5. Sociopatia

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Apro la porta di scatto, per evitare di riflettere su ciò che sto facendo e tirarmi così indietro.
Non voglio vedere nessuno, tantomeno un pazzoide schizzato come me.
C'è un motivo per cui nessuno vuole avere a che fare coi pazzi: perché sono pazzi.
E non è saggio pensare che due psicopatici insieme potrebbero riuscire a comportarsi civilmente.
Puoi mettere un pesce nel deserto, ma non smetterà di essere un pesce.
Puoi mettere un pazzo in mezzo ai sani, ma non smetterà di esser pazzo.
Puoi mettere un cattivo fra i buoni, ma non cesserà di esser cattivo.
Siamo quel che siamo, non è qualcosa nella testa, non scorre nelle vene: siamo così.
Nessun "e", nessun "ma", niente "però".
È così e basta.
Ed è quello che penso quando vedo Naomy.
La sua immagine mi rimane in testa come il flash di una macchina fotografica: acceca ogni mio pensiero e lo soffoca lentamente.
Naomy si presenta come l'operatore socio-sanitario dell'istituto Snowflake, centro psichiatrico per i disturbi psicotici da personalità e post-traumatici: un nome stupido per un centro ancora più stupido.
Credono davvero che dare il nome di una cosa bella ed innocente ad un posto orribile, risolvi la situazione? Poveri illusi.
Ma dall'esuberanza di Naomy sembra proprio così: zampetta sui suoi tacchi a spillo, fasciata nel suo tubino color panna, coi capelli biondi che ricadono lisci e leggeri sulle spalle.
Capisco subito perchè mandano lei, negli incontri a domicilio: emana sicurezza, successo e felicità da ogni poro, ed è forse per questo che mi innervosisce tanto.
Mi ricorda ciò che sarei potuta diventare io, se non mi fosse crollato tutto addosso.
Ma lei non sono io: Naomy si è lasciata sopraffare dalla falsità di questo mondo, dalla patina lucente che ne copre la sporcizia. Io sono più sveglia di così, più intelligente.
Io non mi faccio fregare.
"Voglio il mio Valium. Sono qui, quindi ora mi merito il mio Valium" dico secca.
Mia madre guarda l'Os, che annuisce piano facendo ondeggiare così i capelli biondi.
Dopo soli due minuti stringo in mano il mio succo con il farmaco sbriciolato all'interno: inizio già a sentirmi meglio dopo pochi sorsi.
"Allora, Echo, tesorino, possiamo chiamare l'altro paziente?" Chiede Naomy, appoggiandomi una mano sulla spalla.
"Se mi permette, vorrei evitare il contatto fisico. E vorrei che mi si dia del lei, grazie" dico secca.
"Hey, non serve tutta questa compostezza, siamo in famiglia qui." Dice lei con un grande sorriso, che mette in bella vista tutta la sua dentatura bianca. "Vuoi un abbraccio?" Insiste ancora.
"Ok, ho provato ad essere gentile, perché mi sei sembrata innocua, ma così non funziona. Naomy, Noemi o come cazzo ti chiami: io non ti voglio qui, non voglio qui quell'altro psicopatico, non voglio qui il tuo stupido biondo platino, né il tuo rossetto rosso. Voglio che mi lasciate in pace. Tutti." Dico secca.
"Quanti grammi prendi di Valium, tesoro?" Chiede.
"Abbastanza da volervi fuori di qui." Dico puntando il dito verso la porta.
"Oh, non fare la sciocca." Dice lei zampettando verso la porta del salotto " Su entra, prima fai questa cosa e prima ci vedrai sparire." Dice lei mimando una piccola esplosione con le mani.
Alzo gli occhi al cielo e finisco tutto d'un fiato il mio drink di antidepressivi, varcando poi la soglia del salotto.

Mi siedo sulla mia poltrona preferita, quella dove Britt fingeva di essere una principessa in pericolo, e mi guardo intorno, alla ricerca dello psicopatico.
C'è in effetti un ragazzo, girato verso la libreria, che fa passare il dito su tutte le copertine dei miei libri.
Con le lunghe gambe fasciate negli skinny neri fa piccoli passi, seguendo la linea dei libri che traccia con le dita affusolate.
Cerco di non fare rumore, perchè tra me e me spero che non si accorga che sono qui: magari riuscirò a far passare tutto il tempo senza che lui mi veda.
Prego tra me e me quando una voce interrompe i miei pensieri.
"So che sei lì. Ti muovi come un montacarichi, hai un passo pesante." Dice il ragazzo girandosi verso di me. "I libri in ordine cromatico sono orribili, distolgono l'importanza dall'interno all'esterno".
"Non ti dovrebbe riguardare." Dico osservandolo.
Ha il viso sciupato di chi non dorme più di 3 ore a notte, profonde occhiaie gli cerchiano gli occhi azzurri, nascosti dal disordinato ciuffo biondo cenere. Ha le guance scavate e gli zigomi definiti, che vanno a convergere verso le carnose labbra che stringono fra loro una sigaretta. Lo osservo bene e posso dire che mi piace quel che vedo, e non poco. Un pazzoide figo. Un figo pazzoide. In qualsiasi modo la si voglia mettere continua ad essere una frase orribile. Decisamente orribile. Però lui è figo davvero. O forse mi sembra così solo perchè è il primo ragazzo che vedo dopo tre anni di reclusione.
"Non ti sembra stupido tenere i libri in ordine cromatico?" Ripete ancora.
"Li ho tenuti in ordine alfabetico, cronologico, stilistico, di notorietà, di categoria, e recentemente volevo provare a metterli in ordine in base ai riconoscimenti ottenuti. Mi aiutano a non pensare." Dico di getto.
"Autore preferito?" Mi chiede.
"Quelli morti." Rispondo, ottenendo un sorriso sghembo da parte sua.
"Perchè non quelli vivi?" Chiede.
"Perchè di loro non si sa ancora tutto. Ed io voglio sapere tutto, compreso quando sono morti, come, dove e perché." Spiego.
Lui sorride ancora.
"Ti faccio così ridere?" Chiedo scazzata. "Come ti chiami?"
"Non fingere che ti freghi. Io voglio stare qui almeno tanto quanto te, quindi facciamo passare questi 30 minuti nel modo meno stressante possibile. E spera che l'effetto dello Xanax duri abbastanza." Dice di getto.
Sono sorpresa. E sapete perchè? Perché parlare con lui mi piace. Mi sa tenere testa e non è mai scontato ma voglio che se ne vada. Al più presto.
Nessuno può invadere il mio spazio privato, e lui l'ha fatto. Ed io non lo accetto.
"Come ti chiami?" chiedo ancora.
"Uffa. Vuoi davvero fare quel gioco di merda? Vuoi davvero sapere la storia della mia vita?" Risponde irritato.
Io annuisco lentamente, per la prima volta senza sapere cosa dire.
"Si" dico cercando di sembrare sicura. E sono sincera, voglio davvero sapere chi sia questo tizio strano che sta nel mio salotto.
"Bene, perché anche io voglio sapere chi sei."

-When The Lines Overlap.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora