Aberration.

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"Dove cazzo mi hai portato?" La musica sovrasta ogni mio tentativo di comunicare con Liam.
Una volta, una sola volta che ho lasciato a lui l'organizzazione della serata ecco cosa mi succede. "Portami via da questo posto." Urlo vicino al suo orecchio e lo vedo sorridere beffardo, e giuro, se non fosse che mi è amico, glielo toglierei volentieri dal viso. Con un pugno.
"E' l'unico modo per capire chi sei." Ribatte lui spingendomi nella mischia.
"Non toccarmi." Sbotto furioso, e soprattutto schifato da quello che mi aspetta la in mezzo. "E guarda che io so già chi sono."
"Chi sei?" Domanda curioso alzando un sopracciglio, il suo volto è illuminato dalle luci caleidoscopiche.
"Harry Styles. Cantante emergente. Etero. Figo." Esclamo come se fosse la cosa più scontata del mondo.
"Su di un paio di cose avrei da ridire." Mi interrompe lui con ancora quel sorriso fastidioso in faccia.
"Tipo?"
"Tipo etero e figo." Dice ridendo e dandomi una pacca sulla spalla.
"Liam porca puttana ficcati in testa che sono etero."
I dubbi di quelle notti che abbiamo passato sul divano di Liam solo lontani e quasi sbiaditi, dopo il calcio di Zayn, dopo tutte le volte in cui ho visto baciarsi i due, dopo che il solo pensiero di dichiararmi omosessuale mi fa venire il voltastomaco.
Io sono come loro?
Io non sono deviato.
"Louis allora?" Chiede scuotendo la testa e sorridendo. "Sogni, baci, cazzo non sono cose che fai con il primo che passa."
"Dubbi. Mi avrà incuriosito." Rispondo spicciolo, come se non si parlasse di cose serie, come se fosse tutto un gioco.
"Li chiami dubbi?"
"Sono etero." Ringhio a pochi centimetri dal suo viso. Avevamo fatto parecchi passi avanti, ero riuscito quasi ad accettare di provare attrazione fisica verso quel ragazzo, ma adesso mi sembra tutto così irreale, tutto così lontano.
"Facciamo così..." Decide lui al posto mio. "Oggi qui passiamo una bella serata, beviamo qualcosa, balliamo per un po' e vediamo come va."
"Male." Lo interrompo brusco.
"Se tu mi giuri, e devi farlo, che hai odiato la serata e che nemmeno per un secondo hai avuto voglia di baciare un uomo, non tirerò mai più in ballo la tua sessualità." Mi porge la mano come per suggellare un contratto d'onore, che con abbastanza riluttanza sono costretto ad accettare.
"Comunque non c'è bisogno di tirare in ballo la mia sessualità, sai sono etero." Affermo, ma una parte di me, spero il più remota possibile, sta urlando, e mi sta dando del bugiardo, del codardo.
Non ho le palle di ammetterlo a me stesso e dovrei farlo con Liam?
Che diritti ho di trascinarlo nei casini in cui mi sono cacciato?
"Ma la voglia di baciare un uomo non significherebbe che ho dimenticato Louis?" Domando stuzzicandolo, cercando di mettere a tacere ogni pensiero.
"Assolutamente no." Scuote la testa e mi guarda con quel sorriso ebete. " Significherebbe solo che cerchi un modo per togliertelo dalla testa.
"Se..." Lo spintono poco convinto. Non è forse così?
"Sarebbe solo un modo per convincere te stesso, me ed il mondo intero di essere etero." Continua con molta più convinzione nella voce.
"Sono etero." La mia voce ormai ha assunto un tono monocorde, sembro quasi un congegno elettronico che ripete meccanicamente la stessa frase sempre con meno credibilità.
"Ed io sono Batman, amico."
"Ahahaha." Fingo una risata. "Divertente davvero."
"Harry." Mi prende dalle spalle e esercita una leggera pressione che trovo inaspettatamente piacevole, ogni mio nervo è concentrato su quella presa, e su nient'altro. "Essere omosessuali non è una malattia."
"Dici?" Chiedo scettico guardando oltre le sue spalle. "Guarda quel ragazzo lì, è un ragazzo, vero?" Indico con la testa una persona con una retina rosa shocking come maglia, che si passa un boa di struzzo fra le cosce e che indossa solo un perizoma semitrasparente. "Ne sei ancora così sicuro?"
"Quelle sono esagerazioni, modi di mettersi al centro dell'attenzione." Dice come se fosse da sempre il suo mondo
questo.
"Bel modo, davvero." Esclamo con finto entusiasmo.
"Cos'è Harry sei geloso? Vuoi anche tu il boa?" Mi chiede malizioso tirandomi un pugno sulla spalla.
"Liam, il boa sai dove ficcartelo!" Borbotto per niente divertito da quella frase.
"Andiamo a bere qualcosa, dai." Scoppia a ridere e andiamo a sederci su degli sgabelli intorno al bancone.
"Scusi?" Lo sento ordinare due cocktails rum e coca, mentre mi guardo intorno spaventato.
I ragazzi e le ragazze intorno a me mi spaventano.
Non mi fanno schifo, forse perché sono abituato da sempre a vedere due ragazzi baciarsi o due ragazze tenersi per mano, Londra non ti permette di rimanere a lungo con troppi pregiudizi per la testa.
Ma mi fanno paura.
Perché lì vedo ondeggiare a ritmo di musica disinibiti, felici, sorridenti.
Li vedo baciare ragazzi conosciuti magari pochi attimi prima, senza farsi problemi, senza avere vergogna.
E di cosa dovrebbero avere vergogna?
Loro non hanno paura di essere ciò che sono.
Loro sanno chi sono, cosa vogliono.
Liam parla, ma io sono abbastanza lontano, sto affogando nella vergogna e nell'infima gelosia che provo verso quei ragazzi.
Loro hanno scelto di conoscere se stessi.
Quando deciderò di farlo anche io?
In un solo sorso butto giù il cocktail, brucia giù per la gola, fin dentro lo stomaco.
Codardo urla il mio cervello.
E come potrei dargli torto?
Non ho nemmeno il coraggio di dire al mio migliore amico che quel bacio con Louis è stato il migliore della mia vita, ma che soprattutto mi ha fatto battere il cuore, e lui non batteva da tempo.
Non accetto di essere uno di loro.
Mi alzo e mi butto nella mischia.
E quando ancora troppo lucido un ragazzo mi bacia, e lascio che la sua lingua sgusci fra le mie labbra, mi scontro con la nostra immagine riflessa in un specchio.
Lo specchio riflette la verità, nuda e cruda.
Il mio bel completo fatto di assenze lo vedo sfilacciarsi ai bordi.
E non è questo ragazzo a fare la differenza.
La differenza la fanno i miei occhi.
Smunti e spenti reclamano qualcosa che non ho mai avuto.
Così per quanto sappia di ispirare più schiaffi che carezze, per quanto sappia che la maggior parte della gente vorrebbe vedermi morta, per quanto sappia che sia facile andare via dalla mia vita, in questo momento sento nascere in me un desiderio nuovo.
Vorrei solo che qualcuno mi sorridesse sincero e che mi accarezzasse i capelli, e che mi prendesse in giro senza cattiveria.
Vorrei solo che qualcuno avesse il coraggio di restare, anche quando potrei cacciarlo via urlando, che si fermi e che mi dica all'orecchio che tutto andrà bene.
Vorrei che qualcuno davanti ai miei muri non scappasse, ma che al contrario li abbattesse e piano piano mi avvolgesse con la forza che in due si conquista.
E mai come adesso mi appare chiaro che solo una persona potrebbe essere in grado di fare tutto questo.
E' un ragazzo, è fidanzato, e ha i più begli occhi di sempre.
E' Louis.




"Harry." La voce di Liam arriva alle mie orecchie con fare confuso e quasi assente, la nebbia sta ritornando, ogni volta che riesco ad ammettere a me stesso che quello che provo nei confronti di Louis non è semplice amicizia, il mio corpo reagisce in modo sconclusionato e assolutamente sbagliato.
Si spegne. "Harry cazzo fermati."
"Non posso Liam." Non posso fermarmi, non posso smettere di correre, correre mi aiuta a non pensare, e riesco ad allontanarmi dalla nebbia, sono più veloce della nebbia.
Ma sono un essere contro natura.
Per questo la nebbia mi vuole inghiottire, per questo mi pizzicano gli occhi, per questo sento le gambe tremare.
"Harry cosa è successo?" Liam continua a correre dietro di me. La nebbia potrebbe prendere lui, non è giusto.
"Va via..." Urlo e anche la mia voce sembra distante.
"Continuerò a seguirti fin quando non crolleremo insieme per terra." Ansima alle mie spalle.
Liam mi seguirà. So benissimo che lo farà. Lui mi vuole bene.
Ma sono un essere contro natura.
"Vattene, vattene!" Le mie urla mi spaventerebbero se non fossi così occupato a correre via da tutto.
Dalla nebbia, da quel locale, dai pensieri fin troppo pesanti.
Arranco, ma decido di non fermarmi.
La vista però si appanna, ed il mio istinto di sopravvivenza decide che è il momento di finirla.
Non è più il caso di scappare, è finita.
Mi accascio contro un muro che puzza incredibilmente e ci appoggio la testa contro, tenendo gli occhi chiusi ed il cervello spento.
Ma sono un essere contro natura.
"Che...cazzo... è successo?" Liam al mio fianco ansima e già me lo immagino con le guance rosse e le mani sulle ginocchia, nel disperato tentativo di recuperare ossigeno.
Non mi ha perso di vista nemmeno per un secondo.
Appena sono uscito dal locale ho sentito i suoi passi dietro di me.
Mi ha seguito fino in fondo.
"Liam non devi stare qui per forza." Dico con la voce atona.
"Voglio stare qui." Le sue mani sono sulle mie spalle, ma mi è quasi difficile percepirle, per quanto può durare questa tortura?
Sento la confusione, il ribrezzo, il terrore, combattere con qualcosa di nuovo, di più forte, si scontrano con la verità, con quell'orgoglio che ancora mi porto dietro, con quel minimo di convinzione che mi fa credere che io abbia ragione.
Ma sono un essere contro natura.
La battaglia infuria.
Cuore e mente combattono. I sentimenti si confondono, si disprezzano, si distruggono. Mentre io rimango inerme.
Come preda del più forte dei terremoti, chiudo gli occhi e stringo le gambe al petto, aspettando che finisca.
Non importa come, non importa se vivrò ancora o meno.
Aspetto solo che finisca.
Perché in qualsiasi modo finisca non sarò più lo stesso.
Il cuore accelera, la mente si affanna.
E poi qualcosa accade.
La bocca si schiude in un urlo muto ed il mondo si mette in ascolto.
"Devi aiutarmi Liam." Sussurro con la voce rotta e le lacrime che rischiano di strabordare da un momento all'altro.
"Harry?" Le mani si stringono leggermente più forte. "In cosa? Dimmi farò il possibile."
"E' semplice Liam." La voce di uno psicopatico, lo sguardo perso chissà dove, le lacrime gelate. "Ho capito che Louis è l'unico antidoto a questo dolore."
"Perché?" Chiede sedendosi accanto a me.
"Perché è lui la causa di tutto questo."
"E quindi?" Mi domanda preoccupato, pensa che lo voglia uccidere? Che gli chiederò di scioglierlo nell'acido?
Sorrido piano, non farei mai del male a lui.
Ma sono un essere contro natura.
"Quindi devo parlargli. "Esclamo semplicemente, e lui rimane silenzioso, aspettando che io continui. "Perché sarebbe bello, no?"
"Cosa?"
"Avere qualcuno da amare." La mia voce stanca, spettatrice di troppe guerre civili, il suo sorriso spento, che però mai ha avuto la forza di lasciarmi, le nostre anime legate da quello strano sentimento che chiamano amicizia e da quel destino bastardo che ha deciso di farci incontrare, tutto resta immobile.
Mentre noi ci sdraiamo vicini, per strada, mentre il mondo va avanti noi siamo immobili, con l'unica certezza di avere l'uno nella vita dell'altro.
Comunque vada la guerra, non sarò mai solo.
Ma sarò comunque un abominio.

AUTRICE ORIGINALE : Buonasera persone!
Ormai sono diventata puntuale, e questo perché voi siete tante, e siete troppo carine e coccolose.
Prima che mi scordi vorrei ringraziare non solo le ragazze che recensiscono, ma anche quelle che mi hanno inserito fra seguite/preferite/da ricordare.
Siete tantissime!
Ed io posso solo sperare che aumentiate ancora. :DDD
Ritornando al capitolo, in realtà sarebbe dovuto essere più lungo, ma ho pensato di dividerlo a metà, sennò sarebbe stato troppo pesante.
Ah, altra cosa se trovate confusa la seconda parte, bè è una cosa fatta apposta.
Spero che vi piaccia, che vi emozioni quanto i passati e che vi lasci qualcosa. 
Grazie a chi perderà tempo a lasciare una piccola recensione, e grazie anche a chi leggerà silenziosamente.
Un bacio.

-Allen

If possible, I would marry you.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora