Not enough.

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  E' quasi un mese che i due ragazzi poco dopo l'ora di pranzo entrano nella caffetteria portandosi dietro un misto di allegria e caos che riesce a colmare ogni spazio vuoto di questo locale. Un mese intero in cui Louis, con gli occhi grandi e uno dei più grandi sorrisi che abbia mai visto, mi chiede gentilmente di sposarlo. Un mese in cui la sua voce acuta eppure roca, risuona per il locale, intervallata spesso da risate leggere e contagiose. Perché questo ragazzo è riuscito a colpirmi? Analizzo ogni suo gesto, ogni sua parola con meticolosità, come se potessi rubargli un po' di voglia di vivere, tanto lui ne ha a bizzeffe. All'inizio cercavo di evitare il loro tavolo, ma essendo l'unico cameriere mi era quasi impossibile, adesso invece mi avvicino al loro tavolo quasi con curiosità, desideroso di saperne di più, di scoprire qualcosa di nuovo ogni volta. Cos'ha questo ragazzo che tutte le ragazze con cui mi frequento non hanno? Perché di lui non mi sono ancora stancato? E perché non ne ho ancora parlato a Liam? Ho paura, eco perché. Paura che parlandone potrebbe sparire tutto, come un castello di carte spazzato via dal vento.
Eppure non capisco, ci sono vicino ma non voglio capire.
Chiudo gli occhi cercando di isolare i pensieri, sperando che, anche solo per un momento, possa rimanere solo con la mia mente, vuota.
"Jem vado a fumarmi una sigaretta." Dio santifichi quest'uomo che mi sopporta ogni giorno da un paio d'anni, con i miei continui cambi d'umore e le mie digressioni quotidiane.
"Da quando fumi?"
"Praticamente da un mese." Rispondo scuotendo la testa leggermente sorridente.
"Vai vai." Mi scaccia con la mano ricambiando il sorriso.
Cammino spedito fuori dal locale, e sento su di me lo sguardo di qualcuno, non ho voglia di dar retta a nessuno.
Nessuna ragazza con lo sguardo sognate, nessun ragazzo con gli occhi blu e i capelli tirati in modo disordinato, nessuno moretto con lo sguardo furbo e la barbetta incolta.
A capo basso mi sistemo al solito posto, e mi accendo una sigaretta, poi una voce arriva alle mie orecchie e quasi mi strozzo con il fumo stesso.
"Davvero, basta Robert." Urla e sento nella sua voce un pizzico di implorazione.
"Come non te ne importa?" Sorpresa, esasperazione, sgomento.
"Io ti ho detto che non ti voglio più vedere, che mi fai schifo." Un lamento ed il mio cuore si stringe in un pugno. "Schifo." Urla e l'unica cosa che sento è lo scalpitare delle gomme sulla strada ed il mio cuore che rimbomba in ogni parte del corpo. "Perché tutte a me?" La domanda è una richiesta d'aiuto e allo stesso tempo un'imprecazione delicata contro il mondo. "Cos'ho di cosi sbagliato?"
Entra nel vicolo ed io rimango immobile.
Ha gli occhi gonfi e stracolmi di lacrime, non riesco a muovere nessun muscolo e una delle persone più devastate che abbia visto.
"Hai sentito tutto?" Annuisco perché la voce si rifiuta di uscire dalla mia bocca, perché mi tocca così in profondità? Sento tanti aghi pungermi nello stomaco, vorrei tanto spaccare la faccia a quel Robert. Ma perché?
"Dio, che gran figura di merda." Si butta entrambe le mani sul viso e le spalle incurvate scatenano in me qualche strana reazione, come se fosse un bambino solo bisognoso d'aiuto.
"Va tutto bene." Mi alzo di scatto e mi avvicino a lui, è la prima volta che siamo cosi vicini, respiriamo quasi la stessa aria.
"Nulla va bene." La voce è qualcosa di assurdo, è paralizzante. Gli poggio una mano sulla spalla e la muovo con frenesia, imbarazzato.
Poi penso a tutti gli schiaffi che Liam mi ha dato, quando per consolarlo, gli davo pacche sulle spalle o mezze carezze, guardandomi in faccia e dandomi dello stupido. Questo è uno di quei casi in cui un abbraccio aiuterebbe.
Ma come posso? E' uno sconosciuto.
"Come cazzo ti chiami? E dio, questo lo chiami consolare una persona?" Asciuga le ultime lacrime con velocità e mi guarda scuotendo la testa con forza. "Abbracciami, stronzo."
E automaticamente spalanca le braccia e mi avvolge, come se fossi io ad aver bisogno di essere amato, come se servissero a me delle semplici braccia a cui stringermi.
"Va tutto bene." La mia voce non è per niente ferma e lo sento singhiozzare fragile e rumoroso fra le mie braccia.
L'ho considerato dalla prima volta che l'ho visto entrare nella caffetteria una persona forte, una di quelle che guardano la vita e sputano sopra i problemi, perché loro sono più forti, perché riescono a schivarli e soprattutto senza alcuno sforzo. E adesso vederlo piangere fra le mie braccia imprecando contro questo ragazzo sconvolge ogni mio giudizio. Lo consideravo una persona forte, adesso invece? Adesso invece sento di volerlo proteggere, perché nonostante le lacrime, trasmette una forza e un coraggio immensi. Lo proteggo nonostante sia lui quello forte. Lo proteggo perché sono stanco di essere io quello forte. Così, crolliamo insieme, entrambi prede facili di domande stupide e ricorrenti che chiunque almeno una volta nella vita si è fatto.
Perché sto crollando? Perché non sono abbastanza forte?
E' questo il mio posto? Datemi un posto nel mondo, il mio posto nel mondo.
"Non c'è nessuno per me, qui non c'è nessuno." Ansima fra le lacrime, e ci sono solo io. Zayn è dentro ignaro di tutto. Cosa sa lui? Eppure Louis è solo. Solo fra le braccia di uno sconosciuto, mentre versa tutte le sue lacrime.
"Passerà amico, passerà." E lo dico anche a me, lo dico perché sono solo, sono uno di quegli uomini solitari che odiano i rapporti sociali, odiano dover mantenere tante relazioni in piedi, auguri a Natale, regali per i compleanni, messaggi per chiedere solo come va.
Sguazzo nella mia solitudine come se fosse una mia scelta, ma non sono solo per scelta, mi hanno imposto la solitudine, ho solo imparato ad adattarmi, a non farmela andare stretta.
"Perché non sono importante per nessuno?" Tengo ferme le parole in mente, chiuse a chiave nella mia gola, perché non posso parlare, perché non è giusto nei suoi confronti. Potrei dirgli che non resta nessuno con te quando ne hai bisogno? Potrei dirgli che la gente vuole solo essere importante e non dare importanza? Potrei dirglielo? Sto zitto. "Avrei bisogno solo di sicurezze. Di qualcuno che non mi dicesse di esserci, che ci fosse semplicemente."
"Va tutto bene, amico." Sussurro vicino ai suoi capelli. "Va tutto bene." Lo sento stringersi a me come se fossi l'unica ancora che gli fosse rimasta. Uno sconosciuto. "E comunque sono Harry. Harry Styles."
"Harry piacere mio, io sono Louis Tomlinson." Sorride sul mio collo.
"Un modo un po' particolare per presentarci, Louis." Perché viene da sorridere anche a me? Cos'è questa assurda sensazione allo stomaco?
"Oh Styles..." Mi abbraccia per un secondo strappandomi quasi la pelle, pelle che praticamente avvampa di fiamma viva.
"Dimmi Louis."
"Amo il modo in cui pronunci il mio nome." Si stacca da me, sorridente e fresco come una rosa. Si strofina gli occhi con fare malinconico e assonnato e appoggia la fronte sulla mia spalla destra. Gli piace come pronuncio il suo nome, lo pronuncio in modo particolare? Lo faccio con più impegno? No. La mia mente risponde no, secca, decisa, netta.
"Louis?" Lo chiamo sfiorandogli un braccio per un istante.
"Si?" Alza lo sguardo con gli occhi corallini ancora umidi e le ciglia bagnate, non c'è nulla di sbagliato in questo viso. Eppure sento che manchi qualcosa, che non sia del tutto vivo.
"Potresti sorridere?" Chiedo con innocenza.
"Come?" Arriccia il viso in un'adorabile smorfia e il mio cervello si scollega, non c'è più per nessuno e l'unica cosa che ancora sente qualcosa è il mio cuore. Ed io di lui non mi fido, non mi fido più del mio cuore ormai da anni. Non ragiona mai a lungo, agisce d'istinto, senza paure.
"Amo il tuo sorriso." Rispondo e immediatamente mi mordo la lingua, non doveva andare cosi, non posso fare cosi.
Ma come si può rimanere indifferenti davanti a Louis che mi squadra per alcuni istanti e poi tira la testa indietro con gli occhi stretti in due fessure ed il sorriso più radioso di sempre incollato in volto? Non si può.




La gente sotto di me applaude, senza rendersi conto che quel gesto, per loro quasi impercettibile, scatena in me un senso misto fra l'orgoglio e la paura.
Paura di non essere abbastanza, di non diventare mai abbastanza.
Paura di non meritare i loro applausi, paura semplicemente di non saper ricambiare nel modo giusto tutto questo calore che sento sbattere contro la mia pelle.
Ma l'orgoglio placa tutto.
L'orgoglio di essere arrivato su questo palco proprio come ho sempre sognato.
L'orgoglio di aver mantenuto l'unica promessa che ho fatto a mia madre, non le ho mai giurato di andare bene a scuola, e nemmeno di essere un bravo ragazzo, uno di quegli che non dice parolacce e che va ogni domenica in chiesa.
Non le ho mai giurato nulla di tutto questo.
Sin da piccolo però le ho sempre promesso che sarei riuscito a salire su un palco e che avrei cantato.
Anche per lei.
Mamma, adesso guardami, in piedi, mentre la gente sotto di me batte le mani agitata, io penso a te.
Penso a te mamma, perché sto portando il mio sogno avanti solo per non infrangere la nostra promessa.
Per quanto lontano il tuo bambino possa andare resterà sempre il piccolo che prima di andare a letto aveva bisogno di una nuova canzone da imparare, quando il buio faceva troppa paura e di un bacio fra i capelli, convinto che potesse proteggermi da ogni male.
Se dovesse occorrere, mamma, io farei di tutto.
Farei di tutto per mantenere la nostra promessa, perché prima di morire ho da raggiungere un obiettivo.
Il nostro.
Guardami mamma, sono qui in jeans e maglietta, con la chitarra in mano e gli occhi umidi.
Guardami mamma, sono qui, solo per te.





AUTRICE ORIGINALE : Buonasera persone!
Dio, sto diventando puntuale, non ci credo. 
Questi due ragazzi sono un colpo al cuore ogni volta, ogni volta che scrivo di loro ho gli occhi a cuoricino. 
Contentissima che vi facciate sentire, ho bisogno davvero di sapere la vostra opinione, sennò cado in paranoia e non scrivo più.
Con questo, vorrei dire che sarei molto contenta se foste più numerose a fermarvi un momento per dirmi cosa ne pensate e se vi piace, o magari vi fa schifo. 
Grazie a chi perderà tempo a lasciare una piccola recensione, e grazie anche a chi leggerà silenziosamente.
Un bacio.


-Allen

If possible, I would marry you.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora