3. Un piano semplice

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In questo momento è mattina. Forse pomeriggio. O magari sera. Non sono brava con gli orari anche perchè non me ne potrebbe fregare di meno. La mia vita non è più scandita a ore ma a momenti: il momento del risveglio, quello della doccia, quello del cibo, quello dei libri. A che servono le ore se non ad accordarsi con gli altri? A stabilire momenti di comunione? Non ci servirebbero i minuti, le ore se non fosse che per vivere con gli altri si ha bisogno di sistemi di misura. Ma fortunatamente non ho più bisogno di contatti, non ho più bisogno di relazioni, quindi le mie giornate sono solo mie, e posso usarle come voglio. I miei genitori sono sempre stati abbastanza accomodanti su questa mia situazione, e a parte qualche flebile lamentela non hanno mai rotto le palle per come gestisco la mia vita. Fino ad ora almeno.
Mia madre entra di scatto in camera, cammina svelta verso le finestre e scosta di scatto le tende: in questo modo la luce mi finisce dritta in faccia, facendomi lacrimare gli occhi.
"Ma che cazzo?" Urlo lanciandole un cuscino. "Ma che diamine ti prende?"
"Sarebbe carino se tu ti preparassi per domani. Che ne dici di spuntare i capelli? O di comprare qualche cosa che non sia di flanella? " chiede mia madre battendo le mani, sorridendo.
Mi metto a sedere lentamente, passando una mano fra i capelli aggrovigliati, senza stupirmi quando mi ritrovo le dita incastrate fra i nodi: saranno tre giorni che non mi faccio una doccia. Che schifo.
"Mamma, si può sapere che ti prende?" Chiedo fingendo di essere calma.
In realtà l'idea di uscire da casa mi terrorizza, ma ho un piano. Un piano geniale.
"Non sei emozionata? Sono anni che non esci da questa casa, e finalmente il momento è arrivato! Io sono elettrizzata! Dopo il colloquio potremmo andare a bere un frappuccino in quel posto che ti piaceva tanto! E poi magari possiamo andare a fare shopping! Ti piace ancora Zara? Ne hanno aperto uno grand...." Blatera eccitata.
"Mamma, mamma, MAMMA! Ferma, ferma. Non pensi sia meglio fare le cose un passetto alla volta? Posso iniziare andando alla visita, poi magari fra qualche settimana possiamo parlare di andare in una caffetteria.." Dico cercando di essere convincente.
"Oh, scusa. Hai ragione. Sai, mi è mancata tanto la vecchia Echo. Non vedo l'ora di poter tornare alla normalità." Dice facendo schioccare un bacio umidiccio sulla mia guancia. I contatti fisici non sono mai stati il mio forte. Bhe, a parte che con Britt.
Le sorrido forzatamente e la guardo uscire dalla stanza.
Ok, so come fare per evitare l'incontro, ma devo essere brava, non deve sospettare di nulla: deve essere convinta che io voglia davvero andarci, o non sarò credibile.
Così prendo della biancheria pulita, e vado in bagno, sotto lo sguardo allegro di mia madre.
Mi faccio una doccia veloce e poi cerco di far passare più tempo possibile, in modo da farle credere che ci tenga davvero ad essere presentabile. In realtà mi metto davanti allo specchio ed inizio ad osservarmi, faccio passare lo sguardo su ogni centimetro del mio corpo: inizio con i capelli, una volta sempre spazzolati con cura, ora non sono altro che un groviglio castano che mi arriva poco sopra la vita; il mio viso, una volta roseo ed asciutto ora è pallido e paffuto, con grosse occhiaie che mi contornano gli occhi. Il seno, che è sempre stato piccolo, tale è rimasto, anche se potrei giurare di aver messo su parecchi kg: l'addome, una volta piatto, ora si è lasciato andare e la mia forma a pera non ha fatto altro che accentuarsi. Torno a guardarmi negli occhi e lascio perdere le gambe grosse. Ho lo sguardo spento, la bocca secca: sembro la versione brutta e malata di me stessa. Ma sinceramente poco mi importa, non mi vedrà nessuno se non i miei genitori, e loro sono sempre pronti a dirti quanto sei bella. Mi spazzolo con foga i capelli ed esco dal bagno senza asciugarli: mi piace sentire il fresco che mi accarezza la nuca.
Vado poi verso la cucina e prendo una scatola di biscotti, un pacchetto di patatine, una bottiglia di Sprite ed un pezzo della crostata al cioccolato che ha fatto stamattina mia madre. Mi avvicino poi all'armadietto dei medicinali e, senza farmi vedere, nascondo nella tasca dell'accappatoio quattro piccole pillole.
Mi avvio verso la mia camera prima che i miei possano accorgersi che sono uscita dal bagno e mi butto sul letto.
Mangio con foga tutto ciò che mi sono portata e quando ho finito ingoio le 4 pillole: nessuna madre che si rispetti farebbe uscire di casa una figlia con la dissenteria, per quello sono contenta che ci siano ancora i lassativi della nonna nell'antina.
Mi sdraio a letto, in attesa che i farmaci facciano effetto.

Mia madre mi sente dopo la terza volta che vado in bagno.
Non ho avuto nulla per tutta la sera, ma scoccate le 23 i crampi hanno iniziato a farsi sentire ed io non riuscivo quasi a stare in piedi dal dolore.
Fanculo al Dott. Popper e ai suoi metodi del cazzo. Mai mettersi contro Echo Evans, mai!
Sono geniale.Ge-Ni-A-Le!
"Tesoro, torna a letto. Domani chiamiamo il Dottore e gli diciamo che non riesci ad andare, che ti sei presa l'influenza." Dice mia madre preoccupata.
"Ma no, sto bene." Fingo di insistere.
"Nono, non si discute su cose come questa. Vai pure a letto." Dice dandomi un bacio sulla guancia.
Mi avvio lenta verso la mia camera, scosto le coperte e mi ci infilo, spegnendo poi la luce.
Guardo il soffitto scuro, ripensando alla situazione, a quanto la mia vita faccia schifo e a come sia circondata da completi idioti.
Il mondo farà anche cagare, ma i suoi abitanti non sono da meno.
Mi giro verso la foto di Britt e le sussurro piano la buonanotte. Lei non mi ha lasciata, non lo farebbe mai.
E mentre rifletto su ciò, nel buio sento una strana sensazione.
Orgoglio, per averli fregati tutti.
Paura, perché cercheranno di farmi uscire ancora.
Soddisfazione, perchè stavolta l'ho avuta vinta io.
E sarà per questo che nel buio, da sola, scoppio a ridere sonoramente.

-When The Lines Overlap.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora