2. In & Out

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"Devi uscire" dice mia madre entrando repentina in casa.
"Lo ripeti da 3 anni, dovresti sapere già la risposta."Dico io, arrotolandomi ancora di più sotto le coperte.
"Te lo ripeto da tre anni, perché so che hai bisogno di tempo. Ma devi anche capire che devi superare la cosa." Dice dolce lei.
"Perché? Superare non mi ridarà Britt." Dico schietta.
"Non ti ridarà Britt, ma ti ridarà te stessa. Mi manca la Echo di una volta. Manca a tutti. Mancherebbe pure a lei." Continua mia madre, indicando la foto di me e mia sorella che tengo sul comodino.
"No, non rimettere in gioco la storia del Britt non vorrebbe vederti così." Dico scocciata. "Non funziona. Mamma, io non funziono. E puoi dirmi quello che vuoi, ma non riuscirai mai ad aggiustarmi. Io non esco di qui, né ora né mai." Dico chiudendo il discorso. Lei sospira rumorosamente, lascia il pranzo sul mobiletto ed esce dalla stanza, spegnendo la luce.
Il mondo fa cagare: pieno di egoisti, in grado di metterti solo i bastoni fra le ruote pur di avere qualche punto a loro favore. Pieno di superficiali di merda, pronti a criticarti se non sei vestito all'ultima moda o se non hai il taglio giusto. La volete sapere una cosa? Sono tre anni che non mi taglio i capelli e due anni che indosso solo pigiami.
La vita sembra migliore se la affronti in pigiama.
E se prendi pastiglie di Valium.

La mia vita negli ultimi anni è stata abbastanza interessante, se la si guarda dal punto di vista di Sigmund Freud.
Dalla scomparsa di Britt, non voglio più avere a che fare col mondo: è solo un posto falso, fatto di plastica e finti sorrisi. Trovo inutile perderci tempo.
Così scandisco la mia vita fra la sveglia a mezzogiorno, costosi ordini di libri da Amazon e pianti isterici e disperati, seguiti dal Valium sbriciolato nella cioccolata calda.
Sono il ritratto della sanità mentale, insomma.
Nessuno crederebbe al fatto che abbia 3 lauree conseguite tramite internet, una in medicina, una in psicologia ed una in letteratura. Si possono fare molte cose in tre anni, se stai sempre chiusa in casa.
Tranne salvare la tua sorellina.
Accendo la TV, ma il mondo fa sempre schifo: persone che si uccidono fra di loro, disastri ambientali, problemi di corruzione. Davanti a tutto ciò mi ritrovo però a sorridere: sono immune da tutto. E sono felice che Britt non lo possa vedere.
Alle 13.05 in punto il telefono suona e dopo pochi istanti mia madre mi porta il telefono: sono obbligata a tenere sedute periodiche con uno psichiatra o non mi prescriveranno il Valium.
Ed io ho bisogno del Valium.
La mia vita prima di incontrare quella magica pillolina non era così tranquilla, non era così serena.
Ma per fortuna la situazione è cambiata, seppur non possa dire che si sia sistemata.
Il primo attacco è arrivato dopo un mese, ed è forse stato il più allarmante fra tutti.
Camminavo lenta ritornando dall'esame di maturità, ero parecchio annoiata dalla prova: speravo tenesse la mia mente impegnata per un pò, ma si era rivelata spaventosamente semplice e non mi aveva affatto aiutata.
Ero quasi arrivata all'incrocio tra il passaggio a livello e la via dei pub, quando tra la folla mi parve di vedere una testolina piena di riccioli ramati.
"Britt! Brittany!" Urlavo e correvo senza sosta. "Britt, fermati! Ti prego, Britt!"
Sinceramente in quel momento non riflettevo molto sulla situazione o su quello che stavo facendo, pensavo solo a riabbracciare mia sorella. Mi sono lanciata a capofitto fra la folla, attraversando col rosso e spintonando persone, al mio passaggio si alzavano lamentele e imprecazioni, seguite dal suono dei clacson. Ma io dovevo raggiungere mia sorella a tutti i costi: tutt'ora  sono convinta che ci sarei anche riuscita se quell'auto non mi avesse presa in pieno.
Ricordo poco di quel momento, ma ricordo bene le urla di mia madre dopo che gli dissi cosa avevo visto.
Diagnosi? Crisi Psicotiche. Allucinazioni. Sindrome post-traumatica. Depressione.
Soluzioni? Sedute settimanali dallo Psichiatra. Vitamine. Zyprexa. Valium.
E non è stato facile da accettare: prima tua sorella muore, e poi scopri di essere pazza.
Ma io non volevo essere pazza, così reputai saggio nascondere le pillole.
Ma le allucinazioni tornavano, sempre più vivide e sempre più frequenti, seguite da crisi di pianto o di rabbia.
Mi trovavo davanti ad un bivio: annegare nei sentimenti o soffocare ogni mio impulso vitale.
Ed io ho optato per la seconda.

"Pronto?" Dico nella cornetta.
"Buon pomeriggio signorina Evans. Come stiamo oggi?" Mi chiede il Dottor Popper.
Quando lo vidi la prima volta gli chiesi scocciata dove avesse lasciato i pinguini. E con quella simpatica battuta capii che non aveva senso dell'umorismo. Peccato.
"A casa, come sempre negli ultimi 3 anni." Rispondo scazzata.
"Come andiamo con gli attacchi di panico?" Chiede.
Fatta come un cavallo, vorrei rispondere.
"Il Valium li tiene a bada." Dico.
"Senta, bando ai convenevoli, vorrei proporle una cosa. Una specie di terapia." Dice poi lui di getto, come se si volesse togliere un peso dal petto. "Ho parlato coi suoi genitori, e siamo giunti insieme alla conclusione che questa situazione si sta rilevando insostenibile. Deve superare questa sua fobia del non voler uscire da casa. E per farlo procederemo per gradi." Dice piano, scandendo ogni parola.
"Senta lei, Mr. Popper, io sto bene dove sto, riesco a fare ogni cosa comodamente dal mio letto e non permetterò ad un addestratore di pinguini di dirmi cosa fare della mia vita. Quindi no, rifiuto. E se vuole può negarmi il Valium, ricorrerò alla morfina. Tanto quella è semplice da comprare su Internet." Dico incazzata.
"Bhe, abbiamo pareri diversi, Signorina Evans." Dice mantenendo il controllo. "I suoi genitori sono disposti a cessare il mantenimento, quindi se non vuole ritrovarsi in mezzo ad una strada, le conviene accettare." Spiega.
I miei genitori non ne possono più di me. Divertente.
Mi vogliono buttare in mezzo ad una strada. Simpatici.
"Sentiamo, in cosa consiste questa terapia?" Chiedo scocciata.
"Lei non è l'unico strano caso che mi è capitato sotto mano, Signorina Evans. Ma non vedendo margini di miglioramento, ho pensato fosse giusto mettere la sua situazione a confronto con una altrettanto disperata. Magari in questo modo vi renderete conto di cosa vuol dire vedere certe cose dal punto di vista esterno. Magari il confronto ed il contatto con persone nuove vi aprirà gli occhi. Ma quello che mi interessa è che inizi a socializzare. Giovedì verrà nel mio istituto, e passerà il pomeriggio con un altro paziente. Non accetto un no come risposta." Spiega, riattaccando subito dopo.
Avrò bisogno di più di una pastiglia di Valium per affrontare la cosa.

-When The Lines Overlap.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora