Epilogo.

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"Harold!" Sento una voce arrabbiata richiamarmi da dentro casa, ma non ci presto molta attenzione, perché fra l'indice e il medio è stretta una delle sigarette che mi concedo di fumare al giorno, e penso. Penso al fatto che spesso ciò che la vita ti riserva non sono altro che briciole, e che sta a te rimettere insieme i pezzi. I pezzi di una storia mal raccontata, di una vita ridotta a un colabrodo dalle perdite e dalle assenze, i pezzi di un corpo che non risponde più ai tuoi comandi e che si ostina a provocare dolore, a provare tutto amplificato, a far più male del voluto, a far più bene dell'aspettato. Perché la felicità non é una linea continua, è solo l'avvicinarsi di sporadici momenti in cui senti di esserlo.
É questa la felicità?
É il cuore pieno di prima mattina e la stanchezza a notte fonda che ti catapulta a letto? É la luce negli occhi quando senti il tuo nome rimbalzare da bocca in bocca da cuore in cuore? É la sensazione di essere a casa anche quando tutto in te è in continuo movimento? Perché tutto continua a girare, come Londra che non si è fermata nemmeno un momento, anche quando a me sembrava che tutto si fosse spento, come le lancette di questo dannato orologio che porto al polso da 3 anni e che non si sono fermate un istante, hanno continuato imperterrite a girare quando per me il tempo era congelato in un mare nero la pece. Ed era la tristezza quella, era la tristezza di un amore dissolto, di una vita che ha preso fuoco davanti ai miei occhi e che nessuno si è preso la briga di spegnere.
Perché nessuno mi ha avvisato che quello era amore, nessuno si era fermato a dirmi che la felicità fa anche male, nessuno. E nessuno si è fermato a dirmi ehi amico non credi di smettere? Hai gli occhi bordeaux, nessuno si è fermato a dirmi ehi amico in quel bar troverai l'amore della tua vita, nessuno si è fermato a dirti ehi amico questa sera la tua vita cambierà per sempre. Ed è per questo che continuo a pensare di essere l'unico artefice della mia esistenza, l'unico colpevole delle cicatrici e l'unico benefattore dei miei personali miracoli. E al diavolo il destino, quella forza a cui ho sempre creduto troppo e che nulla mi ha dato, che ti scaraventa addosso il più bel paio di occhi che la terra abbia mai visto e ti guarda come per dire be adesso te la vedi tu. Ed è per questo che mi chiedo come sarebbe andata, cosa sarebbe successo se? Se fossi stata una persona diversa, se quella sera non avessi bevuto cosi tanto, se nella mia vita non avessi avuto paura dell'amore, se avessi avuto il coraggio di amare incondizionatamente dal primo momento, se non ci fossimo mai incontrati?
La nostra vita sarebbe andata cosi?
Louis avrebbe fatto quell'incidente?
Il filtro fra le mie labbra è tutto quello che mi resta, lo butto oltre la staccionata bianca e entro dentro strofinando le mani fra di loro, per recuperare un po' di calore.
In casa c'è un'aura che vibra contro la mia pelle e che mi fa sorridere piano.
Un movimento solo del viso, pochi muscoli che si curvano per esprimere qualcosa che un tempo mi sembrava impossibile provare.
Come impossibile mi sembrava amare un uomo, provare sentimenti buoni, amare qualcuno, qualcosa.
Eppure c'è stato, eppure brucia ancora, eppure le parole non riescono ancora a essere abbastanza.
Perché il nostro era di quelli amori silenziosi, potenti, infimi.
Che ti scavano dentro e che ti lasciano da soli a ricomporre i pezzi.
Una fotografia svetta sul camino acceso.
Sorrido ancora e la sfioro con le dita.
Abiti eleganti, sorrisi grandi e nervosi che erano solo l'accenno delle lacrime che erano cadute e che ancora sarebbero scese, delle emozioni che eravamo stati in grado di provare, pacche sulle spalle, abbracci veri, e soprattutto la consapevolezza che la vita sarebbe cambiata da quel momento, drasticamente, totalmente. "Harry Edward Styles ignorarmi non ti salverà la vita."
Ed il Mondo gira veloce anche adesso, mentre salgo corrucciato queste scale fischiettando una vecchia canzone, anche mentre trovo il nostro cane fermo su un gradino che mi guarda con gli occhi grandi e acquosi, pretendendo delle coccole.
"Bau vado di fretta, se mi uccide ti ho voluto bene!" Sussurro scansandolo grattandogli velocemente dietro le orecchie.
"Hazza!" Continua la voce, la sua voce.
"Amore sto arrivando..." Esclamo mordendomi un labbro, cosa avrò combinato, quanto a lungo durerà la crisi isterica? Ne saprò uscire vivo? Nel silenzio che precede la tempesta mi chiedo spesso come abbia potuto sposarlo in cosi poco tempo. Dove abbia trovato il coraggio. Come abbia fatto lui ad accettare. Come abbia potuto passare tutto, come sia potuto andare tutto per il verso tutto.
E l'unica cosa che riesco a pensare è che ne è valsa la pena.
"Eccomi." Sospiro appoggiandomi allo stipite della porta e notandolo affannato a sistemare qualcosa.
I jeans aderiscono alle sue gambe come se fossero nati per stare li, e delineano curve che mi mandando il cervello in tilt, i piedi nudi poggiano sul parquet, e in un istante riesco a pensare che quello sia il suo posto. Qui nella nostra camera da letto.
"Eccomi?" Si gira verso di me e per un attimo ho la sensazione di essere davanti ad un angelo.
Capelli scompigliati a dovere, broncio da prendere a baci, maglione bianco e sfiancato che mi ricorda quell'innocenza che continua a portarsi dietro anche se quelle labbra di innocente non hanno nulla e gli occhi di quel celeste cosi magnetico da farmi credere che io, Londra stessa, l'intero mondo probabilmente, siano stati creati per girarci attorno. Come se fossero poli magnetici da cui ti è impossibile svincolarti, come se fosse impossibile anche solo continuare a respirare se quegli occhi non si fossero aperti.
Ed oltre tutto, come la prima volta che l'ho visto riesco a vederlo pieno di cose belle, come se la pigrizia che lo costringe a portare le barba lunga sia una cosa meravigliosa, come se la piccola cicatrice sull'occhio sia una cosa ancora più bella, e che tutto ciò che è stato in grado di portarsi dentro e poi scaricare nella mia vita sia il regalo più grande.
Cosa farei senza le sue canzoni, i suoi balletti, le sue barzellette?
E' pieno di arte, di musica, di immaginazione.
Di sorrisi nascosti malamente e di quelli ancora più belli, che scoppiano sul suo viso e che lo illuminano.
E nonostante il Mondo lui resta una cosa bella, perché le cose brutte lui le assorbe come se fosse una spugna, come se fosse in grado di restituire solo il meglio.
Perché serve solo il meglio per vivere. "Cosa hai combinato?"
"Io?" Domando pensandoci intensamente e corrucciando la fronte, mentre i miei occhi si fermano sulla sua lingua che inumidisce le labbra. "Assolutamente nulla."
"Darcy?" Urla lui con fare rassegnato sbattendo un piede per terra e scuotendo la testa, ma io in quegli occhi ci trovo comunque tutto quello che ho sempre cercato.
Perché le persone si ostinano a cercarsi nei libri, nei film, nelle poesie, nelle stelle, ma poi la smettono di cercare, perché si trovano negli occhi di qualcuno, e quel qualcuno potrebbe essere anche in capo al mondo, sarà comunque tuo, per sempre tuo. Potrei sbatterlo contro la porta e baciarlo fin quando sentirò la testa girarmi per mancanza di ossigeno? Potrei proteggerlo da ogni male, da ogni dolore, da ogni dramma per sempre? Potrei spogliarlo di ogni cosa fino a tenere fra le mani solo la sua anima? Ma la sua anima è stata già stretta fra le mie mani, ne sento ancora i contorni definiti aderire ai miei polpastrelli, e i residui aleggiare nei miei e nei suoi occhi.
"Dimmi papi.." Una cosetta tutta occhi azzurri e fossette si fa spazio con delle mutandine fuxia shocking e una canotta bianca, rivolgendosi all'uomo davanti a me con gli occhi leggermente tristi e un sorriso appena accennato. Ha i capelli scuri e lunghi poco sotto le spalle, la frangetta è arruffata, e le guance arrossate, e quando sposta lo sguardo su di me, le fossette vengono nascoste dal broncio che ha imparato a metter su dal padre, gli occhi azzurri come lui... Ed io che la squadro e sorrido piano.
Quanti problemi può creare un esserino di 80 centimetri?
La guardo ancora con fare interrogativo e stavolta lei alza gli occhi al cielo e sbuffa piano. Questa è chiaramente colpa mia. "Cupcake potresti dirmi cosa ti ha detto tuo padre, per favore?" La bambina incrocia le braccia al petto e si siede sul tappeto a gambe incrociate.
"Tu mi hai detto che non devo avvicinarmi ai maschietti all'asilo perché loro sono cattivi e vogliono solo mettermi le mani nelle mutandine." E mi indica nascondendomi lo spettacolo dei suoi occhi con la frangetta. Mi scappa un risolino e gli occhi della bambina si illuminano come se fossi l'unico a volerle bene.
"Cosa hai da dire in tua discolpa?" Esclama mio marito anche lui a braccia incrociate.
"Che ho ragione. Si é uomini anche quando si indossano i pannolini." Alza un sopracciglio ed io mi avvicino con passo felpato. "O sbaglio?" Gli prendo il viso tra le mani e gli do un bacio a fior di labbra, prendendo il suo labbro inferiore fra i suoi denti.
"C'è la bambina.." Sussurra contro le mie labbra, portandomi una mano dietro la nuca. "Ma stasera giuro che te la faccio pagare." "Ma perché? Ho protetto la nostra bambina." Sussurro schiacciando il naso nell'incavo del suo collo.
Quest'odore mi fa dare di matto ogni volta come la prima volta.
Sa di buono, di mare, di sole.
"Non facendomi richiamare dalla sua maestra.." Ribatte pizzicandomi un fianco.
"Perché?" Si passa la lingua fra le labbra e sorride ancora, alzando le sopracciglia.
"Perché quando la maestra l'ha messa al tavolo con un maschietto ha urlato dicendole solo che era un manico, esatto un manico, e che non avrebbe mai dovuta toccarla senno avrebbe chiamato il suo papino."
"Davvero?" Mi giro per un secondo e Darcy non c'è più, quella bambina mi sorprende continuamente. Dopo due anni e mezzo, dopo il momento in cui l'ho potuta abbracciare e considerarla davvero mia, perché mia lo è stata da sempre, da quando ha aperto gli occhi e mi ha guardato, continua a darmi prova di quanto la sua vita sia un dono e che io sia troppo fortunato ad averla con me.
"Si Hazza. E non ridere, Lucas ha pianto per ore dicendo che nella vita non vuole essere un manico." Scoppio in una sana risata e mio marito mi guarda dolcemente, facendosi trascinare dalla mia spensieratezza.
"Ti amo anche perché sei una grandissima testa di cazzo." Esclama attirandomi a se e alzandosi sulle punte per baciarmi con passione.
"Boo, la tua dolcezza mi destabilizza, ma ti amo anche io." Soffio contro il suo orecchio, mordendogli piano il lobo. E lui mi guarda con gli occhi celesti troppo vicini per ragionare sul serio, e con quel sorriso che per me rappresenta troppo. Quanta emozione provoca un sorriso? E uno sguardo? E l'amore? Non sarò di certo io a salvare il mondo, non sarò io a migliorarlo, non oggi, non in questa vita, ma lasciatemi credere in qualcosa.
Lasciatemi credere che questa sia la mia vita e che me la sia guadagnata, con i mille giorni di pioggia e i cento di sole, e con i migliaia di giorni ancora di vivere, lasciatemi credere in me, nella mia vita, nel mio mondo.
"Voi siete due maschi ma siete caini.." La piccola ritorna ed io sono costretto a ritornare alla realtà.
"Comunque dovremmo fare qualcosa.. Si mangia le R."
"Ha 3 anni e mezzo Hazza, parla fin troppo bene per essere una bambina della sua età." E mi lascia un bacio casto sulle labbra appena dischiuse permettendo però al suo sapore di impregnarmi, come se non fosse abbastanza sentirlo ovunque, averlo ovunque, volerlo ovunque.
"Papino..." Darcy tira Louis dal maglione e lui è costretto a rompere le catene che tenevano incastrati i nostri occhi, il mio verde che affogava in quell'azzurro, la sua personale tonalità di azzurro che si fondeva nei miei prati inglesi. "Mi vuoi ancola bene?" Lui la guarda di sottecchi e si accovaccia accanto a nostra figlia per poterla guardare negli occhi.
"Darling io non ti voglio bene, io ti amo." La prende in braccio e la fa girare, mentre gli riserva uno sguardo che mi fa stringere il cuore, e a seguire ogni altro organo, per quanto carico di amore. Come una qualsiasi madre che per la propria figlia darebbe la propria vita, mio marito sarebbe pronto a perdere perfino la propria anima per far sorridere la nostra bambina. Ed in un flash si susseguono immagini dall'apparenza sconclusionata ma che sono collegate da un'innegabile catena. Due occhi chiari, un sorriso, la caffetteria a fare da sfondo. Se possibile vorrei sposarti subito. I baci, le carezze, la pienezza. E poi il vuoto il buio. E una mano grande che si aggrappa ad una piccola e abbronzata, ma quasi senza vita, ed una troppo piccola e pallida che si aggrappa alla stoffa della tutina troppo grande, entrambe che tengono forte la presa, perché se la lasciassero sanno che crollerebbero, che cadrebbero nel buio, che verrebbero risucchiati dal nulla. E un paio di occhi azzurri che si apre sul mondo mentre l'altro rimane chiuso per settimane, un paio che sa di vita, l'altro che irrimediabilmente presagisce la morte.
E poi la speranza, il destino, o qualsiasi cosa al posto suo, ha agito.
Due occhi azzurri che brillano, parlano, vivono, le mani che non hanno più bisogno di aggrapparsi alle altre, ora si stringono, si accarezzano, ritornano a casa. E l'amore che aggiusta tutto, che riporta tutto a casa, una vita che ritorna a essere, un cuore che ritorna a battere, la consapevolezza che ne è valsa la pena.
Ma il pensiero troppo violento contro la pelle di altri due occhi azzurri, anch'essi dalla forma elegante, appartenenti a quel neonato della culla 17 era insopportabile, perché era impossibile riuscire ad essere completamente felici sapendo che quell'esserino non avrebbe superato probabilmente un'altra notte, quel neonato che solo aprendo gli occhi mi aveva dato la speranza, perché in quegli occhi io ci rivedevo Louis, io ci rivedevo l'amore.
E adesso che l'amore era ritornato non potevo fregarmene, dovevo prendermi cura anche di lei, o forse di lui. E poi le pratiche, i preparativi, i si, le promesse, la voglia di credere che sia per sempre, che debba essere per sempre. Questa casa, i nostri migliori amici che si amano, la vita famigliare, l'amore, la vita, la felicità. L'unica vera catena che collega tutto è questa.
L'unica dalla quale mi farò sfiorare ancora, l'unica dalla quale lascerò sfiorare la mia famiglia.
"Papino!" Darcy mi tira per un riccio mentre è ancora fra le braccia del padre, ed io mi risveglio. "E tu quanto mi ami?"
"Tanto." Rispondo immediato. La amo come si ama il sole, come si ama la primavera, come si ama il mare, come amo suo padre, e come amo il mondo che ci siamo creati.
"Tanto quanto?" Chiede con le braccia intorno al collo del padre. "Quanto tutto l'intero mondo." Mi scappa semplicemente mentre guardo le due persone che amo più al mondo stringersi.
"E quanto è grosso il mondo?" E questa volta sorrido abbracciando entrambi. Sorrido con gli occhi lucidi e lo stomaco pieno di soddisfazione, perché tutto ciò che ho sempre cercato è in quest'angolo di paradiso che mi sono creato e che si merito, da sempre.
Eccolo qui il mio mondo, racchiuso fra le mie braccia.
Per loro ne è valsa la pena, per loro verrà qualsiasi pena.
Per loro si combatte e si cade con la stessa frequenza con cui si respira, ma ci si rialza ancora più velocemente.
Perché il mondo ha bisogno di essere salvato, amato, vissuto.
E adesso tocca a me scrivere una storia, quella storia che non ho mai avuto e che adesso sento scorrermi dentro le vene come sangue.
La storia di un amore semplice e puro che è riuscito a sconfiggere perfino la morte, che ha saputo superare perfino il destino, che ha saputo ritagliarsi un angolo di paradiso in questo inferno di mondo.




AUTRICE ORIGINALE : Salve persone!

Questa storia avrebbe potuto avere mille finali diversi, sicuramente più appropriati alle mie fantasie tragiche e puramente masochistiche, ma ho sentito che sarebbe dovuta andare così.Perché non c'è nulla di cosi speciale in questi due ragazzi, niente magia, niente superpoteri, niente di niente, solo due persone, che da umani sbagliano, hanno delle volte reazioni spropositate e altre vogliono solo fregarsene. Che sono giovani e che cadono, spesso quasi volentieri perché di combattere alla nostra età non si ha molta voglia. Sono persone, come tutti noi, e hanno trovato l'amore.Quindi non arrendetevi mai, vivete e sarete felici. Sognate, non costa nulla, e ne vale la pena, credetemi. E poi l'amore è la parte migliore di ogni storia, e non sono stata in grado di privarli, di privarvene, e soprattutto di privarmene.Grazie di essere arrivati fin qui, grazie di aver letto, di aver pianto, di aver amato i miei personaggi e aver vissuto con loro e con me questa avventura.Grazie a tutti.E grazie alle mie donne, alle mie ricchione, alle mie uan.A Simona che ha creduto davvero che potessi cambiare il finale da un giorno all'altro e che fra botte e parolacce piange continuamente per colpa mia.L'amore non è mai uno sbaglio, no?Alla mia Franca, che nonostante tutto, ha sempre saputo come sarebbe andata. Avrei potuto mai far morire il mio Louis? Siamo telepatiche noi due, e anche questa volta hai avuto ragione.Alla mia vanessa che quando le altre tre non mi parlavano è sempre stata dalla mia parte.. Ah, per la cronaca buon compleanno amore bello. Piaciuto il cane?E alla mia Rose, perché devo dire grazie a lei per questi personaggi, per ogni risata, per ogni lacrima, per ogni parola nata da questa storia.É tutta roba tua.E' tutta colpa tua.Anche se hai toppato miseramente il finale!Ancora grazie alle 536 persone che seguono la storia, a tutte quelle che hanno recensito o recensiranno e ai lettori silenziosi.Siete l'amore.


-Allen


Darcy(io) : hello guys ! so di aver detto che avrei pubblicato subito un'altra larry e aggiornato questa ma non ho potuto e mi dispiace davvero , ho un problema molto grave con la scuola e diciamo che da oggi in poi pubblicherò lentamente . 
Ieri ho finito di scrivere una one shot larry della mia autrice preferita in assoluto su efp che mi ha dato il consenso di riportarla qui su wattpad (infinitylou) quindi andate sul mio profilo !
Scusatemi  in anticipo per i ritardi -Darcy :)x

If possible, I would marry you.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora