma volto la testa, porgendogli la guancia.
-Non esageriamo- ridacchio. Passo le mani dietro la sua nuca, iniziando a giocare con piccole ciocche di capelli.
-Uh, così ferisci i miei sentimenti- fa l'offeso, tanto che io ridacchio. È così carino.
-Ma il rosso fa sexy- continuo, riferendomi alle camicie. Butta uno sguardo veloce alla stoffa e poi torna a guardarmi. Nei suoi occhi vedo già quello che vorrei: desiderio e amore, dolcezza e divertimento. Uh, come sono felice.
-Tu cosa mi consigli?- chiede e io ridacchio ancora.
-Il nero fa figo, il rosso fa sexy, ma spetta a te decidere qual è meglio- rispondo. Scuote la testa.
-Sei un rompicapo, veramente- si piega su di me e bacia dolce le mie labbra. Il sapore di menta, dovuto al dentifricio, mi pizzica la lingua e decido di non andare troppo avanti. Abbiamo una cena a cui partecipare.
-Dai, vestiti che dobbiamo andare- gli batto le mani sul petto e lui mugugna, annuendo a suo dispiacere.
-Ma allora sei venuta qui solo per distrarmi. Non so ancora che maglietta mettermi- si lamenta e io rido.
-Quella nera fa figo- dico e lui alza gli occhi al cielo, terminando dicendo -E quella rossa fa sexy, l'hai già detto, ma non mi aiuta- così rido, prendendo quella nera e porgendogliela.
-Mi piacciono i tipi fighi- faccio dondolare la camicia tra le mie dita.
-E che figo sia, allora- ride finendo di vestirsi. Sta veramente benissimo con questo colore. È proprio figo.
Velocemente finisce di vestirsi e lo trascino giù per le scale, trovandomi davanti i suoi genitori. Ci guardano: sua madre, con una gonna verde chiaro e una semplice camicetta bianca, mentre suo marito indossa dei semplici jeans e una camicia blu, con sopra una giacca. Ma, al momento, non è proprio l'abbigliamento che mi interessa: i loro sguardi curiosi ci fissano e indugiano un attimo sulle nostre mani intrecciate. Mi affretto a sciogliere le nostre dita e ad arrossire.
-Bene ragazzi, siete pronti? Sicuramente tua mamma ci starà aspettando- ci sprona sua madre, sorridendomi rassicurante.
Usciamo tutti da casa e ci dirigiamo verso casa mia, così colgo l'occasione per guardare Nicolò. Non sembra abbia reagito proprio bene al fatto di aver sfilato la mano dalla sua. Mi avvicino e gli sussurro -Scusa, mi è venuto spontaneo-
-Dovremmo dirglielo prima o poi, comunque- mi arriva come risposta. Il tono acido cade nel mio silenzio.
In poco tempo entriamo in casa mia e, dopo gli infiniti saluti dei genitori, iniziamo a cenare. I nostri genitori ci fissano in continuazione e non posso fare a meno di sentire i loro sguardi bruciarmi addosso. Danno quasi fastidio.
La mano di Nicolò passa sotto il tavolo e mi sfiora la coscia, facendomi sobbalzare leggermente. Si sporge su di me e mi sussurra -Vieni con me? Dobbiamo parlare-
Con una scusa entrambi ci alziamo e andiamo veloci in camera mia. Per circa dieci minuti ci restiamo, parlando. O forse meglio dire discutendo?
-Non importa, lo faremo, abbiamo tempo- concludo la conversazione e scendo le scale, non aspettandolo. Ormai sono le 21.45 e i nostri genitori hanno finito di mangiare.
-Cosa succede?- chiede mia madre. Il tempo comincia a correre e lo sguardo confuso di mia mamma è interrotto dal suono del campanello.
-Vado io- mi offro, prima ancora di sedermi. Mi giro e incrocio Nicolò che scende le scale, così lo supero e vado alla porta di casa, sentendomi comunque il suo sguardo addosso.
-Non c'era bisogno di essere così acidi, però- lo sento sussurrare. So che mi sta guardando, sento il cioccolato fondente bruciarmi addosso.
Apro la porta e sprofondo in due occhi azzurri, gli stessi pieni di amore di questa mattina. Il panico. Ecco il panico che mi sommerge.
-Che ci fai qui, bambina?- ride nervoso e io mando giù il groppo che ho in gola.
-Piacere, io sono...- prendo un grosso respiro, mentre lui mi guarda, quasi spaventato -Sono Natalie-

Se siete arrivati fin qui un commentino e una stellina me li merito, no? Grazie e alla prossima.

BACIONI XD

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